Agostino Gustin Gazzera, addio allo spirito dell'alpinista

In ricordo dell’alpinista Agostino 'Gustin' Gazzera, classe 1927, scomparso venerdì 11 gennaio 2019. Il suo è stato un amore senza tempo per le montagne.
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Agostino Gustin Gazzera, classe 1927
Ezio Marlier

Gustin era inconfondibile. Con quella barba bianca. Quello sguardo che veniva da lontano. Quei suoi silenzi e quella antica cortesia mista ad una disarmante semplicità. Era un uomo d'altri tempi, Agostino "Gustin" Gazzera. Un uomo che veniva da storie che non esistono più e da montagne che non sono più così. Piemontese di Bra, classe 1927, non aveva avuto vita facile. Anzi, da figlio di proletari, la vita se l'era dovuta proprio sudare. Sia, come si diceva una volta, per guadagnarsi il pane: il reparto fonderia della Fiat non era certo un'oasi di benessere. Sia in montagna, suo grande amore. Sia con quella sua passione per quell'alpinismo scoperto all'improvviso e molto corteggiato tant'è che non l'ha mai abbandonato. Le sue montagne infatti, come le sue salite, arrivavano in bicicletta, dopo il turno in fabbrica. Parlano di fatiche immense quelle montagne, ma anche di una curiosità – si direbbe spirito di avventura ed esplorazione – quasi ingenua e primordiale. Appunto come quella degli innamorati. Appunto come quella di chi non può fare a meno dell'avventura. Perché le sue montagne sono state una scoperta, spesso solitaria, sempre silenziosa. Così “equipaggiato” con materiali – corde, chiodi e quant'altro – di fortuna, Gustin fa del Monviso la sua seconda casa che percorre in lungo in largo. Poi arrivano il Monte Bianco e anche il Cervino. Montagne che affronta con uno spirito a dir poco garibaldino ma con una limpidezza di intenti e d'animo disarmanti. Dire che Gustin sia stato un'entusiasta della vita e dell'alpinismo è dir poco. Di sicuro non ha mai smesso di essere alpinista. Semplicemente non ha mai smesso di essere quel che era e che aveva cercato di essere per tutta la vita. Forse per questo non aveva alcun timore – da ultra ottantenne - ad affrontare le cascate ghiacciate in piolet traction. Era uno spettacolo Gustin con piccozze e ramponi. Una vista quasi straniante. Deve averla pensata così anche Ezio Marlier quando l'incontrò nel bel mezzo del suo mitico Ice Tour. Se ne innamorò Ezio. E, di quell'inossidabile e fantastico uomo, se ne innamorarono tutti gli alpinisti. Tanto che gli fu dedicato anche un film, ovviamente intitolato L'alpinista. Se lo meritava Gustin che con leggerezza e semplicità a molti ricordava il grande eterno spirito della montagna.

di Vinicio Stefanello




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