TV 1 – L'alta Via delle Prealpi Trevigiane
Valerio Scarpa presenta l’Alta via delle Prealpi Trevigiane che con uno sviluppo di 120 Km attraversa il Monte Grappa, il Cesen, il Cansiglio e parte del Col Visentin per un trekking tutto da scoprire.
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L'alta via delle creste
arch. Valerio Scarpa
Forse molti neppure lo sanno, ma la provincia di Treviso un po' di montagne ne ha e neppure poi così poche... Grappa, Cesen, Cansiglio e parte del Visentin infatti appartengono a questa porzione di Nord Est dove non mancano le motivazioni per realizzare un gran bel trekking.
Il Grappa è certamente il simbolo delle sofferenze dei soldati impegnati nella Grande Guerra, ancor oggi assolutamente riconoscibili su di un terreno che mostra ad ogni passo i segni di questa follia, dal Cesen al Visentin sono invece le malghe ed i pascoli il filo conduttore, con lunghi tratti in cui l'isolamento è davvero notevole, infine il Cansiglio, la grande foresta da remo della Serenissima che viene attraversata in una delle sue porzioni più selvagge e suggestive. Vero elemento portante del sentiero è però la lunga successione di verdi creste erbose sospese tra la pianura e le Dolomiti, capace di regalare panorami ed emozioni davvero indimenticabili.
L'Alta Via TV1, con uno sviluppo di oltre 120 km ed un dislivello complessivo di 7.000 metri (di sola salita) si pone come un percorso certamente impegnativo e di soddisfazione. Tecnicamente semplice, offre solo un breve tratto attrezzato (una successione di cavi ed una passerella) per risalire il Gaviol, lo scosceso versante Ovest del Cansiglio che quasi precipita sulla sella del Fadalto.
Diario di Bordo sull’Alta Via delle Prealpi Trevigiane di Valerio Scarpa
31 maggio – 7 giugno 2008 - 125 km, 7.000 mt di dislivello per innamorarsi di un'alta via
Non è facile raccontare una settimana di trekking così bello dopo pochi giorni dalla sua conclusione; troppi sono ancora i ricordi, le sensazioni e le emozioni che ci legano.
Cerchiamo così di fare una breve cronistoria giorno per giorno di questa meravigliosa opportunità che la Provincia di Treviso ha voluto offrire ad un gruppo di trekkers e giornalisti che, accompagnati da una guida alpina e da una guida naturalistica si sono lasciati portare per una settimana dalle verdi creste delle vette della pedemontana trevigiana.
Sabato 31 ore 12.00: ci ritroviamo alla stazione di Treviso e subito restano tutti stupiti da un tipico pranzo veneto a base di spunciotti da gustarsi di fronte al Sile... come al solito Nea non tradisce! Un veloce transfer e siamo a Crespano del Grappa, ove, grazie all'impegno del Servizio Forestale Regionale di Treviso, tutti possono scoprire la meravigliosa vegetazione delle prealpi in quello che è conosciuto come il Giardino Astego. Fioriture, ricostruzioni d'ambienti, profumi ci accolgono e saranno spesso ricordati nei giorni seguenti. Ma è ora di iniziare il cammino, un'ora e mezzo tra castagni secolari e scorci sulle colline asolane ed arriviamo a Borso ove l'accoglienza di Silvia alla Locanda Montegrappa è davvero vivace, capace e curiosa (avete mai assaggiato la torta ai bisi di Borso?)
Domenica 1 ore 7.30: si parte per Cima Grappa, sembra lontanissima, ma le fioriture di Moltkia, i prati di Borso, le creste della Legnarola ci accompagnano e senza troppe difficoltà alle 13.00 attraversiamo orgogliosi l'Ossario. Dopo il meritato pranzo al rifugio Bassano entriamo nel cuore della montagna per scoprire la Galleria Vittorio Emanuele, ma è quando lo sguardo si perde verso l'Ortigara, i Lagorai, Cima d'Asta che assaporiamo appieno di ciò che stiamo vivendo. Accogliente ed appagante il Forcelletto, un grazioso alberghetto affacciato sulla bellissima conca delle Bocchette ci offre una meritata notte di sonno.
Lunedì 2 ore 7.30: ci regaliamo una variante attraverso i meravigliosi boschi di abete bianco che risalgono la valle dei Lebi. Qui la perfezione dell'ambiente, il volo del picchio ed il profumo della resina stridono con i profondi segni lasciati dalla follia della Grande Guerra. Arriviamo ad affacciarci sulla valle delle Mure quando la luce è ancora quella nitida del mattino e la sensazione è bellissima. Una veloce discesa per iniziare le Meatte, ardito, incredibile percorso scavato dai soldati italiani durante la guerra per raggiungere in modo sicuro la prima linea (sicuro dal fuoco nemico, ma non certo da pietre e valanghe...) Passaggi aerei e scorci decisamente verticali ci depositano a malga Archeset, ove Morlacco, soppressa, pancetta e vino rimettono a nuovo gambe e spirito. Velocemente raggiungiamo Cima Pallon ove è evidente l'incredibile legame degli alpini verso i luoghi in cui la sofferenza e la morte hanno permesso all'orgoglio nazionale di farsi strada nei cuori di un popolo altrimenti votato a piccoli orti e campanili. E poi il Tomba, la Monfenera, la pioggia, la grandine e, finalmente l'arrivo alla fine della tappa.
Martedì 3 ore 7.30: ci aspettano alle 11.00 (circa) alle Pianezze, quindi zaino in spalla e via! Le previsioni danno pioggia, invece risaliamo i prati del Balcon accompagnati dal canto dei grilli... e da gocciolone di sudore! Alle Pianezze arriviamo con mezz'ora di ritardo, ma siamo stati comunque bravissimi, siamo una quindicina e non tutti, giustamente, con lo stesso passo e poi, chissà perchè, dobbiamo affrontare ancora il Giaron, così i locali chiamano la linea verticale che, risalendo una distesa di pezzi di biancone, la tipica roccia delle nostre prealpi, raggiunge senza indugi Barbaria. Da lì ancora un pezzetto di asfalto in quota ed in meno di un'ora siamo a Malga Mariech, ove ci aspettano per un momento a dir poco gustoso. Il Vice Presidente della Provincia regala parole fiduciose per il futuro di quest'alta via che sta entusiasmandoci tutti, mentre spetta ad un coinvolgente Sergio Grasso il compito di accompagnarci tra gusti, profumi ed aneddoti dei nostri pascoli; mai un pranzo a base di formaggi è stato così curioso e divertente. Dopo pranzo, salutati tutti i presenti, ci regaliamo una solitaria passeggiata su cresta tra le più belle della settimana, fino al meritato arrivo al rifugio Posa Puner, ove troviamo ad accoglierci Giacomo, gestore di una simpatia davvero scoppiettante con cui, ad un certo punto, smettiamo di contare il numero delle birre per gustarcele e basta! Favolosa la cena, la compagnia e le stelle, anche se in agguato si cela la nostra ultima compagna di viaggio: la pioggia!
Mercoledì 4 ore 7.30: dopo un diluvio mattutino davvero notevole, una finestra di tregua ci costringe ad assumerci le nostre responsabilità, così sfilano velocemente sotto i nostri scarponi (ma anche sotto nuvoloni sempre più minacciosi) malga Salvedella e Mont, mentre, arrivati a malga Canidi, è davvero il caso di fermarsi. Piove ed è quindi il momento ideale per assistere alle prime fasi di trasformazione del latte in formaggio... Alcuni di noi debbono tornare a valle e l'appuntamento con il minibus è per le 12.30, così, sotto l'acqua, si scende a Praderadego. Vin e Pit ci prepara una carbonara indispensabile per ridare animo dopo i saluti che, inevitabilmente, portano un po' di tristezza. Nel pomeriggio superiamo il Col de Moi, il bivacco dei Loff e scendiamo a passo San Boldo, ove è ad attenderci il pulmino con una destinazione davvero inconsueta per un trekking: Castelbrando. Infangati, sudati e bagnati entrare in questo incredibile castello ci ha inizialmente intimorito, ma la gentilezza dell'accoglienza, il comfort e le fantastiche birre in caraffa hanno aiutato a sciogliere ogni inibizione.
Giovedì 5 ore 7.30: piove davvero a dirotto; saliamo sul minibus per tornare al San Boldo, siamo tutti convinti di fare compagnia alla signora del bar che invece ha deciso di tardare l'ora di apertura, così, tanto per cambiare, ci rimettiamo sulla retta via! E mai termine fu più esatto, visto che in un'ora raggiungiamo la vetta del Cimone e, in una nebbia umida ed avvolgente ci avviamo alla volta del Pian de le Femene. I locali chiusi ci costringono ad una sosta velocissima per non prendere troppo freddo, così, in tarda mattinata, iniziamo a salire le creste del Visentin. Il percorso fino a Forcella Zoppei è davvero unico, solitario, lontano, quasi antico, ricorda molto situazioni norvegesi già vissute alle isole Lofoten. Nel primo pomeriggio siamo in vetta al Col Visentin, ove, data la giornata, non pensavano davvero di vederci. E invece si accorgono subito che ci siamo: è il pomeriggio del continuo squillo del cellulare, dei favolosi thè al rum e dell'indimenticabile grigliata che polverizziamo con la giusta soddisfazione dei gestori.
Venerdì 6 ore 7.30: ... piove! Ed oggi ci aspetta un vero giornatone. Scendere dal Visentin sembra facile, ma la pioggia, qualche cartello di troppo e qualche altro di troppo poco, ci vedono costretti risalire la china della montagna per circa mezz'ora, fino a quando il potente bramito di un cervo ci accoglie sulla giusta traccia. A pranzo raggiungiamo Sella Fadalto, ove l'omonimo locale regala a tutti sorriso e pancia piena, ma non c'è tempo da perdere pioggia e Gaviol ci attendono. La salita al Cansiglio se ne va ritmica e silenziosa, rotta solo dall'emozione dei passaggi attrezzati che riportano all'attenzione le nostre menti che ormai vagavano serene chissà dove. Raggiunta Malga Prese, in Cansiglio, verso le 17, è un cartello, che con tutta la sua onestà mette tutti alla prova: rifugio Vittorio Veneto ore 2.20! Fortunatamente è un bosco da favola quello che ci accompagna fino alla cresta del Pizzoc da dove il rifugio è davvero a portata di mano. Il tempo si rasserena, è l'ultima sera e grazie anche all'indimenticabile ospitalità del rifugio, non andiamo a letto prima dell'una di notte, dopo aver bevuto, cantato e mangiato a più non posso!
Sabato 7 ore 7.30: basta scendere! Se trovo chi l'ha detto ... La discesa dal Pizzoc, seppur finalmente accompagnata dal sole (ma non crediate, arrivati a Vittorio si è messo a piovere!) è sempre lunga. Non bastano gli asfodeli, il panorama, il volo del gheppio o la fuga di un ramarro ad alleggerire il nostro passo. Quando arriviamo a Santa Augusta siamo stanchi, ma davvero, onestamente, emozionati e felici. Sulla lunga scalinata che ci deposita a Serravalle si fanno progetti per nuove camminate insieme, si sognano pranzi e spiagge assolate, ma su tutto si ripercorrono i giorni trascorsi insieme, vissuti tutti, fino all'ultimo, in modo completo, intenso e gioioso. L'Alta Via delle Prealpi Trevigiane, c'è, lo abbiamo dimostrato ed è bella, impegnativa, particolare, ma, soprattutto, è lì, ogni mattina, fuori dalle nostre finestre e sarebbe davvero un peccato non approfittarne!
Valerio Scarpa
TravelSport – outdoor activites
http://www.travelsport.org
Il Grappa è certamente il simbolo delle sofferenze dei soldati impegnati nella Grande Guerra, ancor oggi assolutamente riconoscibili su di un terreno che mostra ad ogni passo i segni di questa follia, dal Cesen al Visentin sono invece le malghe ed i pascoli il filo conduttore, con lunghi tratti in cui l'isolamento è davvero notevole, infine il Cansiglio, la grande foresta da remo della Serenissima che viene attraversata in una delle sue porzioni più selvagge e suggestive. Vero elemento portante del sentiero è però la lunga successione di verdi creste erbose sospese tra la pianura e le Dolomiti, capace di regalare panorami ed emozioni davvero indimenticabili.
L'Alta Via TV1, con uno sviluppo di oltre 120 km ed un dislivello complessivo di 7.000 metri (di sola salita) si pone come un percorso certamente impegnativo e di soddisfazione. Tecnicamente semplice, offre solo un breve tratto attrezzato (una successione di cavi ed una passerella) per risalire il Gaviol, lo scosceso versante Ovest del Cansiglio che quasi precipita sulla sella del Fadalto.
Diario di Bordo sull’Alta Via delle Prealpi Trevigiane di Valerio Scarpa
31 maggio – 7 giugno 2008 - 125 km, 7.000 mt di dislivello per innamorarsi di un'alta via
Non è facile raccontare una settimana di trekking così bello dopo pochi giorni dalla sua conclusione; troppi sono ancora i ricordi, le sensazioni e le emozioni che ci legano.
Cerchiamo così di fare una breve cronistoria giorno per giorno di questa meravigliosa opportunità che la Provincia di Treviso ha voluto offrire ad un gruppo di trekkers e giornalisti che, accompagnati da una guida alpina e da una guida naturalistica si sono lasciati portare per una settimana dalle verdi creste delle vette della pedemontana trevigiana.
Sabato 31 ore 12.00: ci ritroviamo alla stazione di Treviso e subito restano tutti stupiti da un tipico pranzo veneto a base di spunciotti da gustarsi di fronte al Sile... come al solito Nea non tradisce! Un veloce transfer e siamo a Crespano del Grappa, ove, grazie all'impegno del Servizio Forestale Regionale di Treviso, tutti possono scoprire la meravigliosa vegetazione delle prealpi in quello che è conosciuto come il Giardino Astego. Fioriture, ricostruzioni d'ambienti, profumi ci accolgono e saranno spesso ricordati nei giorni seguenti. Ma è ora di iniziare il cammino, un'ora e mezzo tra castagni secolari e scorci sulle colline asolane ed arriviamo a Borso ove l'accoglienza di Silvia alla Locanda Montegrappa è davvero vivace, capace e curiosa (avete mai assaggiato la torta ai bisi di Borso?)
Domenica 1 ore 7.30: si parte per Cima Grappa, sembra lontanissima, ma le fioriture di Moltkia, i prati di Borso, le creste della Legnarola ci accompagnano e senza troppe difficoltà alle 13.00 attraversiamo orgogliosi l'Ossario. Dopo il meritato pranzo al rifugio Bassano entriamo nel cuore della montagna per scoprire la Galleria Vittorio Emanuele, ma è quando lo sguardo si perde verso l'Ortigara, i Lagorai, Cima d'Asta che assaporiamo appieno di ciò che stiamo vivendo. Accogliente ed appagante il Forcelletto, un grazioso alberghetto affacciato sulla bellissima conca delle Bocchette ci offre una meritata notte di sonno.
Lunedì 2 ore 7.30: ci regaliamo una variante attraverso i meravigliosi boschi di abete bianco che risalgono la valle dei Lebi. Qui la perfezione dell'ambiente, il volo del picchio ed il profumo della resina stridono con i profondi segni lasciati dalla follia della Grande Guerra. Arriviamo ad affacciarci sulla valle delle Mure quando la luce è ancora quella nitida del mattino e la sensazione è bellissima. Una veloce discesa per iniziare le Meatte, ardito, incredibile percorso scavato dai soldati italiani durante la guerra per raggiungere in modo sicuro la prima linea (sicuro dal fuoco nemico, ma non certo da pietre e valanghe...) Passaggi aerei e scorci decisamente verticali ci depositano a malga Archeset, ove Morlacco, soppressa, pancetta e vino rimettono a nuovo gambe e spirito. Velocemente raggiungiamo Cima Pallon ove è evidente l'incredibile legame degli alpini verso i luoghi in cui la sofferenza e la morte hanno permesso all'orgoglio nazionale di farsi strada nei cuori di un popolo altrimenti votato a piccoli orti e campanili. E poi il Tomba, la Monfenera, la pioggia, la grandine e, finalmente l'arrivo alla fine della tappa.
Martedì 3 ore 7.30: ci aspettano alle 11.00 (circa) alle Pianezze, quindi zaino in spalla e via! Le previsioni danno pioggia, invece risaliamo i prati del Balcon accompagnati dal canto dei grilli... e da gocciolone di sudore! Alle Pianezze arriviamo con mezz'ora di ritardo, ma siamo stati comunque bravissimi, siamo una quindicina e non tutti, giustamente, con lo stesso passo e poi, chissà perchè, dobbiamo affrontare ancora il Giaron, così i locali chiamano la linea verticale che, risalendo una distesa di pezzi di biancone, la tipica roccia delle nostre prealpi, raggiunge senza indugi Barbaria. Da lì ancora un pezzetto di asfalto in quota ed in meno di un'ora siamo a Malga Mariech, ove ci aspettano per un momento a dir poco gustoso. Il Vice Presidente della Provincia regala parole fiduciose per il futuro di quest'alta via che sta entusiasmandoci tutti, mentre spetta ad un coinvolgente Sergio Grasso il compito di accompagnarci tra gusti, profumi ed aneddoti dei nostri pascoli; mai un pranzo a base di formaggi è stato così curioso e divertente. Dopo pranzo, salutati tutti i presenti, ci regaliamo una solitaria passeggiata su cresta tra le più belle della settimana, fino al meritato arrivo al rifugio Posa Puner, ove troviamo ad accoglierci Giacomo, gestore di una simpatia davvero scoppiettante con cui, ad un certo punto, smettiamo di contare il numero delle birre per gustarcele e basta! Favolosa la cena, la compagnia e le stelle, anche se in agguato si cela la nostra ultima compagna di viaggio: la pioggia!
Mercoledì 4 ore 7.30: dopo un diluvio mattutino davvero notevole, una finestra di tregua ci costringe ad assumerci le nostre responsabilità, così sfilano velocemente sotto i nostri scarponi (ma anche sotto nuvoloni sempre più minacciosi) malga Salvedella e Mont, mentre, arrivati a malga Canidi, è davvero il caso di fermarsi. Piove ed è quindi il momento ideale per assistere alle prime fasi di trasformazione del latte in formaggio... Alcuni di noi debbono tornare a valle e l'appuntamento con il minibus è per le 12.30, così, sotto l'acqua, si scende a Praderadego. Vin e Pit ci prepara una carbonara indispensabile per ridare animo dopo i saluti che, inevitabilmente, portano un po' di tristezza. Nel pomeriggio superiamo il Col de Moi, il bivacco dei Loff e scendiamo a passo San Boldo, ove è ad attenderci il pulmino con una destinazione davvero inconsueta per un trekking: Castelbrando. Infangati, sudati e bagnati entrare in questo incredibile castello ci ha inizialmente intimorito, ma la gentilezza dell'accoglienza, il comfort e le fantastiche birre in caraffa hanno aiutato a sciogliere ogni inibizione.
Giovedì 5 ore 7.30: piove davvero a dirotto; saliamo sul minibus per tornare al San Boldo, siamo tutti convinti di fare compagnia alla signora del bar che invece ha deciso di tardare l'ora di apertura, così, tanto per cambiare, ci rimettiamo sulla retta via! E mai termine fu più esatto, visto che in un'ora raggiungiamo la vetta del Cimone e, in una nebbia umida ed avvolgente ci avviamo alla volta del Pian de le Femene. I locali chiusi ci costringono ad una sosta velocissima per non prendere troppo freddo, così, in tarda mattinata, iniziamo a salire le creste del Visentin. Il percorso fino a Forcella Zoppei è davvero unico, solitario, lontano, quasi antico, ricorda molto situazioni norvegesi già vissute alle isole Lofoten. Nel primo pomeriggio siamo in vetta al Col Visentin, ove, data la giornata, non pensavano davvero di vederci. E invece si accorgono subito che ci siamo: è il pomeriggio del continuo squillo del cellulare, dei favolosi thè al rum e dell'indimenticabile grigliata che polverizziamo con la giusta soddisfazione dei gestori.
Venerdì 6 ore 7.30: ... piove! Ed oggi ci aspetta un vero giornatone. Scendere dal Visentin sembra facile, ma la pioggia, qualche cartello di troppo e qualche altro di troppo poco, ci vedono costretti risalire la china della montagna per circa mezz'ora, fino a quando il potente bramito di un cervo ci accoglie sulla giusta traccia. A pranzo raggiungiamo Sella Fadalto, ove l'omonimo locale regala a tutti sorriso e pancia piena, ma non c'è tempo da perdere pioggia e Gaviol ci attendono. La salita al Cansiglio se ne va ritmica e silenziosa, rotta solo dall'emozione dei passaggi attrezzati che riportano all'attenzione le nostre menti che ormai vagavano serene chissà dove. Raggiunta Malga Prese, in Cansiglio, verso le 17, è un cartello, che con tutta la sua onestà mette tutti alla prova: rifugio Vittorio Veneto ore 2.20! Fortunatamente è un bosco da favola quello che ci accompagna fino alla cresta del Pizzoc da dove il rifugio è davvero a portata di mano. Il tempo si rasserena, è l'ultima sera e grazie anche all'indimenticabile ospitalità del rifugio, non andiamo a letto prima dell'una di notte, dopo aver bevuto, cantato e mangiato a più non posso!
Sabato 7 ore 7.30: basta scendere! Se trovo chi l'ha detto ... La discesa dal Pizzoc, seppur finalmente accompagnata dal sole (ma non crediate, arrivati a Vittorio si è messo a piovere!) è sempre lunga. Non bastano gli asfodeli, il panorama, il volo del gheppio o la fuga di un ramarro ad alleggerire il nostro passo. Quando arriviamo a Santa Augusta siamo stanchi, ma davvero, onestamente, emozionati e felici. Sulla lunga scalinata che ci deposita a Serravalle si fanno progetti per nuove camminate insieme, si sognano pranzi e spiagge assolate, ma su tutto si ripercorrono i giorni trascorsi insieme, vissuti tutti, fino all'ultimo, in modo completo, intenso e gioioso. L'Alta Via delle Prealpi Trevigiane, c'è, lo abbiamo dimostrato ed è bella, impegnativa, particolare, ma, soprattutto, è lì, ogni mattina, fuori dalle nostre finestre e sarebbe davvero un peccato non approfittarne!
Valerio Scarpa
TravelSport – outdoor activites
http://www.travelsport.org
Note: TV 1 - ALTAVIA DELLE PREALPI TREVIGIANE
Tempi di percorrenza: Per percorre tutta L'alta Via delle Prealpi Trevigiane servono non meno di 8 giorni, tempo da noi impiegato tralasciando una parte della dorsale dei Solaroli sul Monte Grappa.
I periodi migliori sono senza dubbio la tarda primavera (maggio - giugno) e l'inizio autunno (settembre - ottobre), in quest'ultimo caso, però, è bene porre attenzione alla durata delle giornate, date le ore di cammino quotidiane (a passo tranquillo mai meno di 6/7 ore).
Logistica: Tutto il sentiero è servito in modo essenziale, ma efficiente, da una rete di rifugi ed alberghetti che rendono piacevole la traversata; unica difficoltà in tal senso è la tappa con arrivo a Passo San Boldo, per la quale è necessario scendere con un mezzo (taxi collettivo con minibus) a Tovena per poter trovare da dormire.
Cartografia: la Provincia di Treviso ha prodotto una mappa sintetica dell'itinerario, utile per una visione d'insieme. Risultano necessarie le Carte Tabacco n° 12 (Alpago - Cansiglio - Piancavallo - Valcellina), n° 24 (Prealpi e Dolomiti Bellunesi) e n°51 (Monte Grappa - Bassano - Feltre), oltre alle n°4 e 5 delle Cartine Zanetti (Danilo Zanetti Editore, Montebelluna tel. 0423 609608).
Ricordiamo che, per quanto tabellata, attualmente la TV1 non è facile da seguire basandosi semplicemente sui segni presenti sul territorio; sono quindi necessari un minimo d'esperienza e buona dimestichezza con la lettura delle carte.
Tempi di percorrenza: Per percorre tutta L'alta Via delle Prealpi Trevigiane servono non meno di 8 giorni, tempo da noi impiegato tralasciando una parte della dorsale dei Solaroli sul Monte Grappa.
I periodi migliori sono senza dubbio la tarda primavera (maggio - giugno) e l'inizio autunno (settembre - ottobre), in quest'ultimo caso, però, è bene porre attenzione alla durata delle giornate, date le ore di cammino quotidiane (a passo tranquillo mai meno di 6/7 ore).
Logistica: Tutto il sentiero è servito in modo essenziale, ma efficiente, da una rete di rifugi ed alberghetti che rendono piacevole la traversata; unica difficoltà in tal senso è la tappa con arrivo a Passo San Boldo, per la quale è necessario scendere con un mezzo (taxi collettivo con minibus) a Tovena per poter trovare da dormire.
Cartografia: la Provincia di Treviso ha prodotto una mappa sintetica dell'itinerario, utile per una visione d'insieme. Risultano necessarie le Carte Tabacco n° 12 (Alpago - Cansiglio - Piancavallo - Valcellina), n° 24 (Prealpi e Dolomiti Bellunesi) e n°51 (Monte Grappa - Bassano - Feltre), oltre alle n°4 e 5 delle Cartine Zanetti (Danilo Zanetti Editore, Montebelluna tel. 0423 609608).
Ricordiamo che, per quanto tabellata, attualmente la TV1 non è facile da seguire basandosi semplicemente sui segni presenti sul territorio; sono quindi necessari un minimo d'esperienza e buona dimestichezza con la lettura delle carte.
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