Il Parco Nazionale Qeulat nella Patagonia cilena. Di Nicolò Guarrera
Ci troviamo nel sud del Cile, nella stupefacente Patagonia ricca di acque e panorami mozzafiato. Il giro del mondo a piedi cominciato due anni fa continua tra queste bellissime terre e mi porta in un luogo che ho deciso di raccontarvi per la sua grande bellezza.
Siamo nella regione di Aysen, una terra grande quanto un terzo dell’Italia ma che ospita appena centomila abitanti. Tutto il resto è pura Natura, immensi spazi protetti da Santuari, Riserve e Parchi Nazionali che ne tutelano il fragile equilibrio. Attorno a uno dei centri turistici di maggior interesse, il minuto pueblo di Puyuhuapi, si sviluppa uno dei Parchi Nazionali più famosi del Paese, il Parco Nazionale Queulat.
"Queulat" in lingua chonos significa "Suono di cascate" e sono diretto proprio verso una di esse, la cui origine è tanto affascinante quanto triste… Tuttavia, procedendo da nord, la sezione del Parco che ospita questa meraviglia si trova alla fine del percorso, dunque procediamo con ordine e rendiamo giustizia anche agli altri settori.
Il primo in cui si arriva è il settore Angostura, che si sviluppa sulle rive del lago Risopatron. Presso di esso si trovano un breve sentiero interpretativo di 800 metri e un camping dotato di bagni, nel quale è possibile dormire per pochi euro. La casa del guardiaparchi si trova giusto dopo la curva, pertanto se decidete di fermarvi fateci un salto e informatelo della vostra presenza. L’accesso al campeggio è compreso nel biglietto di entrata al Parco, che per noi stranieri vale circa nove euro (8400 pesos cileni) ed è prenotabile sul sito dedicato.
Questo settore ha un primo trekking che porta alla Laguna Los Pumas - non vi preoccupate, se avrete la fortuna di incrociare un puma state certi che vi girerà alla larga. Si tratta di un itinerario di 10km tra andare e tornare, con 1700 metri di dislivello totale. Il sentiero è ottimamente segnalato e gran parte dell’ascesa è strutturata su gradini di legno ricavati da alberi nativi. Siamo nel bosco temperato umido, quindi anche in estate le piogge possono capitare, rendendo il terreno scivoloso. Munitevi di scarponcini con un buon grip e procedete con pazienza.
Il trekking vi porterà a uno specchio d’acqua incastonato tra ripide pareti di roccia, coperte di neve quasi tutto l’anno. Nella stagione invernale, a causa delle forti precipitazioni, il sentiero potrebbe essere chiuso; dunque assicuratevi di venirci nei mesi più caldi, che nell’emisfero australe corrisponde al periodo che va da novembre a marzo. Una volta discesi, proseguite verso Puyuhuapi uscendo temporaneamente dal Parco Nazinale.
Il secondo settore è quello principale e ospita la cascata di cui vi accennavo poco sopra. Fate attenzione: per entrare in questa parte del Parco dovrete nuovamente comprare il biglietto! La prenotazione sul sito è obbligatoria e all’entrata non c’è connessione, dunque dovrete farla per forza prima di arrivare, magari nel villaggio stesso. Dopo averla completata, vi arriverà una mail con un QR code. Mostratela all’ufficio del guardiaparchi situato al gate di accesso, il pagamento avviene contestualmente.
Qui è possibile farsi timbrare il Passaporto dei Parchi Nazionali con lo stampino del Parco Queulat. Il Passaporto è un’iniziativa che raccoglie i diciassette Parchi Nazionali della Patagonia e Terra del Fuoco, fornendo brevi nozioni su flora, fauna e come arrivarci. È una sorta di Credenziale del Pellegrino ritirabile gratuitamente presso gli uffici turistici di alcune città (qui trovate le informazioni del caso) e nella quale è possibile collezionare i timbri di ciascun Parco Nazionale che visiterete. Forte vero?
Una volta dentro, proseguendo per un chilometro si arriva alla zona di camping e parcheggio. Stavolta per dormire bisogna pagare a parte, perchè lo spazio è dato in concessione a un privato. Anche in questo caso i prezzi si aggirano attorno ai 10 euro a notte e in alta stagione è meglio prenotare.
Finalmente siamo arrivati. Ci troviamo nel settore del Ventisquero Colgante, una lingua di ghiaccio il cui destino sta scritto nel nome: "colgante" significa infatti "appeso" ed è cosi che vive ciò che rimane di un immenso ghiacciaio. La famosa cascata il cui suono dà nome al Parco ha origine proprio dal suo lento e graduale scioglimento. Per questo trovo la sua genesi affascinante ma tremendamente triste…
Uno dei guardiaparchi racconta che da quanto era giovane - saranno passati una trentina d’anni - il ghiacciaio ha perso quasi metà del suo volume. La massa che ricorda era gigantesca e arrivava sino a valle, lambendo la laguna color menta che da essa trae origine. Ora il Ventisquero si trova centinaia di metri più in alto e giunge alla laguna solo per mezzo dell’acqua che versa giorno dopo giorno con il suo inesorabile scioglimento. È come se un gigante di ghiaccio stesse piangendo.
Possiamo avvicinarci e osservare la sua lenta caduta. Ci sono due mirador a breve distanza dal parcheggio, da essi gettiamo il primo sguardo sul Ventisquero. Proseguendo verso sinistra, passiamo un ponte di legno sospeso sopra un fiume. Tutto è collegato: ghiacciaio - cascata - laguna - fiume, che una trentina di chilometri più tardi si getta nel fiordo di Puyuhuapi, anteprima dell’Oceano Pacifico.
Oltrepassato il ponte ci troviamo di fronte a un bivio. La strada a destra è breve e ci porta dritti sulle sponde della laguna verde. Da qui possiamo vedere il Ventisquero da una nuova prospettiva e immaginare quando, al pieno delle forze, toccava come noi le sponde del lago. Ci si può avvicinare ulteriormente sfruttando il giro in barca offerto dai ragazzi del luogo, dura una mezzoretta e costa meno di quindici euro (12.000 pesos cileni). Dal bivio alla laguna e ritorno è un chilometro, tutto pianeggiante.
Il trekking che vi porterà all’ultimo belvedere, quello più vicino al ghiacciaio, riparte alla sinistra del bivio. Sono due chilometri e mezzo di salita per un’ascesa di 280 metri, facilmente percorribili in meno di un’ora. Al termine del percorso, anche in questo caso chiaramente segnalato, arriverete al parapetto di legno che dà sul Ventisquero. La vista è veramente suggestiva e se si fa silenzio si può udire lo scricchiolio del ghiaccio che si sta spezzando. Il suo mesto destino fa riflettere ancora una volta sulle conseguenze delle nostre scelte. Quanto tempo gli abbiamo sottratto? Riempitevi gli occhi con ciò che state vedendo perche probabilmente, la prossima volta che tornerete, di questo colosso saranno rimaste soltanto le ombre.
Il settore del Ventisquero Colgante chiude il suo sipario. Impiegherete un’altra ora per tornare al camping/parcheggio e se non dormite dentro al Parco considerate che il cancello chiude alle 16.30.
C’è un’ultima puntata per chi non ha fretta. Una volta usciti, proseguite in direzione Coyhaique (la capitale della regione nella quale ci troviamo) e nel giro di una decina di chilometri arriverete all’imponente cascata Padre Garcia. Nessun biglietto stavolta, il sentiero è lungo appena duecento metri e vi si può accedere liberamente. La cascata si trova appena fuori dalla strada e il ruggito dei suoi trenta metri di altezza fa un certo effetto. Ma non è ancora finita. C’è un ultimo salto protetto dai confini del Parco, il Salto El Condor. Stessa dinamica ad accesso gratuito e brevissimo sentiero, però questa volta la forma d’acqua è alta e magra, dunque meno rumorosa. Questa volta siamo veramente arrivati alla conclusione del Queulat, il Suono di Cascate. Il Parco ha prestato fede al suo nome.
di Nicolò Guarrera
Link: IG Nicolò Guarrera, Ferrino