Nar Phu, la valle dimenticata
Note di un trekking nella Nar-Phu, una delle valli più belle e meno frequentate dell’Himalaya di Michele Barbiero
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Nar Phu, la valle dimenticata nell'Himalaya
Michele Barbiero
La valle del Nar –Phu è rimasta chiusa ai turisti fino al 2002, questo fatto rende ancora oggi un trekking in questi luoghi un’esperienza unica nel suo genere. E’ come fare un viaggio in uno spazio-tempo bloccato, lontano decenni dall’attiguo circuito dell’Annapurna, ormai super affollato da turisti di ogni genere, dotati dall’ormai inseparabile mini-flacone di disinfettante per le mani che usano regolarmente ogni 5 minuti …
Nel Nar-Phu, la magra agricoltura ed il duro lavoro dell’allevamento degli yak sui pascoli di alta quota sono ancora alla base dell’economia locale rispetto al turismo che, almeno per il momento, ricopre un ruolo del tutto secondario per la vita dei due villaggi che proseguono la loro vita con ritmi ancora medievali. Le enclave che popolano i due villaggi sono di origine tibetana, di queste origini sono ancora ben presenti i segni nella costruzione delle basse e squadrate case in pietra e nella religione buddista; il monastero di Tashi Lhakang che sorge su una collina leggermente a nord del villaggio è un segno evidente di come in questa valle la religione buddista di derivazione tibetana sia tuttora ben presente.
Da Besi Sahar, capoluogo del distretto di Lamjung, condividiamo il sentiero lungo la valle del Marsyangdi con i trekkers diretti a Manang, prima attraverso lussureggianti e verdi coltivazioni di riso, poi inoltrandosi nelle profionde gole del Marsyangdi fino al villaggio di Koto dove una deviazione verso nord ci fa abbandonare l’affollato circuito dell’Annapurna per imboccare finalmente la solitaria traccia che si inoltra nella valle del Nar-Phu.
Dopo una prima parte che si snoda attraverso una stretta gola e verdi foreste, il paesaggio diventa via via più arido e con l’aumentare della quota anche la vegetazione lussureggiante lascia il posto a severi arbusti e secolari ginepri: adesso i colori su tonalità ocra e l’ambiente roccioso danno veramente l’impressione di essere in Tibet. Lungo il percorso incontriamo anche vecchi insediamenti, ormai abbandonati, di ribelli Khampa, i quali si stabilirono in queste terre alla fine degli anni 60 in fuga dal Tibet dopo un infelice e mal riuscito tentativo di rivolta.
Dove la valle si chiude e sembra precludere il proseguimento, una ripida traccia a zig zag si inerpica per 200 metri e conduce al suggestivo Phu Gate: una arcaica porta in pietra e legno, vero e proprio ingresso all’altipiano dove sorge il villaggio di Phu, ad oltre 4000 metri di quota. Questo agglomerato di circa una cinquantina di abitazioni di pietra, è aggrappato ad una collina di terra e sassi e le sue ripide viuzze interne sono veramente interessanti da percorrere, tra stalle e piccoli cortili dove proseguono come se noi non ci fossimo, le attività quotidiane degli abitanti. Così come il villaggio, anche il vicino monastero di Tashi Lhakhang merita una visita, con la sua stanza delle preghiere, la stanza del Lama, l’affascinate stanza delle medicine ed il bellissimo panorama che si può gustare dalla sommità della collina dove esso sorge e che si raggiunge lungo un percorso costellato di muri Maani caratteristici per le pietre colorate di azzurro ed una selva di bandiere di preghiera.
Dopo un paio di giorni ad esplorare i dintorni del villaggio, abbiamo ripercorso il sentiero dell’andata fino al bivio per il secondo villaggio presente in questa valle: Nar. Per raggiungerlo passiamo su un altipiano in mezzo ad un branco di yak, e raggiungiamo una zona aperta dove sorgono dieci grandi ed antichi Chorten affacciati sulla valle sottostante e che da soli valgono la deviazione: la vista sul Kang Garu 6981 mt. È davvero emozionante !
Lungo il percorso del trek sono molto rare, fino ad oggi, le occasioni per poter usufruire del servizio di lodge ed è per questo che io ho preferito optatare per tende, cucina da campo e cuoco al seguito, con apprezzamento da parte di tutti i partecipanti.
Il trek è sicuramente molto interessante: abbiamo visitato una valle davvero unica dove si incontrano innumerevoli antichi manufatti come Chorten e muri Maani di una qualitàormai rara da trovare in altre valli, abbiamo incontrato popolazioni che ancora oggi vivono secondo standard medievali in villaggi circondati da montagne bellissime e poco frequentate. Un luogo che vale davvero la pena di visitare, oggi che risulta ancora immune dall’omologazione turistica.
di Michele Barbiero Guida Alpina
Nel Nar-Phu, la magra agricoltura ed il duro lavoro dell’allevamento degli yak sui pascoli di alta quota sono ancora alla base dell’economia locale rispetto al turismo che, almeno per il momento, ricopre un ruolo del tutto secondario per la vita dei due villaggi che proseguono la loro vita con ritmi ancora medievali. Le enclave che popolano i due villaggi sono di origine tibetana, di queste origini sono ancora ben presenti i segni nella costruzione delle basse e squadrate case in pietra e nella religione buddista; il monastero di Tashi Lhakang che sorge su una collina leggermente a nord del villaggio è un segno evidente di come in questa valle la religione buddista di derivazione tibetana sia tuttora ben presente.
Da Besi Sahar, capoluogo del distretto di Lamjung, condividiamo il sentiero lungo la valle del Marsyangdi con i trekkers diretti a Manang, prima attraverso lussureggianti e verdi coltivazioni di riso, poi inoltrandosi nelle profionde gole del Marsyangdi fino al villaggio di Koto dove una deviazione verso nord ci fa abbandonare l’affollato circuito dell’Annapurna per imboccare finalmente la solitaria traccia che si inoltra nella valle del Nar-Phu.
Dopo una prima parte che si snoda attraverso una stretta gola e verdi foreste, il paesaggio diventa via via più arido e con l’aumentare della quota anche la vegetazione lussureggiante lascia il posto a severi arbusti e secolari ginepri: adesso i colori su tonalità ocra e l’ambiente roccioso danno veramente l’impressione di essere in Tibet. Lungo il percorso incontriamo anche vecchi insediamenti, ormai abbandonati, di ribelli Khampa, i quali si stabilirono in queste terre alla fine degli anni 60 in fuga dal Tibet dopo un infelice e mal riuscito tentativo di rivolta.
Dove la valle si chiude e sembra precludere il proseguimento, una ripida traccia a zig zag si inerpica per 200 metri e conduce al suggestivo Phu Gate: una arcaica porta in pietra e legno, vero e proprio ingresso all’altipiano dove sorge il villaggio di Phu, ad oltre 4000 metri di quota. Questo agglomerato di circa una cinquantina di abitazioni di pietra, è aggrappato ad una collina di terra e sassi e le sue ripide viuzze interne sono veramente interessanti da percorrere, tra stalle e piccoli cortili dove proseguono come se noi non ci fossimo, le attività quotidiane degli abitanti. Così come il villaggio, anche il vicino monastero di Tashi Lhakhang merita una visita, con la sua stanza delle preghiere, la stanza del Lama, l’affascinate stanza delle medicine ed il bellissimo panorama che si può gustare dalla sommità della collina dove esso sorge e che si raggiunge lungo un percorso costellato di muri Maani caratteristici per le pietre colorate di azzurro ed una selva di bandiere di preghiera.
Dopo un paio di giorni ad esplorare i dintorni del villaggio, abbiamo ripercorso il sentiero dell’andata fino al bivio per il secondo villaggio presente in questa valle: Nar. Per raggiungerlo passiamo su un altipiano in mezzo ad un branco di yak, e raggiungiamo una zona aperta dove sorgono dieci grandi ed antichi Chorten affacciati sulla valle sottostante e che da soli valgono la deviazione: la vista sul Kang Garu 6981 mt. È davvero emozionante !
Lungo il percorso del trek sono molto rare, fino ad oggi, le occasioni per poter usufruire del servizio di lodge ed è per questo che io ho preferito optatare per tende, cucina da campo e cuoco al seguito, con apprezzamento da parte di tutti i partecipanti.
Il trek è sicuramente molto interessante: abbiamo visitato una valle davvero unica dove si incontrano innumerevoli antichi manufatti come Chorten e muri Maani di una qualitàormai rara da trovare in altre valli, abbiamo incontrato popolazioni che ancora oggi vivono secondo standard medievali in villaggi circondati da montagne bellissime e poco frequentate. Un luogo che vale davvero la pena di visitare, oggi che risulta ancora immune dall’omologazione turistica.
di Michele Barbiero Guida Alpina
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