Kungsleden, il trekking dei grandi orizzonti
Annalisa Porporato e Franco Voglino presentano, per immagini e parole, il Sentiero del Re ovvero un viaggio – trekking di 150 km tra i paesaggi, solitari e poetici, della Lapponia svedese.
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l sentiero si allunga dai nostri piedi per chilometri, lo si può vedere snodarsi in lontananza, costellato dalle passerelle di legno che permettono di superare agevolmente le zone paludose. Tra noi e l’orizzonte, nessuno.
Annalisa Porporato e Franco Voglino
Per scoprire che le grandi terre, libere e selvagge, ci sono ancora basta seguire questo bellissimo report (per diario e immagini) di Annalisa Porporato e Franco Voglino. Si tratta di un viaggio - trekking (ma non solo) attraverso la Lapponia, territorio dell’anima nordica, 200 chilometri a nord dell’Artico.
Si parte da Abisko, in terra svedese, per poi addentrarsi in paesaggi estremamente solitari e poetici fino alla remota Nikkaluokta “la cittadina nordica, formata da una ventina di casette sparse attorno al rifugio, mescolate alle tende lapponi” punto di appoggio per il Kebnekaise (2117 m), la vetta più alta della Svezia. Un viaggio da ripetere, per chi ama immergersi negli orizzonti liberi.
KUNGSLEDEN, il re dei sentieri
Trekking in Lapponia: 200 chilometri a nord del Circolo Polare
di Annalisa Porporato e Franco Voglino
Il vento soffia continuo e costante. Contrariamente al solito, speriamo ardentemente che non cessi, perché se smettesse anche solo per un istante, significherebbe trovarsi assediati dalle terribili myggas, le fameliche zanzare lapponi. Il sentiero si allunga dai nostri piedi per chilometri, lo si può vedere snodarsi in lontananza, costellato dalle passerelle di legno che permettono di superare agevolmente le zone paludose. Tra noi e l’orizzonte, nessuno.
Kungsleden, il sentiero dei re. Cinquecento chilometri che si snodano sornioni oltre il Circolo Polare Artico, in un ambiente selvaggio in cui l’unico segno umano è rappresentato dalla traccia stessa del sentiero, e da sporadiche tende lapponi e capanni da pesca che sorgono isolati e apparentemente abbandonati lungo le sponde di laghi dai colori fantastici. Può accadere di camminare tutto il giorno senza incontrare altri se non i gestori dei rifugi che sono dislocati lungo il tracciato.
La partenza ufficiale è da Abisko, nella Lapponia svedese, a pochi chilometri dal confine norvegese e all’altezza delle isole Lofoten. Una cittadina dal sapore di terra di frontiera, in cui l’elemento più rilevante è la Fjallstation che fa capo al Kungsleden. Da qui, il sentiero si snoda verso sud percorrendo valli, costeggiando laghi e fiumi, valicando colli. Il dislivello non è mai eccessivo, sono i chilometri che si accumulano nelle gambe e l’ambiente severo a renderlo estremo.
Severo per il clima, soprattutto. Solo chi l’ha provato può rendersi conto di come sia facile passare da una ridente giornata di sole, da vivere in maniche corte, ad un pomeriggio piovoso in cui le giacche invernali sono appena sufficienti, mentre il vento afferra lo zaino che grava sulle spalle, cercando di spingerlo via. Eppure…
Eppure piantare la tenda la sera, guardarsi attorno, e rendersi conto di essere probabilmente le sole persone nel raggio di chilometri. O sedere su una roccia, in attesa che la cena sia cotta, e guardare il volo delle sterne artiche sulla propria testa. Oppure uscire a mezzanotte, senza ausilio di una torcia elettrica, e scoprire quella luce così particolare… Come si possono descrivere, a parole, tali sensazioni? Anche la fotografia fa fatica a far rivivere sensazioni del genere. Emozioni che ricompensano della fatica fatta sotto il peso dello zaino, chilometro dopo chilometro.
Il sentiero inizia ufficialmente da Abisko e si snoda verso sud. Percorre la valle omonima, costeggiandone il fiume caratterizzato da rapide e gole rocciose in cui l’acqua irrompe con spuma bianca e vorticosa. Questo è l’unico tratto in cui è vietato campeggiare liberamente, trattandosi di parco nazionale, e quindi sarà d’obbligo raggiungere le strutture del rifugio dell’Abiskojaure, a 15 chilometri dalla partenza. Diversamente, su tutta la Svezia, vige la legge dell’allemansrätt, ossia del “diritto di ogni uomo”, nel caso specifico il diritto di campeggiare ove si voglia purché sia a 150 metri da abitazioni private, e il dovere di non danneggiare l’ambiente.
Da questo punto, si prosegue in direzione dell’Alesjaure, dove numerosi laghi si concatenano uno dietro l’altro rincorrendosi come in un gioco ad incastro. Anche il fiume Aliseatnu sembra voglia giocare, scorrendo sinuoso in mille curve e controcurve, placido e sonnacchioso. La salita al Passo Tjäktja rappresenta la salita al punto più alto di tutto il cammino (1150 metri) e percorre una vallata sassosa e desolata.
Dall’alto del passo, agli occhi del camminatore si allarga la valle del Tjäktja che appare in tutta la sua estensione chilometrica, una valle dal sapore mitico da “valle perduta”. E’ solo al termine di questa valle, a circa settanta chilometri dalla partenza, che si trova il primo vero bivio del tracciato. Si può proseguire verso sud, verso la Fjallstation di Saltoluokta, percorrendo altri quaranta chilometri. E da lì decidere se proseguire ancora oltre, sempre verso sud, lungo gli altri quattrocento chilometri dell’intero tracciato.
Oppure camminare lungo la variante più “classica” del Kungsleden, quella più battuta e affascinante che attraversa in una trentina di chilometri la valle del Kebnekaise, il monte più alto della Svezia (2.111m), superando la Fjallstation omonima, raggiungendo il Laddjujavri e giungendo infine a Nikkaluokta, vera e propria città nordica, formata da una ventina di casette sparse attorno al rifugio, mescolate alle tende lapponi. Una città nata proprio in seguito all’interesse per le scalate al Kebnekaise e che su questo vive.
Da qui, con mezzi pubblici, sarà possibile tornare alla “civiltà”, e non bisogna stupirsi se ci si sentirà un po’ strani ed estraniati. Dopo alcuni giorni di cammino nella solitudine quasi totale e nel silenzio rotto dal solo scroscio delle cascate, anche il sonnacchioso traffico di una città nordica come Kiruna sembrerà assordante.
Anche senza volerlo lo sguardo scorrerà verso l’orizzonte, laggiù dove la cima del Kebnekaise fa capolino, ricordando i giorni trascorsi in cammino. Rimpiangendoli.
Annalisa Porporato e Franco Voglino
f.voglino@libero.it
www.madotao.it
Si parte da Abisko, in terra svedese, per poi addentrarsi in paesaggi estremamente solitari e poetici fino alla remota Nikkaluokta “la cittadina nordica, formata da una ventina di casette sparse attorno al rifugio, mescolate alle tende lapponi” punto di appoggio per il Kebnekaise (2117 m), la vetta più alta della Svezia. Un viaggio da ripetere, per chi ama immergersi negli orizzonti liberi.
KUNGSLEDEN, il re dei sentieri
Trekking in Lapponia: 200 chilometri a nord del Circolo Polare
di Annalisa Porporato e Franco Voglino
Il vento soffia continuo e costante. Contrariamente al solito, speriamo ardentemente che non cessi, perché se smettesse anche solo per un istante, significherebbe trovarsi assediati dalle terribili myggas, le fameliche zanzare lapponi. Il sentiero si allunga dai nostri piedi per chilometri, lo si può vedere snodarsi in lontananza, costellato dalle passerelle di legno che permettono di superare agevolmente le zone paludose. Tra noi e l’orizzonte, nessuno.
Kungsleden, il sentiero dei re. Cinquecento chilometri che si snodano sornioni oltre il Circolo Polare Artico, in un ambiente selvaggio in cui l’unico segno umano è rappresentato dalla traccia stessa del sentiero, e da sporadiche tende lapponi e capanni da pesca che sorgono isolati e apparentemente abbandonati lungo le sponde di laghi dai colori fantastici. Può accadere di camminare tutto il giorno senza incontrare altri se non i gestori dei rifugi che sono dislocati lungo il tracciato.
La partenza ufficiale è da Abisko, nella Lapponia svedese, a pochi chilometri dal confine norvegese e all’altezza delle isole Lofoten. Una cittadina dal sapore di terra di frontiera, in cui l’elemento più rilevante è la Fjallstation che fa capo al Kungsleden. Da qui, il sentiero si snoda verso sud percorrendo valli, costeggiando laghi e fiumi, valicando colli. Il dislivello non è mai eccessivo, sono i chilometri che si accumulano nelle gambe e l’ambiente severo a renderlo estremo.
Severo per il clima, soprattutto. Solo chi l’ha provato può rendersi conto di come sia facile passare da una ridente giornata di sole, da vivere in maniche corte, ad un pomeriggio piovoso in cui le giacche invernali sono appena sufficienti, mentre il vento afferra lo zaino che grava sulle spalle, cercando di spingerlo via. Eppure…
Eppure piantare la tenda la sera, guardarsi attorno, e rendersi conto di essere probabilmente le sole persone nel raggio di chilometri. O sedere su una roccia, in attesa che la cena sia cotta, e guardare il volo delle sterne artiche sulla propria testa. Oppure uscire a mezzanotte, senza ausilio di una torcia elettrica, e scoprire quella luce così particolare… Come si possono descrivere, a parole, tali sensazioni? Anche la fotografia fa fatica a far rivivere sensazioni del genere. Emozioni che ricompensano della fatica fatta sotto il peso dello zaino, chilometro dopo chilometro.
Il sentiero inizia ufficialmente da Abisko e si snoda verso sud. Percorre la valle omonima, costeggiandone il fiume caratterizzato da rapide e gole rocciose in cui l’acqua irrompe con spuma bianca e vorticosa. Questo è l’unico tratto in cui è vietato campeggiare liberamente, trattandosi di parco nazionale, e quindi sarà d’obbligo raggiungere le strutture del rifugio dell’Abiskojaure, a 15 chilometri dalla partenza. Diversamente, su tutta la Svezia, vige la legge dell’allemansrätt, ossia del “diritto di ogni uomo”, nel caso specifico il diritto di campeggiare ove si voglia purché sia a 150 metri da abitazioni private, e il dovere di non danneggiare l’ambiente.
Da questo punto, si prosegue in direzione dell’Alesjaure, dove numerosi laghi si concatenano uno dietro l’altro rincorrendosi come in un gioco ad incastro. Anche il fiume Aliseatnu sembra voglia giocare, scorrendo sinuoso in mille curve e controcurve, placido e sonnacchioso. La salita al Passo Tjäktja rappresenta la salita al punto più alto di tutto il cammino (1150 metri) e percorre una vallata sassosa e desolata.
Dall’alto del passo, agli occhi del camminatore si allarga la valle del Tjäktja che appare in tutta la sua estensione chilometrica, una valle dal sapore mitico da “valle perduta”. E’ solo al termine di questa valle, a circa settanta chilometri dalla partenza, che si trova il primo vero bivio del tracciato. Si può proseguire verso sud, verso la Fjallstation di Saltoluokta, percorrendo altri quaranta chilometri. E da lì decidere se proseguire ancora oltre, sempre verso sud, lungo gli altri quattrocento chilometri dell’intero tracciato.
Oppure camminare lungo la variante più “classica” del Kungsleden, quella più battuta e affascinante che attraversa in una trentina di chilometri la valle del Kebnekaise, il monte più alto della Svezia (2.111m), superando la Fjallstation omonima, raggiungendo il Laddjujavri e giungendo infine a Nikkaluokta, vera e propria città nordica, formata da una ventina di casette sparse attorno al rifugio, mescolate alle tende lapponi. Una città nata proprio in seguito all’interesse per le scalate al Kebnekaise e che su questo vive.
Da qui, con mezzi pubblici, sarà possibile tornare alla “civiltà”, e non bisogna stupirsi se ci si sentirà un po’ strani ed estraniati. Dopo alcuni giorni di cammino nella solitudine quasi totale e nel silenzio rotto dal solo scroscio delle cascate, anche il sonnacchioso traffico di una città nordica come Kiruna sembrerà assordante.
Anche senza volerlo lo sguardo scorrerà verso l’orizzonte, laggiù dove la cima del Kebnekaise fa capolino, ricordando i giorni trascorsi in cammino. Rimpiangendoli.
Annalisa Porporato e Franco Voglino
f.voglino@libero.it
www.madotao.it
Note: Franco Voglino e Annalisa Porporato
Amiamo viaggiare in modo autonomo costruendoci personalmente l'itinerario con l'appoggio degli uffici del turismo per cartine, mappe, guide. Siamo specializzati nei Paesi del Nord, dove la luce cambia attimo dopo attimo (come del resto anche il tempo atmosferico...). In questi anni abbiamo documentato la Norvegia, la Svezia, la Finlandia, l'Islanda, il Quebèc, l'Alaska del sud-est, il nord della Spagna, il Cammino di Santiago (percorso a piedi), il Galles, la Scozia (percorrendo a piedi il lungo sentiero della West Highland Way), e la Francia nelle sue numerose regioni (Languedoc, Borgogna, Alvernia, Provenza, Perigord, Camargue) tra cui la Bretagna con il Trekking nella primavera 2006 dello Chemin des Phares, il Cammino dei Fari. Collaboriamo con la 'Rivista del Trekking' e 'Viaggia l'Italia', e alcuni nostri reportages sono stati pubblicati su alcune delle più importanti riviste di viaggi e natura (Airone, Tuttoturismo, Ambiente, PleinAir). Le nostre immagini sono state esposte, con mostre personali o in collaborazione con il Gruppo Fotografico Volverese, presso luoghi prestigiosi quali la Certosa di Montebenedetto, la Sacra di San Michele, Chateau Chillon (Svizzera), il Castello di Moncrivello, la sede della Subalpina (la centenaria Associazione Fotografica di Torino), l'Ospizio del Gran San Bernardo, il Forte di Fenestrelle. La nostra attrezzatura fotografica comprende una fotocamera panoramica Noblex.
Tutte le immagini sono realizzate vivendo i ritmi lenti del cammino, così si ha il tempo di crearsi un sogno. Ciò che si vede è colorato dall'immaginazione.
Amiamo viaggiare in modo autonomo costruendoci personalmente l'itinerario con l'appoggio degli uffici del turismo per cartine, mappe, guide. Siamo specializzati nei Paesi del Nord, dove la luce cambia attimo dopo attimo (come del resto anche il tempo atmosferico...). In questi anni abbiamo documentato la Norvegia, la Svezia, la Finlandia, l'Islanda, il Quebèc, l'Alaska del sud-est, il nord della Spagna, il Cammino di Santiago (percorso a piedi), il Galles, la Scozia (percorrendo a piedi il lungo sentiero della West Highland Way), e la Francia nelle sue numerose regioni (Languedoc, Borgogna, Alvernia, Provenza, Perigord, Camargue) tra cui la Bretagna con il Trekking nella primavera 2006 dello Chemin des Phares, il Cammino dei Fari. Collaboriamo con la 'Rivista del Trekking' e 'Viaggia l'Italia', e alcuni nostri reportages sono stati pubblicati su alcune delle più importanti riviste di viaggi e natura (Airone, Tuttoturismo, Ambiente, PleinAir). Le nostre immagini sono state esposte, con mostre personali o in collaborazione con il Gruppo Fotografico Volverese, presso luoghi prestigiosi quali la Certosa di Montebenedetto, la Sacra di San Michele, Chateau Chillon (Svizzera), il Castello di Moncrivello, la sede della Subalpina (la centenaria Associazione Fotografica di Torino), l'Ospizio del Gran San Bernardo, il Forte di Fenestrelle. La nostra attrezzatura fotografica comprende una fotocamera panoramica Noblex.
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