La Via del Sale, la traversata invernale con gli sci dalla pianura al mare

Il racconto di Alessandro Beretta che insieme alla guida alpina Cristian Candiotto dal 19 al 21 gennaio 2023 ha percorso la Via del Sale con gli sci. Una traversata di scialpinismo con partenza dalla pianura, da Castellaro vicino a Varzi in provincia di Pavia, e arrivo al mare a Sori in provincia di Genova. 72km, 3200m dislivello positivo.
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La traversata invernale della Via del Sale da Castellaro (Varzi) a Sori (Alessandro Beretta, Cristian Candiotto 19 - 21/01/2023). 'Tutto ci apparve subito fuori senso: come calarsi in una favola e viverla. Boschi imbiancati, dorsali, pascoli, il tutto sotto al chiaro di luna, con il vento che trasportava i cristalli di neve'
Cristian Candiotto

La prima volta che decisi di percorrere l’Antica Via del Sale era insieme a un mio amico nel giugno del 2017. Allora non conoscevo o praticavo né l’alpinismo, né lo scialpinismo. Dentro di me però stava crescendo la passione verso questo mondo, tanto che viverlo solo camminando non mi bastava più. Così, un anno dopo, conobbi Cristian Candiotto, ancora oggi la mia guida, e con lui iniziammo un percorso alpinistico su tutti i terreni: roccia, ghiaccio, misto, alta quota, fino ad arrivare allo scialpinismo.

Con Cinghio non si vivono mai delle esperienze a freno tirato, lui mette passione, cuore, anima e corpo e, se si crea il feeling giusto, ti trasferisce tutta la sua esperienza. Così il nostro rapporto cresce e nel raccontarci le nostre avventure un bel giorno gli parlo di questa attraversata: la Via del Sale, dalla pianura al mare, un trekking che avevo fatto in 3 giorni in un ambiente di rara bellezza unendo storia e cultura. Il Cinghio, che ama le avventure e mettersi in gioco mi chiede subito "Cosa ne pensi se la facessimo in inverno con gli sci, sarebbe fattibile?" Beh che dire, forse aspettavo solo questo. Ormai il suo stile, il suo modo di vivere la montagna era diventato anche il mio. Così presi sci e fatta qualche uscita, serviva solo la giusta perturbazione per provarci.

Poi arriva il Covid e con lui anche la nevicata tanto attesa, quella fuori logica, quella che non ti aspetti, quella che imbianca l'impossibile. Un TG mostra un cervo che passeggia per il paese di Torriglia durante la nevicata, ma poi in modo inaspettato le restrizioni bloccano tutto e così anche il nostro progetto.

Probabilmente doveva andare così, i tempi non erano ancora maturi per vivere un’esperienza del genere. Ma la voglia di mettersi alla prova era rimasta, bisognava solo aspettare una nuova opportunità. Una nuova nevicata che ci avrebbe permesso di vivere la nostra avventura. Ma, nevicate come quella del 2020, a quella quota, non ce ne sarebbero più state per un bel po’. Nella nostra mente iniziò così a farsi largo la paura che quella nostra ambizione fosse destinata a rimanere solo nei nostri sogni… Come dice sempre Cinghio: tempo al tempo.

Giovedì 3 gennaio 2023 siamo pronti a partire per 3 giorni in Dolomiti, alla ricerca di linee di ghiaccio e misto. La neve non è tanta e anche quest’anno fatica ad arrivare. Poi, d’improvviso, la neve inizia a scendere in pianura. Subito butto un’occhiata alle webcam, la neve scende copiosa anche nell’entroterra ligure. Quasi non ci credo! Sono le 8 del mattino e nevica bene. Cinghio è sempre full, ha già incastrato mille impegni, ma io non riesco a trattenermi, così gli scrivo: "Andiamo?". La risposta era prevedibile e alle due del pomeriggio ci ritroviamo a casa mia, immersi nel caos a preparare il materiale. Al tramonto arriviamo a Castellaro, piccolo paese sopra Varzi, il nostro punto di partenza. La scelta di partire da qui non deriva tanto dai 300 metri di dislivello che separano i due paesi, ma dal sentiero di accesso non troppo agevole con gli sci per colpa di una vegetazione troppo fitta e di diversi tratti su asfalto.

Alle 18 calziamo gli sci, la nostra avventura sta per iniziare. Non nego l’agitazione del momento: il viaggio sarebbe stato lungo, il dislivello tanto e arrivando di notte non avremmo avuto un così ampio margine per riposarci in previsione del giorno seguente. Tutto ci apparve subito fuori senso: come calarsi in una favola e viverla. Boschi imbiancati, dorsali, pascoli, il tutto sotto al chiaro di luna, con il vento che trasportava i cristalli di neve e la luce del Cinghio che a passo deciso tracciava i binari di questa cavalcata. Dopo circa 4 ore e mezza abbiamo toccato la vetta del Monte Chiappo (1699 m) la cima più alta di tutta la traversata. Da lì, con una sciata notturna sotto un vento che ci ha travolto sulla dorsale arriviamo alle 23.00 all’albergo Capanne di Cosola.

L’accoglienza dello storico gestore non ha eguali: crespelle, affettati, vino e dolce come fossimo a un pranzo di nozze… senza calcolare l’orario, sono ormai le 24. Dopo aver gozzovigliato a dovere andiamo a riposare. Al mattino ci avrebbe atteso un’altra bella tappa.

La sveglia non sarebbe tardata ad arrivare. Fuori, il freddo intenso, il vento patagonico e anche la nebbia, così abbiamo deciso di aspettare e posticipare la partenza. Come spesso dice Cinghio, "al massimo corriamo". Lasciato il caldo giaciglio alle 9.30 ci immergiamo nell’ambiente. Ogni tanto le nuvole lasciano spazio a qualche raggio di sole mentre noi saliamo e scendiamo in questo spazio infinito. Ci sembra di viaggiare fluttuando in aria, tra cielo e terra. Verso le 12 ci troviamo nei pressi del Monte Carmo, la nebbia si dirada e lascia ai nostri occhi il piacere del paesaggio circostante. Uno scenario meraviglioso! Decidiamo così di scendere lungo la sua spalla per poi immetterci nel sentierino che, tra salti, curve e tornanti ci deposita alla strada asfaltata del paese di Capanne di Carrega. Qui percorriamo un chilometro di asfalto per andare a gustare un pranzo genuino a Casa del Romano, storica trattoria della Via del Sale.

Il Parco dell’Antola ci accoglie con una vista unica sugli Appennini, le Alpi e tutto l’entroterra ligure. In circa 2 ore raggiungiamo l’omonimo monte che da il nome al parco. Il tramonto è alle porte e tutt’attorno si tinge di rosso. Vediamo il mare, le sue coste e risalendo verso nord tutta la catena delle Alpi. Il Monviso, il Monte Rosa e, in lontananza, si scorgono un po’ delle nostre amate Orobie. Da qui la discesa con gli sci ai piedi si è fatta, diciamo, un po’ ardua. Sci e pelli si stanno ancora lamentando. Tra sassi, rami, piante e chi più ne ha ne metta riusciamo, a sera, a raggiungere Torriglia. La seconda tappa è stata raggiunta!

Pernottiamo nel B&B Tiffany, appena fuori paese. Il gestore ci accompagna a cenare e poi il giorno seguente ci porta all’attacco del sentiero per riprendere il nostro tragitto. È stato bello vedere la grande accoglienza e il forte legame con il territorio della gente che vive in questi posti. Un grande valore aggiunto.

Questa che ci aspetta è l’ultima tappa: 27 chilometri, 1000 metri di dislivello positivo e 1500 in negativo. Con l’andare delle ore ci avviciniamo al mare. Bello, ma quanta neve avremo ancora prima di iniziare un portage con sovraccarico? E conoscendo bene Cinghio, dovremo sparare a sud fino al mare con ritmi a dir poco da maratoneta!

Fatta la colazione prima dell’alba, alle 7 siamo all’attacco. Iniziamo a risalire la strada asfaltata e dopo un chilometro siamo sul sentiero. Non c’è molta neve, ma si va via lisci col solito Cinghio che mi urla "dai Ale qua bisogna essere veloci, qua si recupera del tempo!" Sinceramente non ho capito ancora adesso, dopo 4 anni di uscite, quand’è il momento per andar e tranquilli.

La traversata corre veloce. Il profumo del mare si fa sentire e il paesaggio cambia le sue forme. Impronte di lupi ci accompagnano finché la neve le mette in mostra e noi ci avviciniamo sempre più alla civiltà. Dopo 10 chilometri sci e scarponi lasciano spazio alle nostre scarpe, per percorrere i restanti 17 chilometri. Sempre più a cannone, senza pietà scendiamo il crinale. Una barretta veloce prima di addentrarci nella piana dei cavalli selvatici, appena prima di Case di Cornua. Un buon caffè e una fetta di focaccia ligure, poi di nuovo verso valle… Sori dista meno di 10 chilometri. Io sono distrutto, Cinghio vuole spingere. In questo momento nulla ha più senso: orario, gps, chilometri, dislivello. Il mio obiettivo è star dietro a Cinghio, lui mi avrebbe portato al mare.

Varcate le porte del paese di Sori, e toccata finalmente la sabbia ho sentito un vero senso di libertà. Avevo fatto grazie a Cinghio quello che sognavo da 3 anni. Durante questi anni e soprattutto in questi 3 giorni di viaggio ci siamo posti una domanda: qualcuno avrà già fatto la Via del Sale con gli sci? Gli stessi local anziani non hanno né idea né ricordo. Purtroppo non è dato saperlo, ma sinceramente non mi importa molto. Mi piace pensare che un ragazzo di campagna che lavora nelle risaie del Pavese e che ama il proprio territorio abbia conosciuto 4 anni fa un matto (nel senso buono) come Cinghio che la montagna la vive da 30 anni, e parlandogli della mia unica "avventura" fatta da escursionista, lui sia riuscito a regalarmi una traversata alpinistica con un sapore unico… che avventura.

di Alessandro Beretta




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