Scialpinismo in Maiella: la Rava della Giumenta Bianca al Monte Amaro

La Rava della Giumenta Bianca al Monte Amaro, la classica gita di scialpinismo della Maiella (Abruzzo). La scheda dalla guida alpina Eraldo Meraldi e il racconto della salita alla vetta più alta del gruppo.
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Monte Amaro Maiella: la Rava della Giumenta Bianca, la classica gita di scialpinismo della Maiella
archivio Eraldo Meraldi

La Maiella copre un vasto territorio dell’Appennino abruzzese compreso tra le province di Chieti, L’Aquila e Pescara; montagna impervia e selvaggia ma nello stesso tempo dolce e compatta.

Detta anche la Montagna Madre d’Abruzzo è diventata da diversi anni meta per scialpinisti raffinati che anche da lontano arrivano qui nei periodi invernali ed innevati per affrontare delle salite e discese strepitose ed irripetibili; storicamente sui vasti altopiani sommitali si verificano accumuli nevosi tra i più consistenti dell’intera nostra amata penisola a stivale. L’imponente massiccio offre parecchi itinerari e sicuramente tra i più ambiti c’è la direttissima, amarissima, bellissima Rava della Giumenta Bianca; questo ampio canale lineare si pone insieme a tanti altri impluvi, sui ripidi pendii occidentali del Monte Amaro, la vetta più alta della Maiella.

Mi piace immaginare che il toponimo Rava della Giumenta Bianca possa riferirsi al canto 30 dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto (a.d. 1474/1533) - Vorrei del tuo ronzin (gli disse il matto) con la giumenta mia far un baratto - dove la giumenta barattata, dopo tante scorribande, fosse poi stata lasciata in pace beatamente libera di pascolare su queste splendide ed erbose pendici e quando il candore della neve andò a coprire i versanti della montagna fosse portata in stalla a scodinzolare serenamente in attesa della primavera per tornare di nuovo a portare il suo bianco mantello a fondersi nella montagna e l’orizzonte, fino alla fine dei suoi giorni…… da qui il nome.

Anche la Maiella ha la sua storia antica nelle leggende; sembra abbia origine divina dalla Dea Maia, la più bella delle pleiadi, le ninfe celesti, madre di Mercurio che cercò sul monte erbe medicinali per curare il figlio morente ferito in battaglia. In seguito si narra che la divina Maia tornò tristemente sulle pendici seguendo nell’Ade il figlio; amara la storia e così la vetta Monte Amaro a ricordo eterno.

Sicuramente la salita scialpinistica, i panorami verso il mare e la discesa infinita, oltre che pensare un po’ al tempo passato vi porteranno indubbiamente a trascorrere una giornata irripetibile ed indimenticabile.

di Eraldo Meraldi




La Maiella, una meta da non poter mancare tanto più in una giornata di sole
Premessa: Era venerdì 17 marzo del 2023, la Maiella si presentava come la nostra nuova e terza tappa dell'Appennini skitour, un viaggio improvvisato alla scoperta degli Appennini e dei rilievi del centro Italia con gli sci e tra amici di "tutte le etá".

Durante il viaggio in macchina arrivando dal Gran Sasso ci mettiamo a raccogliere da guide e relazioni, amici locali e non tutti i suggerimenti possibili sul quale dei numerosi itinerari scegliere per esplorare la Maiella: una marea di “Rave” tanto da confonderci! Proprio per questo alla fine, non essendoci comunque mai andati, decidiamo di lanciarci sull''itinerario più classico: la Salita al Monte Amaro dalla direttissima ovvero dalla Rava della Giumenta Bianca.

Di questo canalone avevamo letto un po' di tutto e se dobbiamo essere onesti sentendo parlare di "canali facilmente ghiacciati" e “infiniti 1500m di salita” avevamo un po' timore di trovarlo un canale ostile e non sapevamo bene cosa aspettarci. I due giorni prima il tempo non era stato favorevole per le uscite e avendo nevicato non avevamo recenti riscontri su quali potessero essere le condizioni. Per cui oltre ai rampant, mettiamo nello zaino anche picca e ramponi.

La mattina partendo da Sulmona, scoperta città dei confetti, lasciamo la macchina su una panoramica strada diretta al Passo San Leonardo proprio al di sotto della direttissima. Ci accolgono sin dalla partenza un gran sole e temperature pienamente primaverili che con gran fortuna con le tempistiche della nostra gita si riveleranno perfetti per regalarci una salita facile e una discesa su trasformata.

Dopo un primo pezzo di salita del bosco, mettendo presto gli sci ai piedi, ci troviamo al fondo del canale, che piuttosto definirei "canalone" perché davvero ampissimo: una pista da sci. Probabilmente per un mancato rigelo notturno e le basse quote (partenza da 1300m slm circa) per il primo "tronco del pistone" la neve non rigelata ci permette di salire tranquillamente dritto per dritto o con qualche larga e dolce inversione. Davanti a noi ci sono già una ventina di persone ma ancora nessuna traccia di discesa. Vedere questo “pistone” completamente intonso, tutto per noi, ci pare incredibile considerando che si tratta di una "classicicissima" battuta da molti appassionati per di più in questo periodo.

Arrivati ai 2/3 della salita (quando il canale svolta un po' a destra e la pendenza diventa più sostenuta) la neve più dura e rigelata induce i “veterani” Raffaele ed Eraldo a utilizzare i rampant ed i due “giovani” più fifoni (sottoscritta compresa) a calzare i ramponi e procedere con sci in spalla anche se consapevoli che con un po' di malizia si sarebbe riusciti a proseguire con gli sci ai piedi.

Ecco che terminato questo secondo strappo di circa 300 metri di dislivello sbuchiamo ad una sella da cui si ammira un immenso plateau di neve (la lunga bianca dolce Valle di Femmina Morta).

Qui troviamo un tanto coraggioso quanto preoccupantemente esausto ciaspolatore, con evidente poca esperienza e un abbigliamento decisamente troppo pesante per la giornata (completo imbottito per sci da discesa) che ci dice di essere partito da 6 ore!! Gli offriamo dell’acqua, lo disincentiviamo un po’ all’arrivare fino in cima facendogli presente che con le ciaspole non sarà da poco neanche la discesa… Ma non sembra aver intenzione di mollare. Non lo invidiamo e speriamo che riesca ad arrivare in cima senza sciopare (schiattare, in diversi dialetti tra cui il piemontese).

L'ultimo pezzetto di salita, affrontato ormai con entusiasmo e massima energia, ci porta alla croce di vetta e al bellissimo bivacco Pelino che sembra una navicella spaziale! Ma la cosa ancora più spaziale, in una giornata di sole come quella che abbiamo trovato, è la vista dell'Adriatico dalle vette imbiancate!

Il bivacco oltre a essere un bellissimo punto panoramico è anche un utilissimo posto dove cambiarsi e ristorarsi al riparo dall'aria. Qualcuno, non facciamo nomi ahah, decide ancora di salire sulla cupola del bivacco per dirsi ancora più "in vetta"! Qui: foto di gruppo!

Dobbiamo ammettere che abbiamo probabilmente trovato delle condizioni meteo ideali per goderci al 100% la salita e la discesa! A scendere troviamo infatti neve già smollata ma sciabile ancora fino in fondo, divertendoci ancora anche a saltellare nell'ultimo tratto del bosco tra una chiazza di neve e l'altra!

L'arrivo alla macchina dai prati, con gli sci a spalla, ricorda qualche film western nelle grandi praterie. Un lavaggio degli scarponi nel piccolo ruscelletto costeggiante la strada… E una meritata birretta trovata in furgone ancora quasi fresca! Brindiamo a questa bellissima giornata e ad Eraldo che con il male alle costole era partito dicendo "oggi vi lascerò proseguire da metà strada in poi".Cosa simpatica: sbirciando nel pomeriggio un gruppo Facebook sul quale avevamo chiesto e cercato informazioni riguardo alle condizioni di innevamento della zona… Troviamo il selfie del "nostro amico" ciaspolatore giunto a fine gita dopo 12 ore… Da cui deduciamo confortati che fortunatamente sia ancora vivo e per lo meno arrivato con il calar del sole.

Susanna: Cosa dire di questo itinerario? Beh probabilmente per le condizioni in cui l'abbiamo trovato a me questo canale ha dato l'idea di salire e scendere da un enorme pista da sci ed è stata la prima volta in cui ho visto il mare con gli sci ai piedi! Ora che abbiamo capito che cosa sia una “Rava”… Se ritornassi in Maiella mi piacerebbe esplorare qualche altro canale più vario o fare un lungo itinerario ad anello.
Detto questo come quasi sempre per me, ciò che ha reso speciale questa gita non è stata solo la salita in sé ma salirla in compagnia: il condividere un po' di sudore, le conquiste, le ravanate e le risate con persone speciali!

Chicco: Una bella salita in cui abbiamo azzeccato tempo e modo e alla fine nonostante fossimo all'inizio un po' spaesati per dislivello e difficoltà è stata poi una salita semplice ed una stupenda giornata!

Susanna Grasso & Francesco Caranzano

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