Monte Malinvern e il Canale Dufranc
Queste valli laterali delle Alpi Marittime offrono paesaggi e accoglienze spettacolari senza dover proporre quote elevate come quelle valdostane. Il vallone è profondo e selvaggio, non ci sono tracce umane, un bianco uniforme e soffice per il freddo si estende su entrambi i versanti sotto un lariceto non eccessivamente fitto. Tracce di volpi e lepri vanno e vengono dal fiume prevalentemente ghiacciato. Un branco di camosci e una coppia di cormorani candidati al premio "liciacolò" per questa gita si contendono le nostre attenzioni con corse e schiamazzi.
Quasi ci spiace essere proprio noi a intaccare questa valle selvaggia, ma il binario bianco che ci lasciamo alle spalle è il meno violento, irreversibile e impattante dei binari che possono solcare una valle.
Al locale invernale del Rifugio Malinvern, si accede per un’alta scaletta in ferro dalla quale issiamo anche zaini e sci, il pomeriggio trascorre tra un tè, un po’ di brodo, qualche passeggiata attorno al rifugio seguendo tracce di non meglio identificati animali.
Il Malinvern, il monte, non si mostra. Resta tra le nubi basse lasciandoci nel dubbio se il passo del lupo di cui parla la relazione sia alla destra o alla sinistra dell’evidente costone roccioso che fronteggia la vetrata del rifugio. Un rapido scambio di messaggi con la gentilissima gestrice del rifugio è però sufficiente a fugare ogni dubbio: domani, prima dell’alba, andremo a destra.
Notte, stelle, temperatura interna che scende verso i 5 gradi, luna e il Malinvern si convince finalmente a mostrarci il suo profilo nord, il canale che vorremmo salire rimane però nascosto. Sveglia per le 5, tè caldo per tutti mentre il monte riposa ancora sotto un nuovo velo di nuvole,
Alle 6 stiamo siamo già al lavoro costruendo il nostro effimero binario in direzione della parete nord. Quando ci siamo difronte pieghiamo a destra verso il passo del lupo per costeggiare la balconata nord-ovest. Non volendo ricorrere a cremagliere, il nostro binario comincia a percorrere un periodico zig zag.
Un numeroso stormo di corvi si rigira in ammassi tridimensionali sopra il vallone fino a quando non raggiungiamo la base del canale e le nuvole scompaiono, rispetto al solito è piuttosto presto e il cambio d’assetto può avvenire con calma: tra un rampone e una piccozza, mentre leghiamo gli sci sullo zaino, ci concediamo un sorso di tè e qualche battuta ricompattando il gruppetto.
Canale bello, rettilineo e ben incassato tra le rocce questo Dufranc. Si sale volentieri: buona neve e ottimo ambiente, un paio di strettoie lasciano il dubbio se dovremo levarci gli sci in discesa.
Alle dieci siamo sul colletto al sole, vallone della Lombarda, la valle Stura là in fondo. Le vallate francesi del parco delle meraviglie e a sud la valle Gesso, il Monviso sempre presente nelle gite piemontesi a svettare su tutti con la sua cresta est ben illuminata.
La discesa è buona e di soddisfazione, la neve non è troppa ma si lascia incidere. Le due strettoie ci costringono a lasciare un po’ di ptex sulle rocce ma si lasciano oltrepassare, in basso il canale si allarga leggermente fondendosi col conoide senza una netta divisione, qui la sciata è impagabile.
Si torna al rifugio, si mette a posto e si scivola giù fino alla diga con gli sci che mi fan zoccolo anche in discesa (giuro che sta settimana sciolino) sfruttando il nostro quasi scomparso binario di salita.
Una gita splendida in un ambiente affascinante, quasi mi vergogno ad ammettere sia stata una seconda scelta dopo che le previsioni meteo ci avevano tenuti distanti dalla Valle d’Aosta.
di Mattia Salvi
DI MATTIA SALVI
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