Cho Oyu con gli sci, il racconto di Fabio Beozzi
Il racconto di Fabio Beozzi della prima discesa con gli sci sul Cho Oyu della variante Messner da quota 6900m a 6000m.
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Fabio Beozzi e la prima discesa con gli sci sul Cho Oyu della variante Messner da quota 6900m a 6000m.
Fabio Beozzi
Due giorni fa vi abbiamo accennato al fatto che pur senza il successo della cima, la spedizione Mountain Kingdom al Cho Oyu ha lasciato il suo segno, con la prima discesa in sci della variante Messner. Una discesa che è iniziata a 8100m, soltanto 100m dalla cima, ed è proseguita da 6900 per la variante Messner fino sull'ultimo lembo di neve utile a quota 6000m. Il maestro di sci Fabio Beozzi ci racconta com'è andata.
"Il progetto di Curve sulla Dea Turchese è stato fin dal principio quello di attuare una spedizione sci-alpinistica in alta quota. Con il mio compagno di avventura la guida valdostana Roberto Rossi, abbiamo utilizzato l’organizzazione di Mountain Kingdom per la logistica, ma abbiamo poi agito in modo del tutto autonomo sulla montagna trasportando direttamente il nostro materiale.
L'idea iniziale era di scendere la via normale, realizzando la prima discesa in sci italiana del Cho Oyu; una volta sulle pendici della montagna, mi sono reso conto che vi erano diversi versanti di interesse sciistico, sia sul colosso Himalaiano che sulle splendide montagne vicine...
L'acclimamento, i problemi logistici ed il volere del meteo, hanno limato i miei obiettivi, tanto che la via normale è tornata il principale traguardo sciistico. Ho dormito tre volte a campo 2 a 7200 metri...la prima volta per svolgere le normali procedure di acclimamento ed in quella occasione ho sciato fino a campo 1 su polvere perfetta,un vero sballo!
In seguito nella seconda occasione, Roberto Rossi ed io, reduci da un tentativo di vetta abortito sul nascere a causa di una bufera di vento e neve e scossi da una grossa valanga che si è fermata a pochi metri dalle nostre tende, abbiamo ripercorso il tragitto da campo 2 a campo 1 sci ai piedi godendo ancora di condizioni splendide nonostante la ritirata.
Dopo quel giorno la Montagna si è scatenata, grosse nevicate hanno coperto la Dea Turchese, rischiando di mettere il punto alla spedizione ed a eventuali tentativi di raggiungere la cima. Dopo il tu per tu con la slavina a campo due il mio socio Roberto ha abbandonato il progetto ed è rientrato in Italia. In seguito il meteo è mutato nuovamente, il cielo è diventato sereno e la temperatura è precipitata. Mi sono riportato in alto a campo 2 ed a mezzanotte ho intrapreso la mia ascensione da quota 7200 con una temperatura di -36 gradi.
Fin da subito ho dovuto fare i conti con i miei piedi, lo scarpone da sci nonostante una guaina di neoprene esterna, non garantiva un isolamento adeguato. Dopo innumerevoli soste per frizionare le dita, ho raggiunto quota 8100 e sebbene mi mancasse soltanto il facile plateau finale, dal momento che non sentivo più il piede destro, ho optato per iniziare la discesa negandomi la foto di vetta. Dal punto di vista alpinistico non ho toccato la cima, ma dal punto di vista sciistico, ho mancato solo qualche centinaio di metri pianeggianti dove avrei probabilmente dovuto spingere.
In discesa, su di una neve ventata ed estremamente difficile da sciare, ho percorso la via normale fino a campo 2, superando la fascia gialla di rocce, in un punto sopra il campo tre dove il gradino di roccia era debole, Questo grazie all'aiuto di Cesare Cesa Bianchi che era al campo 3 con i suoi clienti e mi ha guidato via radio fino a questo passaggio evitandomi il lungo traverso a destra. In questo modo ho potuto raggiungere il loro campo e bere dopo non so quante ore; il mio termo infatti era uscito da un buco nella retina del tutone ed era precipitato a valle a quota 7600m.
Dopo la breve pausa a campo 3 ho sciato fino alla mia tenda a campo 2 dove ho passato la notte. L'indomani ho raccolto tutto il mio materiale ed ho continuato la discesa, ma una volta sotto il seracco a 6800 mi sono infilato nel versante Messner che ho ridisceso a sinistra dei seracchi per un pendio molto interessante che inizia sopra ad uno scivolo aperto per trasformarsi in uno stretto couloir che arriva sotto i seracchi sulla conoide finale.
In questo modo sono sceso sci ai piedi della montagna fino a 6000 metri alla base della killer slope e da li, scarponi ai piedi, fino al campo base avanzato arrivando allo stremo delle forze... Una discesa completa della montagna fino all’ultimo lembo di neve.
Se voleste leggere i dettagli di questa salita discesa per farvi un'idea migliore dei fatti, date un'occhiata curvesulladeaturchese.com
"Il progetto di Curve sulla Dea Turchese è stato fin dal principio quello di attuare una spedizione sci-alpinistica in alta quota. Con il mio compagno di avventura la guida valdostana Roberto Rossi, abbiamo utilizzato l’organizzazione di Mountain Kingdom per la logistica, ma abbiamo poi agito in modo del tutto autonomo sulla montagna trasportando direttamente il nostro materiale.
L'idea iniziale era di scendere la via normale, realizzando la prima discesa in sci italiana del Cho Oyu; una volta sulle pendici della montagna, mi sono reso conto che vi erano diversi versanti di interesse sciistico, sia sul colosso Himalaiano che sulle splendide montagne vicine...
L'acclimamento, i problemi logistici ed il volere del meteo, hanno limato i miei obiettivi, tanto che la via normale è tornata il principale traguardo sciistico. Ho dormito tre volte a campo 2 a 7200 metri...la prima volta per svolgere le normali procedure di acclimamento ed in quella occasione ho sciato fino a campo 1 su polvere perfetta,un vero sballo!
In seguito nella seconda occasione, Roberto Rossi ed io, reduci da un tentativo di vetta abortito sul nascere a causa di una bufera di vento e neve e scossi da una grossa valanga che si è fermata a pochi metri dalle nostre tende, abbiamo ripercorso il tragitto da campo 2 a campo 1 sci ai piedi godendo ancora di condizioni splendide nonostante la ritirata.
Dopo quel giorno la Montagna si è scatenata, grosse nevicate hanno coperto la Dea Turchese, rischiando di mettere il punto alla spedizione ed a eventuali tentativi di raggiungere la cima. Dopo il tu per tu con la slavina a campo due il mio socio Roberto ha abbandonato il progetto ed è rientrato in Italia. In seguito il meteo è mutato nuovamente, il cielo è diventato sereno e la temperatura è precipitata. Mi sono riportato in alto a campo 2 ed a mezzanotte ho intrapreso la mia ascensione da quota 7200 con una temperatura di -36 gradi.
Fin da subito ho dovuto fare i conti con i miei piedi, lo scarpone da sci nonostante una guaina di neoprene esterna, non garantiva un isolamento adeguato. Dopo innumerevoli soste per frizionare le dita, ho raggiunto quota 8100 e sebbene mi mancasse soltanto il facile plateau finale, dal momento che non sentivo più il piede destro, ho optato per iniziare la discesa negandomi la foto di vetta. Dal punto di vista alpinistico non ho toccato la cima, ma dal punto di vista sciistico, ho mancato solo qualche centinaio di metri pianeggianti dove avrei probabilmente dovuto spingere.
In discesa, su di una neve ventata ed estremamente difficile da sciare, ho percorso la via normale fino a campo 2, superando la fascia gialla di rocce, in un punto sopra il campo tre dove il gradino di roccia era debole, Questo grazie all'aiuto di Cesare Cesa Bianchi che era al campo 3 con i suoi clienti e mi ha guidato via radio fino a questo passaggio evitandomi il lungo traverso a destra. In questo modo ho potuto raggiungere il loro campo e bere dopo non so quante ore; il mio termo infatti era uscito da un buco nella retina del tutone ed era precipitato a valle a quota 7600m.
Dopo la breve pausa a campo 3 ho sciato fino alla mia tenda a campo 2 dove ho passato la notte. L'indomani ho raccolto tutto il mio materiale ed ho continuato la discesa, ma una volta sotto il seracco a 6800 mi sono infilato nel versante Messner che ho ridisceso a sinistra dei seracchi per un pendio molto interessante che inizia sopra ad uno scivolo aperto per trasformarsi in uno stretto couloir che arriva sotto i seracchi sulla conoide finale.
In questo modo sono sceso sci ai piedi della montagna fino a 6000 metri alla base della killer slope e da li, scarponi ai piedi, fino al campo base avanzato arrivando allo stremo delle forze... Una discesa completa della montagna fino all’ultimo lembo di neve.
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Note:
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