Attraverso il Sempione - sentieri, roccia, neve, ghiaccio di Enrico Serino
Un’esperienza completa, come richiede questo luogo, che va dalla scalata su vertiginose pareti d’erba, o di goulotte ghiacciate dove il meglio che ci si possa aspettare è di imbattersi in una famigliola di cervi, o di pareti su cui gli alpinisti italiani hanno riscoperto la California. E discese e salite su nevi eterne, se non altro nel ricordo che lasciano. E pedalate sui vecchi solchi lasciati dalle carrozze. E profumi (e sapori) di formaggio d’alpe. E incontri (Serino “malato di Sempione” ha vissuto per diversi anni a Simplon Dorf lavorando come casaro): di quelli che forse non cambiano la vita ma di sicuro la premiano.
E tra le tante gemme di questo bel lavoro (peccato che l’autore lo definisca “di ricette”) ne ricordo una: il racconto dal sapore talmudico tessuto attorno a un laghetto a 2’474 metri alle falde del Tochuhorn. Serino vi arrivò alle otto di sera, insieme a un amico con il quale condivideva certe riflessioni filosofiche. “Poco dopo, quando il sole ormai tramontava, eravamo a mollo nell’acqua incredibilmente calda del Rossusee”. Una scoperta che valeva più di qualsiasi filosofia convennero i due. La filosofia, però, era un’altra: “La volta successiva portai anche l’asciugamano, ma il laghetto era evaporato quasi del tutto”.
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