Yannick Graziani, Patrick Wagnon, Christian Trommsdorf - Chomo Lonzo - Piolet d'Or 2005

Intervista all'alpinista francese Yannick Graziani nominato al Piolet d'or 2005 insieme ai compagni di spedizione Patrick Wagnon e Christian Trommsdorf per la traversata delle inviolate cima Nord e cima centrale del Chomo Lonzo.
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Christian Trommsdorf, Patrick Wagnon, Yannick Graziani al Piolet d'or 2005
Giulio Malfer

Grenoble, 10 febbraio 2006
Una bellissima montagna, che supera i 7500m. Due cime inviolate raggiunte in bello "stile leggero". L'avventura sul Chomo Lonzo del team francese composto da Patrick Wagnon, Christian Trommsdorf e Yannick Graziani colpisce per la semplicità e la chiarezza dell'obiettivo. E colpisce per la storia di lunga data che questa cordata ha accumulato nei molti anni trascorsi assieme tra le montagne himalayane. Il Chomo Lonzo per loro è il risultato di unica lunga esperienza in cui i tasselli dell'oggi, della cima raggiunta, combaciano perfettamente con tutte le esperienze passate, come in un lungo cammino in cui ogni passo è imperdibile.


Yannick Graziani, com'è nata l'idea della vostra salita al Chomo Lonzo? Perché la scelta della traversata?
Questa spedizione è nata con l'idea di tentare una cima alta e inviolata. E, dopo la salita di Valery Babanov al Nuptse, ci sembrava perfetto farlo sul Chomo Lonzo, una montagna che non era neanche mai stata tentata: tutto ciò rendeva la sfida ancora più interessante. E, ovviamente, guardando alcune foto scattate l'anno scorso da Jean Christophe Lafaille, la traversata delle cime del Chomo Lonzo era quello che più colpiva...

Quali sono state le caratteristiche e le difficoltà tecniche principali della vostra salita
All'inizio le maggiori difficoltà sono state scegliere dove attaccare (sulla parete est o ovest?). Finalmente, dopo 3 settimane di "ricognizioni", abbiamo deciso di attaccare sulla parete est seguendo una fessura cammino che ci ha condotti a 6800 metri. 400 metri più in alto c'era la cima nord, accessibile nonostante l'incredibile quantità di neve. Così è cominciata la fase clou, "l'engagement": la discesa dei 150 metri fino al colle e poi la salita alla cima centrale, a 7540m. Le difficoltà tecniche superate sono state attorno al 4+/5 in roccia e A2 in artificiale per 6 - 7 tiri. Così raggiungere la cima è stato duro: ci ha richiesto 20 ore non-stop con notevoli difficoltà per trovare la via, navigando su questo colle. A questo si è aggiunta una tempesta sopra i 7350m che ha reso il tutto ancora più difficile.

Il momento più difficile e le difficoltà psicologiche che avete incontrato lungo la via
Oltre alle difficoltà che ho già detto credo che uno dei momenti decisivi sia stato quello della discesa al Colle per poi ripartire: dopo la terza notte a 7050m, risalire in alto, esausti, nuovamente fino alla cima nord con un vento sempre più forte faceva davvero paura.

La scelta dello stile di salita: cos'è per voi lo "stile alpino"?
Stile alpino potrebbe essere un termine sbagliato semplicemente perchè non eravamo sulle Alpi. Direi piuttosto stile leggero. Non siamo "lavoratori," non abbastanza per spendere energie (forze) per rendere la via più sicura. Portiamo quindi quello che possiamo e poi tentiamo la cima. A volte depositiamo del materiale che renderà la cima non solo un sogno, specialmente su una montagna sconosciuta...

Voi da tempo formate un gruppo molto affiatato. Potete presentarci il vostro team? e la vostra storia
Se pensi ai miei compagni di cordata, è l'idea di alpinismo che convidiamo che ha fatto sì che il nostro team abbia resistito nel tempo. Arrampichiamo assieme da 7 anni, e nella spedizione al Chomo Lonzo eravamo in 8 divisi in 3 team. Prima della nostra partenza dalla Francia avevamo programmato di agire come team indipendenti nel caso in cui le nostre vie non fossero nello stesso ordine.

Non è usuale tenere unito un gruppo di alpinisti per così lungo tempo, come ci siete riusciti? C'è un leader e come conciliate le vostre individualità? Avete mai avuto dei momenti di attrito e, se sì, come li avete superati?
Di solito i nostri progetti hanno uno scopo comune: da un paio di anni abbiamo cercato di salire vie nuove, e poi nuove cime. Siamo tre arrampicatori, dividiamo quindi anche il peso dell'attrezzatura, e riusciamo anche ad organizzare meglio l'intensa attività. A volte dobbiamo parlare: ognuno di noi ha il diritto di dire la sua, rischiamo le nostre vita quindi non c'è un leader. Quando ci sono "scontri" durante una salita di solito il problema è solo una questione di comunicazione.

Siete tutti Guide alpine, come conciliate le vostre spedizioni con la vostra attività professionale? Cosa cercate nelle vostre spedizioni?
Prima di essere Guide alpine siamo alpinisti convinti della qualità dell'esperienze in alta quota. Siamo Guide almpine per vivere, solo per vivere. Non siamo pagati per le spedizioni, quindi lavoro per me e quando mi sento in forma sono pronto per partire per i giganti dell'Himalaya. Tento di trovare l'equilibrio tra il lavoro di guida, l'allenamento e tentare le grande cime. Per me l'esperienza alpinistica rimane importante anche dopo essere diventato guida alpina, altrimenti credo che si si perda il punto, qualcosa di importante.

Due cose che vi ha dato questa esperienza sul Chomo Lonzo. Due cose importanti e irrinunciabili?
La Cima centrale, mentre le nuvole sparivano, ci ha regalato una visione straordinaria: l'Everest, il Lhotse, il Makalu... un regalo puro. La seconda cosa, invece, è la sensazione di sentirsi così piccoli ed esausti; capire la debolezza degli esseri umani paragonati a questi giganti.

CHOMO LONZO (7540m), Tibet.
Patrick Wagnon, Christian Trommsdorf, Yannick Graziani (FRA)
Per la traversata cima Nord - cima centrale
Lunghezza: 1500m.
Difficoltà: ED.
Due cime vergini salite in stile alpino.
NOMINATION PIOLET D'OR 2005





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