Tribe a Cadarese: l'intervista a James Pearson dopo la prima ripetizione
La scorsa settimana il climber inglese James Pearson ha effettuato la seconda salita di Tribe che, sebbene non sia mai stata gradata, è considerata una delle vie di arrampicata trad più difficili del mondo. Situata a Cadarese, la via di 30 metri era stata liberata nel 2019 da Jacopo Larcher dopo un corteggiamento di 6 anni. Il 34enne Pearson è riuscito a ripeterla il 21 ottobre 2020, proprio durante l'ultimo giorno del suo viaggio in Piemonte prima di ritornare a casa in Francia.
James, complimenti! Parlaci allora di Tribe
Bene, allora innanzitutto credo che chiunque sia appassionato di arrampicata trad conosca bene Tribe. Io stesso ho arrampicato molto a Cadarese negli ultimi 10-15 anni e ogni volta che venivo qui osservavo la via, ancor prima che Jacopo iniziasse a provarla. È davvero una linea che non si può non notare visto che è proprio sopra il sentiero d'accesso, ho anche pensato che mi sarebbe piaciuto provarla un giorno ma non l'ho mai fatto. Forse perché in fondo pensavo fosse impossibile. Poi quando è nato nostro figlio Arthur, tutti i nostri progetti sono stati sospesi, e mi ci è voluto un po' per ritrovare la mia forma ed impegnarmi in qualcosa di grande e importante come Tribe.
Sei venuto qui specificatamente per questa via?
Sì. Ho pensato che sarebbe stato un progetto a lungo termine e all'inizio Caroline e io avevamo programmato di rimanere qui per tre settimane. So per esperienza che il tempo qui può essere instabile e trovare buone condizioni può risultare difficile, ecco perché avevamo pianificato questo primo viaggio lungo. L'idea era di vedere se riuscivo a fare tutti i movimenti, poi magari tornare qualche mese più tardi per chiuderla, ma in realtà sono riuscito a chiuderla piuttosto velocemente. È stata una gradita sorpresa! Mai in un milione di anni avrei pensato di riuscire a farla in questo viaggio!
Parlaci dell'inizio
All'inizio non ho proprio arrampicato, ho pulito le parti superiori della via che erano bagnate e ricoperte di muschio. Fondamentalmente era una cascata di acqua sporca. Quando finalmente la via si è asciugata ho messo una corda statica e ho iniziato a decifrare i movimenti, poi due sabati fa sono stato raggiunto da Jernej Kruder, che mi aveva scritto per chiedere se potevamo provare la linea insieme. All'inizio non ero proprio sicuro di cosa pensare, non avevo mai provato una via difficile con nessun altro prima, ed ero preoccupato che potesse diventare strano o eccessivamente competitivo, ma in realtà è stato perfetto. Abbiamo lavorato molto bene insieme, scambiandoci le informazioni sulla via, stimolandoci a vicenda per dare il massimo.
Jacopo ci ha raccontato in dettaglio tutta la via dopo la sua prima salita. Cosa ci puoi raccontare dei tuoi sforzi?
Innanzitutto che ho usato esattamente le stesse sequenze di Jacopo, tranne forse per alcuni appoggi sul primo boulder chiave che per me è stato un po' più facile perché sono un po' più alto - devi fare un grande allungo ad una brutta pinza e i miei piedi erano su appoggi migliori rispetto a lui. Sul boulder in alto Jernej fa un grande dinamico per la presa buona, mentre io l'ho fatto come Jacopo: movimenti di grande forza, allo stesso tempo però tecnici e delicati. E anche se non riuscivo a fare tutti i movimenti ogni volta che la provavo, ho deciso di partire dal basso quasi immediatamente per capire meglio la difficoltà della via. E subito sono caduto al secondo boulder in alto, il che è stato incoraggiante. Il mio secondo tentativo è andato ancora meglio: era fine giornata, le roccia era scivolosa, mi sentivo stanco ma siccome non ero sotto pressione sono arrivato al penultimo movimento. È stato allora che ho capito che, forse, non sarebbe stato un progetto così a lungo termine.
Come si sono evoluti quindi i tuoi tentativi?
In realtà non si sono evoluti per niente. Il terzo giorno sono caduto molto più in basso e ho iniziato a preoccuparmi, lunedì ho deciso di fare un giorno di riposo. Martedì sono caduto dalla pinza sul boulder e avevo paura di iniziare una lunga guerra dei nervi. A mezzogiorno ho provato la via nuovamente e sono caduto dopo la pinza. Cominciavo a sentire la pressione ed ero preoccupato di essere fuori tempo massimo e di aver già giocato tutte le mie carte. Ho fatto un altro tentativo a fine giornata, più come allenamento che altro, e sono riuscito a raggiungere il punto più alto, ad una presa dalla zanca. Ero nuovamente in gioco, ma le previsioni del tempo erano pessime e pensavo che un nuovo lockdown potesse essere imminente.
Tutto ciò è successo martedì scorso...
Siamo tornati mercoledì mattina, più tardi avrebbe dovuto piovere e dovevamo ritornare in Francia quella sera stessa. Le condizioni sembravano buone e ho pensato di fare un ultimo tentativo. Caroline mi ha insegnato molto sulle tecniche di visualizzazione e io continuavo ad immaginarmi con la "zanca" finale in mano. Quando sono partito ho arrampicato in modalità pilota automatico, ho tenuto la pinza e poi improvvisamente ho raggiunto quella grande presa. L'avevo visualizzata così tanto che non ho nemmeno gridato di gioia, è stato solo quando ho sentito Jernej urlare dal basso che ho capito di esserci davvero riuscito. Fortunatamente sono rimasto calmo e sono riuscito a salire la fessura di dita di 7b fino in cima. Rispetto al resto, quest'ultima sezione non è difficile, ma potresti comunque cadere e sicuramente non lo vuoi fare!
Forse chi è rimasto stupito più di tutti della ripetizione sei proprio stato tu. Nonostante il tuo passato da arrampicatore trad...
Sono totalmente onesto: la salita è stata completamente inaspettata. Sto bene fisicamente avendo salito un 9a in estate, ma per molti aspetti questa via è più adatta ad un bravo boulderista che ad un arrampicatore sportivo. Sì, è una via trad e non una via spittata, ma nel complesso è una via abbastanza sicura. Certo, ci sono alcune sezioni in cui non bisogna cadere, ma sono relativamente facili. Se sai come piazzare nuts e friends, e se non hai problemi a cadere, allora questa via è ottima.
E la difficoltà?
Beh, come sapete non sono il migliore nel dare i gradi, ho un passato controverso per quanto riguarda l'assegnare delle difficoltà alle vie e tendo ad evitare di suggerire dei numeri. Detto questo, nella mia esperienza Tribe contiene la sequenza di movimenti più difficili che abbia mai fatto su una via trad. Stiamo parlando di un boulder di 7C/8A seguito da un riposo abbastanza buono e poi un altro passo chiave che sarebbe 8A/8B boulder. Questo è un enorme passo avanti in termini di difficoltà rispetto a qualsiasi altra via che io abbia mai salito prima, incluso il mio Le Voyage ad Annot. Le sequenze sono così intense e le prese sono così brutte, eppure in qualche modo tutto funziona, e perfettamente anche! E la cosa fantastica è che è tutta trad! Le prese si aprono quel tanto che basta esattamente dove ne hai bisogno per posizionare dei buoni friend, poi si chiudono per rendere l'arrampicata un po' runout e piccante.
A giudicare dalle tue parole, è una via straordinaria
Assolutamente. Mi piacerebbe vedere altre persone provarla. Non perché è forse la via trad più difficile del mondo, ma perché è così bella e divertente da scalare. Non c'è una sola presa che faccia male, cosa che non accade spesso su vie molto difficili, in più è anche piuttosto facile da "lavorare". È sufficientemente strapiombante per rendere le cadute pulite, ma non troppo strapiombante per rendere complicata la rimozione dei friend. La gente dovrebbe provarla per il puro piacere di salire una via cosi bella!
Non sono parole da poco
Vorrei celebrare l'incredibile visione di Jacopo per Tribe. Ho un enorme rispetto per quello che ha fatto. Anno dopo anno è tornato a provarla, non sapendo se fosse possibile oppure no. Realisticamente, se non fosse stato per lui, la via sarebbe ancora un progetto. Se lui non si fosse calato con la corda dall'alto, se lui non l'avesse pulita e non avesse creduto che fosse possibile, la gente avrebbe continuato a guardarla di striscio dal sentiero, esattamente come ho fatto io, senza rendersi conto che è talmente bella.
Hai parlato prima del vostro piccolo figlio Arthur. In passato hai fatto diverse vie trad molto pericolose in cui hai rischiato la vita. Ora che sei diventato padre, è cambiato il tuo rapporto con il rischio?
Non posso escludere che non farò mai più niente di pericoloso, ma il mio rapporto con il rischio è certamente cambiato notevolmente. Ho fatto le mie salite più rischiose quando avevo 18 o 19 anni, quando pensi di essere superman e che niente ti possa fermare. Solo quando cresci comprendi appieno le conseguenze di una caduta, e che la forza di gravità può essere molto efficiente. Penso che in futuro dovrò analizzare ogni situazione man mano che si presenta e valutare bene i vari pro e i contro. Proprio come ho fatto con Tribe: difficile ma sicura. E' una via davvero fantastica!