Stefano Ghisolfi, arrampicata d’argento nella Coppa del Mondo Lead 2017
Il 12 novembre 2017 l’Inno di Mameli, solo da pochi giorni definitivamente l'Inno d’Italia, ha suonato a Kranj in Slovenia per celebrare il secondo posto di Stefano Ghisolfi nella classifica finale della Coppa del Mondo Lead. La medaglia è storica per l’Italia: solo Flavio Crespi, nel 2005, è finora riuscito a vincere la Coppa del Mondo Lead, mentre il secondo posto era arrivato altre due volte, grazie a Cristian Brenna nel 1998 e Luca Zardini nel 1992, a cui bisogna anche aggiungere la medaglia di bronzo di Crespi nel 2006 e di Brenna nel 2000 e ovviamente anche la vittoria di Dino Lagni nel Campionato del Mondo Lead nel 1999. Con il sipario che ormai si è chiuso sulla stagione agonistica 2017, era arrivato il momento di parlare con Ghisolfi di questa medaglia d’argento.
Stefano, secondo posto nel 2017… un risultato storico!
Per me sicuramente è un risultato storico! Il mio primo podio nella Coppa del Mondo generale e da molti anni al primo posto dei miei obiettivi da molti anni. Anche per l’Italia un risultato storico, nella Lead solo Flavio Crespi è riuscito a vincere nel 2005 (e fare altri 2 podi l’anno prima e l’anno dopo) e Luca Zardini e Cristian Brenna sono arrivati secondi (e Cristian anche terzo un altro anno). Per me è stato un onore arrivare a questo punto e riportare l’Italia sul podio della Coppa del Mondo Lead dopo 11 anni.
Nel 2014 e 2015 eri arrivato 9°, nel 2016 4°, adesso 2°. Te lo saresti mai immaginato ad inizio stagione?
Sì, mi sentivo bene, sapevo che avevo le possibilità di puntare al podio e anche ad una vittoria. Dopo il quarto posto per pochi punti l’anno scorso sapevo di poterci arrivare e volevo salire sul podio, ma da lì a farlo veramente la strada è lunga.
A proposito di strada lunga, ci parli dell’inizio stagione? Tutto è iniziato con la prima gara di Campitello ed il Campionato Europeo, dove eri tra i favoriti, ma poi hai chiuso la gara al 10° posto. Sfortuna? Troppa pressione forse?
L’inizio è stato difficile, ma non così tanto. So come funzionano le gare, si può essere anche più in forma di tutti ma poi basta un piccolo errore e si può arrivare anche ultimi. Il campionato europeo era un obiettivo importante, essere tra i favoriti non è il modo migliore per iniziare una gara e forse questo l’ho sentito. È una cosa che effettivamente non avevo mai provato, non sono mai stato tra i favoriti negli anni scorsi, ero sempre quello che dalle retrovie poteva sferrare un attacco a sorpresa, e magari anche vincere. Essere tra i favoriti è diverso, ti mette in una condizione in cui la possibilità che una gara vada bene sia ridotta a poche posizioni. Se negli anni scorsi reputavo una finale di Coppa del Mondo un successo, adesso non è più così soddisfacente. Adesso arrivare nei primi 8 non è più sufficiente, le aspettative sono altre e quindi deluderle è anche più facile. Ogni anno è più difficile perché mi aspetto di più da me stesso, perché le posizioni da migliorare sono ancora poche, ma sono le più difficili.
Anche a Chamonix stavi benissimo - eri primo dopo la Semifinale - poi invece in finale sei scivolato al settimo posto…
Anche in quell’occasione mi sono ritrovato in una situazione di svantaggio, e non ho saputo gestirla come avrei voluto. Ero primo in semifinale, partivo per ultimo e sapevo che per vincere dovevo necessariamente fare top. Questo non mi ha toccato particolarmente nella prima parte della via, ma verso la fine, vedendo la catena così vicina, non ho gestito i pensieri e ho sbagliato un passo che non era duro, ma difficile da eseguire. Non ero concentrato su quello che stavo facendo ma su cosa stavo per fare. Ma va bene così, è stata un’esperienza nuova e in questo modo ho le conoscenze per affrontarla in modo diverso la prossima volta che capiterà, e forse riuscirò a gestirla.
Poi hai ingranato la marcia giusta con Briançon, Edimburgo e Wujang, 3°, 2° e 1° rispettivamente. Come ti sentivi? E com’era vincere un’altra volta in Asia?
A Campitello mi sono fatto male a una spalla, ho rallentato con gli allenamenti e ho saltato anche la gara dei World Games. Sono arrivato a Briançon senza aspettative quindi, e rinato dal punto di vista mentale. Anche nonostante il leggero dolore alla spalla sono riuscito ad arrivare terzo, e questo mi ha rimesso in pista per la classifica finale ma anche emotivamente. Edimburgo è stata la conferma, Desgranges ha dominato la finale ma io ero presente, al secondo posto, quello che pensavo mi spettasse quest’anno. Wujiang invece ha mostrato tutte le mie potenzialità, sono riuscito a dimostrare cosa posso fare se tutto va per il meglio, e stranamente questo mi succede solo in Cina.
Romain Desgranges era indubbiamente l’avversario da battere, anche lui alla caccia della sua prima Coppa. Ha avuto una stagione strepitosa, no?
Sì, è stato veramente bravo e si merita questa vittoria, anche considerando la sua ascesa durante gli anni e il fatto che è uno dei più “anziani” scalatori della Coppa del Mondo, comunque è riuscito a mantenere la motivazione e finalmente a raggiungere il suo obiettivo.
Nella penultima gara di Xiamen c’è stato però lo scivolone di Romain, dove ha chiuso al 22° posto….
Il suo errore ha riaperto le porte al titolo, ma sono state subito abbastanza richiuse da un mio errore nella finale di quella gara. A quel punto la distanza era troppa e per rimontare ci sarebbe voluto un miracolo
Comunque per l’ultima gara di Kranj sembravi carico. Ma 78 punti non sono facili da colmare, giusto?
Troppi per una gara. A Romain gli è bastato un nono posto per aggiudicarsi il titolo, e anche se avessi vinto la gara non sarebbe bastato per superarlo. Prima della finale di Kranj la classifica era già definita!
Parlando sempre di quell’ultima gara, eri in finale con altri due ‘boss’, Marcello Bombardi e Francesco Vettorata. Ci parli dello spirito di gruppo di questa nazionale? Quanto è importante?
Ultimamente sta crescendo molto lo spirito di squadra, soprattutto perché sta succedendo più spesso che non sono il solo italiano in finale. Questo aumenta anche le possibilità di condivisione della visione della via, anche se poi tutti i finalisti anche di diverse nazioni condividono le idee. È importante anche a livello mentale, c’è un clima più rilassato in isolamento…
Parlando di nazioni diverse. Fra tre anni ci saranno i giochi olimpici di Tokyo 2020. Quanto è distante quell'orizzonte? Avete già iniziato a prepararvi e cosa dovrai fare?
È ancora distante ma è meglio non sottovalutare il tempo. Questo week end ho provato per la prima volta una gara con il formato olimpico, con speed, boulder e lead, che serviva per selezione per il gruppo dei probabili olimpici italiani che il prossimo anno cominceranno la preparazione olimpica. Ho vinto la gara, ma ho deciso che il mio obiettivo per il prossimo anno rimane la Coppa del Mondo e il Campionato del Mondo Lead. Quindi per quanto riguarda il 2018, ho scelto di non fare parte del primo gruppo italiano che si prepara per gli Olimpiadi perché sarebbe stato troppo impegnativo e avrebbe tolto tempo ed energie a quello che mi interessa veramente l’anno prossimo. Inizierò per conto mio a riprendere in mano la Speed e il Boulder, ma a Tokyo penserò seriamente dal 2019.
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