Simon Gietl, intervista dopo la solitaria della Traversata invernale delle Tre Cime di Lavaredo
Come già riportato, domenica e lunedì scorsi il 35enne alpinista altoatesino Simon Gietl ha completato in solitaria la famosa skyline delle Tre Cime di Lavaredo, salendo con un bivacco Cima Ovest, Cima Grande, Cima Piccola, Punta di Frida e Cima Piccolissima. L’idea della solitaria invernale gli era venuta poco dopo il primo concatenamento, sempre in inverno, di queste cinque cime nel 2017 insieme al tedesco Michi Wohlleben, ma negli anni che sono seguiti non era ancora, come lui stesso ammette, "sufficientemente maturo" per un progetto di questa portata. Ecco i dettagli.
Simon, intanto: come mai da solo?
Avevo semplicemente bisogno di un po’ di tempo per me stesso. Poi era un’idea che mi frullava in testa da quando avevo completato questo concatenamento con Michi Wohlleben nel 2017. Inizialmente l'ho ignorata, poi man mano con il tempo è diventata sempre più forte.
Fino all’altro giorno
Sì. Volevo già tentarla gli anni scorsi, ma per qualche motivo non ci sono mai riuscito. Adesso si è presentata l’occasione: le temperature erano buone per una salita di questo genere e il meteo indicava assenza di precipitazione. In compenso erano previsti venti forti. 60km/h sabato, fino a 80km/h domenica, con le raffiche più forti nella notte tra domenica e lunedì. Martedì sarebbero calati i venti, mercoledì invece davano l’arrivo di neve.
Eri preoccupato?
Per il vento? Molto. Ho un amico che lavora come meteorologo e mi ha spiegato che oramai le previsioni sono molto precise, soprattutto per quello che concerne i venti. Ho deciso quindi di salire sabato e vedere com’era la situazione lì in loco. Ho visto che poteva reggere. Decidere di partire è sempre la cosa più difficile, ma volevo sfruttare questa occasione di temperature alte, mi sembrava ideale e non sapevo se ci sarebbe stata un’altra finestra come quella. Poi alcuni giorni prima avevo anche rifiutato un invito di Vittorio Messini per fare un’altra via insieme, era già troppo dentro il mio progetto. Dovevo andare a provare.
Hai seguito lo stesso concatenamento del 2017?
Lo stesso identico, è a mio avviso il percorso più bello e logico.
Quando sei partito?
Alle 5, domenica mattina, ho incontrato Matteo Mocellin e Alex Faedda al Lago di Misurina erano venuti per fare delle riprese, siamo saliti insieme al rifugio Auronzo poi sono andato avanti da solo, loro avevano un sacco di materiale, io invece avevo lo zaino molto, molto leggero e avevo fretta. Alle 7:30 ho iniziato a scalare.
Come ti sentivi?
Bene! Mi sentivo come se fossi al posto giusto nel momento giusto. Ero contento, sono entrato nel mio elemento e alle 14:00 sono sbucato senza intoppi in cima alla Ovest.
Alle 14? L’altra volta avevi impiegato poco più di due ore!
Sì, ma ero anche quasi quattro anni più giovane! Scherzi a parte, sono stato più lento perché mi sono autoassicurato su quasi tutti i tiri duri. salivo, poi tiravo su lo zaino con il mio materiale. Per questo ci vuole tempo ovviamente. Ho salito senza corda solo i tiri facili all’inizio e la fine sono.
Rispettavi la tua tabella di marcia?
Direi, anzi ero anche un po’ in anticipo. Ero contento perché inizialmente avevo previsto di fare il concatenamento in tre giorni, con due bivacchi, il primo tra la Cima Ovest e la Cima Grande, il secondo tra Punta di Frida e Cima Piccolissima.
Alla fine però l’hai fatto con un bivacco soltanto
Sì, sono sceso velocemente dalla Ovest, erano appena le 16:00 e ho pensato di sfruttare al massimo il tempo che avevo ancora a disposizione, anche perché le temperature erano molto meglio in quel momento rispetto alla mattina seguente. Così ho fatto l’inizio della via Dülfer e ho fissato 120 metri con due corde, con la mia corda singola ed una da 5 mm e mi sono calato nel buio con la lampada frontale.
Una corda da 5mm!
Sì, è molto sottile, lo so. E più la risali, più sembra sempre più fina! Funziona, diciamo però che non sarebbe da manuale.
E il vento com’era?
Allora sabato era forte ma se non ero proprio sullo spigolo, era gestibile. Sullo spigolo sentivi cosa vuole dire vento forte, sia per l’intensità, sia per il freddo. Matteo è riuscito a far volare il drone ma era il limite, il giorno dopo invece no, le raffiche erano troppo forti.
Prima del giorno dopo: hai bivaccato nel canalone tra la Ovest e la Grande
Sabato avevo depositato lì del materiale, un sacco a pelo, un materassino, un fornello e del cibo, avevo tutto quello che mi serviva. Poi ho pensato che magari sarei riuscito a fare il concatenamento in due giorni invece di tre, ed effettivamente è quello che poi ho fatto. Il vento è stato forte durante la notte. Poi, anche se la mattina successiva ho preso paura perché c’erano dei fiocchi di neve, mi sono alzato presto e mi sono scaldato risalendo le fisse.
E' verticale lì, giusto?
Si, sarà V+, un diedro verticale, bellissimo! Ho raggiunto il punto più alto la sera prima, poi sono salito velocemente, alcune sezioni erano ricoperte da uno sottile strato di ghiaccio ma alle 9:20 ero già in vetta alla Cima Grande.
A proposito di ghiaccio, che attrezzatura avevi?
Avevo due ramponi molto leggeri e soltanto una piccozza. Arrampicavo con degli scarponi che sono una combinazione tra scarpetta d’arrampicata e scarpone da alpinismo. Hanno 20 anni ma per questo tipo di salita funzionano ancora benissimo!
Eccoci allora alle 9:20 sulla Cima Grande
Ero molto soddisfatto, stavo andando bene. Avevo con me soltanto un piumino leggero ed un sacco di bivacco per una eventuale emergenza. Sono sceso lungo la via normale e poi sono salito sulla cima Piccola seguendo la via normale. Ero in cima alle 11:45. Poi giù per la nord lungo la Innerkofler e su per la Punta di Frida. Non mi sono nemmeno fermato in cima, mi sono calato subito. Sapevo di aver fatto tanto, ma che davanti a me c’era ancora tanto da fare
Spiegati meglio
Il canale tra Punta di Frida e Cima Piccolissima è uno degli angoli più selvaggi delle Tre Cime. Qui non ci viene quasi mai nessuno e ti senti molto, molto solo. Avevo anche paura che la corda si potesse incastrare, invece ho avuto fortuna.
Nei dintorni c’erano Matteo e Alex
Quando arrampichi senza corda non importa se qualcuno è vicino o distante, non cambia nulla al risultato. A dire il vero, non ho mai avuto la sensazione che ci fossero altre persone. Volevo essere da solo, anche al bivacco anche se sarebbe stato una figata fare delle riprese lì. No, questo era il mio momento.
Hai parlato di fortuna. Un pizzico ci vuole sempre
E io ho avuto una fortuna enorme! Tutto è filato liscio. Non ho mai avuto la sensazione che non fosse la mia giornata. Anzi, sentivo che quelle erano le mie giornate, che tutto stava andando per il verso giusto.
Ti stavi divertendo?
Onestamente? Sulle ultime due cime non più cosi tanto, no. Avevo capito che stavo rallentando, che stavo diventando stanco, e mi sono sforzato a stare molto attento. Alla montagna non importa se sei su un tratto di X° o IV+, se sei senza corda come ero io lì, il risultato è sempre lo stesso. Ho cercato quindi di guardare ogni presa, ogni appoggio, due volte prima di usarli, di non lasciare che la stanchezza mi facesse diventare indifferente. Poi ad un tratto ero sulla Cima Piccolissima e mi sono venute le lacrime agli occhi. Sono stato sopraffatto dall’emozione, di rado ho sentito una gioia cosi in cima ad una montagna. Ero felice, felice di aver potuto vivere questa avventura. Dopodiché sono sceso, alle 15 ero con i piedi per terra al colle. Era stato un lungo viaggio.
Simon, prima hai accennato che ti sarebbe piaciuto provare questa traversata anche in passato
Non so se ci sarei riuscito, difficile da dire. Nel frattempo sono stato molto in montagna, e l’apertura di Can you hear me? sulla Cima Scotoni in particolare è stato un momento importante. Ho pensato che se riuscivo a cavarmela da solo, allora probabilmente ci sei riuscito anche qui.
Sei cresciuto allora?
Sono onesto, credo di essere sufficientemente maturo per questo concatenamento invernale in solitaria soltanto adesso. Devo ammettere con me stesso che in passato non ero pronto per questo progetto. Ho imparato che la cosa più importante non è sapere cosa sei in grado di fare. È molto più importante invece sapere cosa non sei in grado di fare.
A dicembre avevi fatto un’altra salita importante, Pandora sul Pordoi con Vittorio Messini
Giusto. Ho detto a mia moglie che ho iniziato l’inverno con Pandora e ora l'ho finito con le Tre Cime. Sono due salite molto importanti, che cerco di non paragonare tra di loro. Ho la sensazione che quando si confrontano le cose, si finisce sempre per ridurre, per toglie qualcosa. Non ce ne bisogno, specialmente quando le salite sono cosi belle!
All’inizio ci hai raccontato che volevi stare un po’ da solo
Sento il bisogno di andare in montagna, ma sempre di più questo salire verso l’alto non è altro che un tuffarsi dentro di me stesso. Attraverso la montagna riesco a conoscermi meglio, come persona, come sono fatto, con le mie forze ma anche le mie debolezze e paure. E sono arrivato alla conclusione che ho trovato un buon equilibrio interno, e che sono contento così.
La traversata invernale ed in solitaria delle Tre Cime di Lavaredo
Cima Ovest - 2973m: salita Spigolo Scoiattoli (VI), discesa per la Via Normale, con 5 doppie
Cima Grande - 2999m: salita Via Dülfer (V+), discesa per la Via Normale, con 5 doppie
Cima Piccola - 2857m: salita Via Normale (IV), discesa in doppia per la Via Innerkofler
Punta di Frida - 2792m: salita Spigolo ovest (IV), discesa in doppia lungo lo Spigolo est
Cima Piccolissima - 2700m: salita versante ovest (IV+), discesa in doppia lungo la Via Preuss
Link: FB Simon Gietl, www.simongietl.it, Salewa