Robert Leistner libera il suo capolavoro in Elbsandstein, tradizione allo stato d’arte
Le torri di arenaria dell’ Elbsandsteingebirge, vicino a Dresda in Germania, sono conosciute come una delle più antiche aree di arrampicata al mondo, dove alla fine del 19° secolo l'arrampicata ha iniziato a evolversi in attività sportiva. Qui nella ricerca dell’arrampicata libera, quindi senza l’aiuto di mezzi artificiali, sono stati aperti nuovi standard di difficoltà, tra cui i primi 6a e 6b al mondo. Oggi le caratteristiche torri della Sassonia ospitano oltre 22.000 vie d’arrampicate di tutte le difficoltà.
Dunque, l'Elbsandstein si pone storicamente come una delle zone di arrampicata più importanti del mondo, ricca di tradizione e con una rigida etica; nessuna protezione in metallo come nuts e friends per proteggere la tenera roccia, ma invece cordini o fettucce annodate e qualche occasionale grande anello di ferro, piantato rigorosamente dal basso. Inoltre, la magnesite nella parte tedesca dell'Elbsandstein è severamente proibita, cosa che aggiunge un certo quid all’arrampicata che, già di per sé, è impegnativa psicologicamente.
È in questo contesto che bisogna considerare l'ultima salita effettuata l’altro ieri da Robert Leistner, il climber tedesco che è riuscito nella prima libera di "Vertreibung der letzten Idealisten", una via di due tiri sulla parete ovest della torre Nonnengärtner. La prima libera è arrivata circa 14 anni dopo la prima salita, effettuata dallo stesso Leistner nell'estate del 2005, e la via adesso vanta difficoltà fino all' 8c e - ovviamente - lunghi run-out da superare tra piccoli cordini e grandi anelli piuttosto distanziati.
Robert, cosa ci racconti della via?
Allora, innanzitutto fa parte della storia dell'arrampicata qui nell’Elbsandstein. Era stata inizialmente tentata negli anni '80 dall’espertissimo Bernd Arnold, che dopo una serie di tentativi era riuscito a salire fino ad un terzo anello. Lì ha incontrato difficoltà estreme ed è stato costretto ad abbandonare il progetto.
Che tu hai preso in mano nel 2005
Giusto. Quell'estate sono salito dal basso e, aggiungendo altri 5 anelli in giornata, sono riuscito a raggiungere la cima della torre. Anche se ero in cima, non ero felice al 100% perché nella parte alta mi ero spostato verso destra, su terreno più facile e su una classica via di Arnold. L'idea originale però era stata di salire la parte centrale della parete, così sono tornato a settembre e ho raddrizzato la linea.
Con quella prima salita hai completato quello che la stampa tedesca aveva definito come un Meilenstein, una pietra miliare per l'arrampicata nell’Elbsandstein. Ora però sei riuscito nella logica conclusione con la tua prima libera. Quale momento è più importante, la prima salita o la prima rotpunkt?
Beh, le due cose sono due giochi completamente diversi e considero entrambi ugualmente importanti e belli. Offrono sfide e sensazioni diverse, esigono capacità fisiche e mentali molto diverse. Ma per rispondere alla domanda, ricordo con estrema chiarezza quella sensazione di felicità nel 2005 quando finalmente ho raggiunto a cima della torre. Quella gioia è stata quasi più travolgente di quello che ho sentito l’altro ieri.
Il progetto è stato avviato più di da 30 anni fa da Bernd Arnold. Ora che hai completato la linea, l’hai sentito?
Ovvio! Siamo spesso in contatto e l'ho chiamato subito dopo la libera. Mi ha detto che ora il coperchio è stato messo sul barattolo, ovvero si è chiuso il cerchio. Adesso un suo grande sogno è diventato realtà.
Quindi parlaci della via
Allora, è lunga quasi 60 metri, divisa in due tiri. Il primo tiro è alto solo circa 15 metri, un 7c+ sulla scala francese direi, porta ad una buona cengia e rappresenta una buona introduzione a ciò che sta per arrivare. Il mio assicuratore mi ha raggiunto, e da lì ho iniziato i successivi 40 metri circa, con un’arrampicata attorno all’8c. Quindi quasi 60 metri che strapiombano leggermente e continuamente, circa 3 metri in totale. Piccole liste, minuscole tasche, movimenti atletici per passare dei lunghi runout. Devi essere in buona forma, fisicamente ma anche mentalmente.
La via è protetta solo dai famosi anelli?
No, il passo chiave ad esempio è protetto da una fettuccia di kevlar annodato da 5 mm, situata circa 3 metri sotto di te. Richiede una mente lucida, soprattutto perché l'arrampicata porta a sinistra e a destra, seguendo la linea di debolezza della parete. Devi mettere in conto cadute fino a 15 metri. La paura e l’ingaggio mentale sono certamente fattori da dover prendere in considerazione.
Parlaci degli anelli. Come sono fatti?
Il nome Elbsandstein, roccia sabbiosa, fa capire che la roccia qui è morbida, per questo abbiamo il nostro tipo di spit ad anello. I miei tra l’altro sono stati prodotti da mio zio. L'etica qui impone che siano piantati solo arrampicando dal basso. Quindi per prima cosa ho fatto un buco con un trapano, appeso a una piccola presa ed un cliff, poi ho pulito il buco, ho inserito una striscia di piombo e ho martellato dentro il l’anello. Immaginate un chiodo ad anello, largo 20 mm che viene inserito nella roccia per circa 18 cm. Sono abbastanza grandi, ma in compenso non ci è permesso metterli a meno di 3 metri di distanza. Solitamente sono molto più distanziati.
Sono passati 14 anni dalla tua prima salita
Ho provato a liberarla nel 2007, ma dopo alcuni tentativi ho avuto la netta sensazione che non fosse un progetto realistico. All'epoca era troppo difficile per me, quindi ho lasciato perdere. Ma la parete non mi ha lasciato andare via. Durante tutti questi anni ha continuato a perseguitarmi e ogni tanto sono tornato per dare un'occhiata.
Quindi la motivazione è tornata
Certo, hai bisogno della giusta motivazione, è vero, ma è altrettanto vero che hai bisogno di molto di più. Devi essere in forma fisica e mentale e devi anche trovare le condizioni perfette. Ad esempio, senza il vento che soffia dal nord-ovest non hai alcuna chance a salire senza magnesite.
Spiegati meglio
Oggigiorno è permesso in alcune parti dell' Elbsandstein nella vicina Repubblica Ceca di arrampicare con la magnesite, ma qui da noi no. Considero l'arrampicata senza magnesite come una parte essenziale del nostro patrimonio verticale. Arrampicare senza magnesite significa riuscire a fare una via soltanto in condizioni molto precise, che non si presentano molto spesso.
Potrebbe anche essere frustrante?
Qualche volta. Ma usando la magnesite puoi creare condizioni che altrimenti non si verificherebbero naturalmente, mentre, al contrario, fare a meno della magnesite ti costringe a fare le cose più lentamente. È questo processo di attesa, di saper pazientare, che è davvero importante, mentre aspetti il momento in cui Madre Natura ti permette di scalare qualcosa. Quando le condizioni sono giuste la natura e l’uomo si uniscono in una sorta di simbiosi. E quando tutto fila liscio, proprio come l'altro giorno, il risultato è qualcosa di estremamente forte e bello.
Robert ringrazia i suoi sponsor E9, La Sportiva, Petzl
Link: FB Robert Leistner, IG Robert Leistner
Robert Leistner, prima salita di Vertreibung der letzten Idealisten, Elbsandstein, Germania, 2005