Diretta Slovacca sul Denali: prima salita femminile per Chantel Astorga e Anne Gilbert Chase

Intervista con Anne Gilbert Chase dopo la prima salita femminile, la 9° salita assoluta, della famosa Diretta Slovacca sul Denali, ripetuta dal 2 al 5 giugno 2018 insieme a Chantel Astorga.
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Chantel Astorga, assicurata da Anne Gilbert Chase, durante la prima femminile della Diretta Slovacca sul Denali
Anne Gilbert Chase

Dal 2 al 5 giugno Chantel Astorga e Anne Gilbert Chase hanno ripetuto una delle più ambite e temute vie in Alaska, la Diretta Slovacca sul Denali (6194 m). Aperta dal 13 al 23 maggio 1984 da Blažej Adam, Tono Križo e František Korl, nel 2000 questa grande cavalcata lungo la parete sud è stata ripetuta in 60 ore di arrampicata non-stop da Steve House, Mark Twight e Scott Backes, poco dopo la prima ripetizione per mano di Ben Gilmore e Kevin Mahoney. Dopo un primo tentativo nel 2017, Astorga e Chase hanno ora completato quella che è solo la nona salita della via e la prima salita femminile. Colin Haley, che di recente ha salito in velocità la Cresta Cassin, aveva dichiarato senza mezzi termini che la salita di Astorga e Chase "dimostra che loro sono tra i migliori alpinisti al mondo in questo momento." Abbiamo parlato con Anne Gilbert Chase per saperne di più.


Anne Gilbert, puoi parlarci innanzitutto del vostro rapporto con Denali?

Per alcuni anni sia Chantel che io abbiamo lavorato come guide su Denali. Lei ha lavorato dal 2008 al 2011 ed io invece dal 2010 al 2012. Ognuna di noi ha lavorato come guida per un alcuni anni e abbiamo anche trascorso del tempo in altre parti del massiccio, arrampicando per noi stesse. Quindi sì, il Denali è molto speciale per entrambe ed è un posto in cui entrambe abbiamo imparato molto.

Perché la Diretta Slovacca?
Ho sempre pensato che la parete sud del Denali fosse bellissima e anche il versante più sorprendente della montagna. Ho trascorso alcuni anni fare la guida sulla West Buttress e conoscevo quindi la montagna e le diverse vie. Ma è stato solo nel 2015, quando ho salito il Mascioli’s Pillar sulla South Buttress, che ho visto da vicino la parete sud e la Diretta Slovacca. A quel punto ho capito che la volevo salire.

Quanto avevate arrampicato insieme tu e Chantal prima di affrontare la Diretta Slovacca?
Chantel e io ci siamo legate insieme sulla stessa corda per la prima volta lo scorso maggio, quando abbiamo provato a salire la Diretta Slovacca la prima volta. Ci conoscevamo già dal 2010 quando ci eravamo incontrate lavorando come guide sul Denali, ed eravamo rimaste in contatto nel corso degli anni, ma fino ad allora non avevamo mai arrampicato insieme. Dopo il nostro tentativo sulla via slovacca, mio ​​marito Jason Thompson ed io abbiamo chiesto a Chantel di unirsi a noi per una spedizione in India dove abbiamo aperto Obscured Perception (1400m, VI WI5 M6 A0 70°) sul Monte Nilkantha, nel Garhwal, Himalaya, India centrale. Successivamente Chantel e io abbiamo deciso di tentare nuovamente la Diretta Slovacca questa primavera.

Allora come è andata la salita?
Abbiamo arrampicato dal 2 - 5 giugno 2018, raggiungendo la cima il quarto girono, quindi abbiamo trascorso 3 giorni in parete. Nel complesso le cose sono andate sorprendentemente bene. L'arrampicata è stata difficile ma piuttosto lineare e non abbiamo avuto troppi problemi a trovare la via. Il tempo è stato davvero buono per i primi 2 giorni, con nevischio nelle prime ore del mattino ed in serata. Alla sera della terza notte è arrivata una tempesta, eravamo a circa 4800 metri. Faceva molto freddo, nevicava, c’era vento e non c'era posto per bivaccare; quindi abbiamo continuato fino a circa 5400 metri dove c'era un punto per bivaccare sulla Cresta Cassin. Di sicuro queste sono state delle ore difficili. Ma a parte questo... sì, la salita è filata molto liscia. Come tempi siamo state nella media, forse leggermente più veloci degli altri. So che gli italiani ci hanno impiegato 5 giorni l'anno scorso. Ma molto dipende dalle condizioni in cui si trova la via.

E come erano le condizioni quest'anno?
Le condizioni erano piuttosto secche. Guardando le immagini delle precedenti salite, e parlando con altri alpinisti, la parete era decisamente secca. Come periodo eravamo piuttosto in anticipo rispetto agli altri, quindi non è stata una totale sorpresa che la via fosse così, in più quest’anno in generale è stato un anno secco in tutto il massiccio. Ma i tiri di ghiaccio di WI6 non erano in condizioni ottimali e salirli è stato molto più difficile del solito. Detto questo, oltre al bivacco all’aperto della seconda notte, che sapevamo sarebbe stato un rischio, le cose sono filate molto bene e come previsto. Abbiamo raggiunto la cima il giorno previsto e tutto è andato come da programmi. Molto sorprendente, ma davvero bello.

3 bivacchi in parete quindi?
Sì, 3 bivacchi. Il primo nella terminale a 4000 m. Il secondo un bivacco sedute a 4600 m circa, e il terzo sulla Cresta Cassin a 5400 metri circa.

C’è stato un momento chiave?
Ci sono molti tiri duri che sembravano piuttosto difficili a causa delle condizioni, il freddo, la quota, dello zaino pesante e la stanchezza. Ma ci sono 2 momenti in particolare che mi vengono in mente. Il tiro finale di WI6 è stato estremamente difficile a causa delle condizioni. Come ho detto, è stato un anno secco in Alaska e siccome abbiamo salito la via così presto, il ghiaccio non era in buone condizioni come in genere può essere. L'ultimo tiro di ghiaccio era strapiombante e il ghiaccio era pessimo. Questo ha reso l'arrampicata molto difficile. Anche l'ultimo tiro tecnico della via slovacca è stato super difficile. Non abbiamo trovato il diedro d’uscita e abbiamo salito del ghiaccio molto ripido ed un diedro di misto. Oltre alla già di per sé difficile arrampicata, eravamo nel mezzo di una tempesta piuttosto intensa, con neve che ci cadeva addosso da ovunque. Avevamo molto freddo, la visibilità era praticamente ridotta a zero ed avevamo arrampicato per 18 ore. Questo è stato probabilmente il momento più difficile.

Come la giudichi allora questa vostra ripetizione? Per te è stato un passo in avanti rispetto a quello che hai fatto in passato?
Onestamente, ho sempre visto la Diretta Slovacca come una via che volevo veramente salire e sapevo di essere in grado di farlo se avessi avuto la finestra di bel tempo giusto. È sicuramente la via più sostenuta che io abbia fatto, ma per tutto il tempo ho sentito che era totalmente nelle mie capacità. Non ho mai sentito di aver rischiato troppo, o che la via fosse fuori dalla mia portata. Non considero quindi questa salita come un "passo successivo". La considero una bella via dalla quale sono stata attratta, ed ero determinata a salirla. Il caso vuole che si tratti di una mega via sul Denali.

Adesso che l’hai ripetuta, cosa ci dici della prima salita del 1984?
Caspita, i primi salitori sono stati degli uomini duri non c’è dubbio! Hanno trascorso 9 giorni in parete, utilizzando 150 chiodi di roccia e 40 chiodi di ghiaccio. Questo è stato più di 35 anni fa ed è ancora considerata una via molto difficile per gli standard odierni. Quindi sì, penso che fossero cazzuti e avevano una visione straordinaria per aprire questa nuova via sulla parete sud del Denali.

Ultima domanda: come vorresti che la vostra salita fosse ricordata e celebrata? Come una rara ripetizione, la nona, oppure come prima salita femminile?
Per quanto mi riguarda, sono contenta di aver ripetuta la Diretta Slovacca e sono contenta di essere una parte delle altre 8 salite che reputo tutte piuttosto incredibili. Sono orgogliosa di essere su una lista con alcuni dei migliori alpinisti del mondo. Onestamente non mi interessa troppo che siamo state le prime donne a salire la via, e non è stato qualcosa a cui abbiamo pensato mentre la stavamo ripetendo. Tuttavia, se la nostra salita ispira altre donne ad andare sulle grandi montagne e realizzare i loro sogni, allora sono molto favorevole, ma il titolo di "prima salire femminile" non è poi così importante per me.




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