XV Piolet d'or, i candidati
Sono sei le nomination per il prestigioso riconoscimento alpinistico promosso dalla rivista francese Montagne magazine che sarà consegnato a Grenoble il 10/02/2006. Tra queste la salita di Salvaterra, Garibotti e Beltrami sul Cerro Torre.
Eccole, anche quest'anno sono state “svelate” le nomination del Piolet d'or per il 2005. Le magnifiche sei realizzazioni alpinistiche (con i loro altrettanto magnifici protagonisti) che la giuria del prestigioso premio, promosso dalla rivista specializzata francese Montagnes magazine, ha indicato come le migliori del 2005. Sono sei (tutte prime salite, o eccezionali ripetizioni) le candidate 2005, ma il 10 febbraio, a Grenoble, solo ad una andrà la piccozza d'oro. D'altra parte, come in tutti i premi, anche in questo un po' di suspense è d'obbligo… Intanto, però, essere nel gruppetto delle “pretendenti” è già una gran cosa. Perché è inutile nasconderlo: per quello che ormai è considerato l'oscar dell'alpinismo c'è sempre grande attesa, e di conseguenza anche molte aspettative. Tanto che, nel corso dell'anno, ad ogni nuova realizzazione di rilievo il domandare, e domandarsi, se sia (o non sia) da “Piolet” ormai è un gioco ricorrente. Insomma, esserci (tra i candidati) non è per nulla indifferente! E allora vediamo chi (e cosa) è stato messo in corsa per questo 15° Piolet d'or dalla giuria, quest'anno presieduta dall'inglese Stephen Venables. Cominciamo con l'ultima realizzazione in ordine di tempo, quella del Cerro Torre e de “El Arca de los Vientos” che il 13 novembre scorsoè stata portata a termine da Ermanno Salvaterra, Alessandro Beltrami e Rolando Garibotti con una bellissima cavalcata attraverso le pareti est, ovest e nord del Torre. Come molti sapranno sono le stesse pareti della salita del 1959 di Maestri e Egger, una strada che in questi 45 anni nessuno era mai riuscito a ri-percorrere… Aldilà dell'aspetto storico (davvero grande) e delle risapute diatribe se quella ormai antica salita del '59 sia stata o meno effettuata, quello che hanno fatto questi tre alpinisti patagonici è stato davvero notevole, e quindi da Piolet! Da segnalare che questo è il secondo anno consecutivo che l'Italia entra in nomination con la Patagonia, l'anno scorso infatti l'onore toccò a Elio Orlandi, Horacio Codò e Luca Fava con la nuova via sul Fitz Roy Con Robert Jasper e Stefan Glowacz si resta in Patagonia anche per un'altra delle sei candidate, si tratta della nuova via aperta dai due famosi climber tedeschi sull'impressionante parete nord del Cerro Murallion. 27 lunghezze che hanno come punta di diamante un bel 7c+ in libera condito con tratti di A2 e M4. Glowacz e Jasper erano al loro secondo tentativo su questa via che avevano già tentato nel 2004. Una costanza che è stata premiata da un bel successo! Come non manca certo di costanza (ad altissimo livello) l'americano Steve House che con il connazionale Vince Anderson ha centrato sugli 8125m del Nanga Parbat, ma soprattutto sull'impressionante pilastro centrale della parete del versante Rupal, una delle realizzazioni più importanti dell'anno (e non solo). Una nuova via di 4100m di sviluppo, salita con una corsa non stop di 6 giorni, seguita poi da altri due giorni di discesa. Il tutto, come House ci ha abituati, con uno stile “leggerissimo” e assolutamente d'avanguardia. Vero alpine style dunque, addirittura al limite dell'accesso! Basti dire che in discesa (sulla via Messner) i due hanno trovato delle corde fisse ma… non le hanno usate. Questo è lo stile “Steve House”. L'anno scorso l'americano (non senza polemiche) sfiorò la vittoria con la sua salita solitaria del K7… Quest'anno è di nuovo in corsa, e che corsa! Parlando di stile leggero e di solitarie non si può non citare un altro candidato: lo svizzero Ueli Steck. Ill suo Khumbu express ha concatenato in splendida successione le difficili pareti nord del Cholatse (6440m) ed est del Tawoche (6505m) nonché la nord ovest dell'Ama Dablam finoa 5900m. Un tour bello, veloce, naturalmente leggero e anche fuori dagli schemi per la scelta dello Cholatse e del Tawoche, montagne spesso “oscurate” dai mostri sacri della valle del Kumbu (come sua maestà Everest, Lhotse e Nuptse) ma che rappresentano sicuramente una frontiera del moderno alpinismo. Si ritorna su una delle 14 più alte montagne per parlare della nuova via di Denis Urubko e Serguey Samoilov sulla parete sud del Broad Peak (8047m). Ma appunto si tratta sempre di una nuova via e di una cordata leggera e di una salita al limite che ha impegnato i due kazaki per complessivi 8 giorni (6 in salita e due in discesa) su difficoltà di 6b e su muri a 75° su ghiaccio. Una gran bella prima dunque, su uno dei giganti della terra… non è poca cosa! Completa la fila dei candidati la nomination tutta “francese” a Patrick Wagnon, Christian Trommsdorf, Yannick Graziani autori della traversata del Chomo Lonzo, 7500m tibetano, di cui i tre hanno salito le vergini cime nord e centrale. Stile alpino anche per loro attenuato da qualche corda fissa sulla traversata, ma soprattutto una via “ingigantita” dall'aver raggiunto due cime di 7500 metri ancora inviolate. Come dire, alle porte del terzo millennio per chi sa cercare c'è ancora molto da fare. Scorrendo queste candidature sembra chiaro che il Piolet d'or (ma soprattutto l'alpinismo) si orienta sul concetto che “nuovo” e “leggero” è bello! E, in sostanza, premia lo “stile alpino” (anche se più o meno puro). Insomma, l'antica filosofia è sempre più moderna, o meglio la filosofia non invecchia mai! Così, archiviato il Piolet d'or 2004 all'exploit del corposo team russo sullo Jannu, restiamo in attesa del vincitore (della più bella salita) del 2005; una cosa è certa: sarà leggera e bella come tutti i premi! Appuntamento al 10 febbraio! Nella foto il tracciato della parte terminale della via sul Cerro Torre di Ermanno Salvaterra, Rolando Garibotti e Alessandro Beltrami ph arch. E. Salvaterra) |
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