Cina e India: riaprono alcuni passi Himalayani

Primi segnali di disgelo tra Cina e India: riaprono alcuni passi Himalayani. Ma quale futuro per i profughi tibetani?
Un accordo commerciale tra Cina e India recentemente siglato potrebbe aprire nuove prospettive nei rapporti - finora non certo buoni - tra i due paesi e nella vita delle popolazioni che vivono nelle loro zone di confine.
Secondo l’accordo, la Cina riconoscerebbe di fatto la piena giurisdizione dell’India sul Sikkim (una volta regno indipendente tra Nepal e Bhutan, dal ’75 sotto giurisdizione indiana), la regione del Kantchendjonga.

Prima conseguenza di ciò, la riapertura della frontiera posta sul passo di Nathu La, 4.400 metri, oggi poco più di una mulattiera, ma un tempo importante via di passaggio tra Tibet e Sikkim sulla via della Seta.
L’India, dal suo canto, riconosce in questo accordo il Tibet come parte integrante del territorio cinese. E qui sorgono le principali perplessità: questo accordo va considerato uno sgambetto per il Dalai Lama e per tutti i rifugiati tibetani, che avevano finora trovato nell’India un paese ben disposto ad accoglierli? Sembrerebbe di sì, a giudicare dal numero di e-mail di protesta giunte al "Times of India" che per primo ha pubblicato la notizia dell’accordo. Sembrerebbe di no, invece, per il ministro degli esteri indiano che dichiara "Il Dalai Lama? Non credo che la questione della sua partenza dall’India possa essere posta in questa fase".
Reazioni caute, invece, da parte dell’entourage del Dalai Lama: "La visita in Cina di Vajpayee (ministro degli esteri indiano, n.d.r.) spianerà il dialogo tra Sua Santità e la leadership cinese".



Tra le organizzazioni che appoggiano la causa dei rifugiati tibetani c’è un ben giustificato allarme. Ma lo stesso Marco Vasta, dell’Associazione Italia-Tibet, in una recente trasmissione radiofonica non è sembrato così preoccupato dell’accordo, vedendo anche dei possibili effetti positivi. Esso sembra essere nella linea degli accordi commerciali, dichiarati ma formalmente mai scritti - ha detto - che contraddistinguono i rapporti tra Cina e India. Finora è molto più preoccupante la politica di immigrazione dei cinesi nella regione, che sta riducendo i tibetani ad essere una minoranza in casa loro. La situazione non può che peggiorare con la costruzione di una ferrovia che sta per essere ultimata. Inoltre, sembra quasi che gli altri paesi abbiano abbandonato ogni protesta per paura di dispiacere alla Cina, diventata un immenso potenziale mercato ora che fa parte del WTO. Eppure, il suo ingresso nell’economia mondiale potrebbe anche avere gli effetti positivi di una maggiore apertura verso i diritti civili, sia per i cinesi che per i tibetani, che chiedono da sempre lo stauts di "regione autonoma".

Aldo Frezza

Nella foto: Incontro sugli altopiani del Tibet - ph Francesco Tremolada


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