Adventure Movie Awards Days San Candido, alla ricerca dell'avventura
Dal 18 al 20 Luglio a San Candido (Val Pusteria, Dolomiti) si è tenuto il primo Adventure Movie Awards Days. Un viaggio attraverso l'avventura raccontato da Vinicio Stefanello.
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Adventure Movie Award Days 2013: le Dolomiti di Sesto all'alba dal Rifugio Gallo Cedrone
Vinicio Stefanello
Riflettevo in questi giorni sullo spirito dell'avventura. O meglio, diciamo che curiosavo un po' pigramente tra gli appassionati e i campioni che hanno animato la prima edizione degli Adventure Movie Awards Days di San Candido. Facevo, insomma, un po' la parte di quello che sfiorato dalla voglia di lavorare si siede per farsela passare. Così, con questa "indole sfaticata", osservavo i runner, tra cui giganteggiava il "bronzo di Riace" e ultramaratoneta Stefano Gregoretti, mentre un po' più in là splendeva il sorriso disarmante dell'infaticabile Pablo Criado Toca e quell'espressione un po' così, alias da bravo ragazzo, di Marco De Gasperi, che poi ho saputo essere 6 volte campione del mondo di Mountain Running. Guardavo tutto ciò, e mi domandavo: ma che ci azzecca la corsa con l'avventura?
Poi però, mentre riposavo tra i magici boschi, sono stato sorpreso da un rumore ovattato, quasi un soffio di vento, e mi sono apparsi loro, i runners. Saranno stati 10 o 15. Ovviamente andavano di corsa. A testa alta. Belli. Sfoderando un sorriso beato e felice nonostante la salita. Sarà che ero già cotto (anche se avevo passeggiato solo in discesa) ma mi son parsi dei cavalieri medievali quei corridori senza spade e armature. Così ho pensato che forse sì, anche quella del correre, dell'affrontare la fatica pazzesca della corsa in salita, è un'avventura e insieme un'illuminazione. La stessa, forse, che deve aver avuto Michael Wachtler, il filosofo della natura, quando si è imbattuto in quella serie di scoperte fossili, di dinosauri e felci sconosciute, che portano il suo nome. Oppure, e qui invece l'illuminazione (come tutta l'invidia) sicuramente ci sta, quando ha trovato 20 kg d'oro (sic!) vicino al Monte Rosa. E' chiaro: l'avventura di Wachtler è un vero viaggio d'esplorazione alla ricerca del tempo perduto.
Lo si è ben capito nell'intenso e bellissimo incontro della prima serata dove si parlava di "Esplorare per conoscere". Insieme a lui c'era Danilo Callegari. Uno, per capirci, che se deve scalare l'Aconcagua prende la bicicletta e attraversa nell'ordine un lago (il Titicaca a bordo di un canotto gonfiale), due deserti (Salar de Uyuni e Atacama) e poi, appunto, sale la montagna più alta delle Americhe e dell'emisfero meridionale. Insomma, Danilo è uno che la "tira per le lunghe" e per il difficile quasi che l'avventura non gli bastasse mai. Giusto per ribadire il concetto: la scalata dell'Elbrus, che di per sé è già qualcosa, anzi è una delle Seven Summit, lui l'ha fatta seguire da 4000 km di viaggio attraverso 7 stati per ritornare, naturalmente sempre in bicicletta e da solo, a Pordenone, la sua città. Sì, è proprio un bel tipo di "avventuriero" questo Callegari. Un tipo che lì a San Candido, a vederlo sfrecciare di qua e di là, sempre sorridente, ti metteva voglia di seguirlo.
Purtroppo, o forse saggiamente, non ci sono "cascato" e me ne sono rimasto al bar dell'Orso grigio a far finta di pensare alle tante declinazioni dell'avventura. Come quella di Fero, l'eremita dei boschi e delle montagne, che ha negli occhi la natura. Oppure come quella raccontata da Augusto Golin nella presentazione del libro "Erich Abram. Un alpinista bolzanino". Davvero una storia incredibile quella di Abram. Durata un'intera vita: dalla campagna di Russia della seconda guerra mondiale alla prigionia, dalle grandi pareti delle Dolomiti al K2… Un'avventura che ha il sapore di quel tempo che non c'è più. Irripetibile e mai scontata!
A proposito, a me non sembrava poi così scontato che uno spettacolo teatrale, per parole e musica, potesse raccontare veramente quello speciale "modo di essere" e di vivere l'avventura e l'alpinismo di Walter Bonatti. Ma evidentemente l'arte di Vasco Mirandola e le musiche della Piccola Bottega Baltazar fanno piccoli miracoli. Ho cominciato quasi a crederci quando, dopo un viaggio di oltre 10 ore, in sala è arrivata la premiata coppia Grivel (Betta e Gioachino Gobbi). Proprio in quel momento sul palco veniva citato Toni Gobbi, ossia proprio il papà di Gioachino. Casualità, mi sono detto da vecchio cinico del destino. Poi però, il giorno dopo nel sentire quanti mi hanno confessato di essersi emozionati, beh, quasi quasi, alla magia dell'arte ho cominciato a crederci un po' anch'io.
Non ho avuto dubbi, invece, che ci sia qualcosa che ha a che fare con l'ipnotico per certe avventure, o se volete per certi personaggi. Il primo sospetto l'ho avuto con gli andirivieni di Armin Holzer sulla higline fissata in pieno centro di San Candido tra il campanile e una terrazza: c'era talmente tanta gente a testa in su che ho avuto il serio sospetto che qualche cervicale potesse saltare. Ma la prova definitiva l'ho avuta nell'incontro di sabato che aveva come protagonisti Manolo e Alex Bellini.
Ora, so che Manolo è il Mago dell'arrampicata, una vera leggenda. So che Alex Bellini, con le sue traversate in barca a remi dei due Oceani, è un po' un eroe - almeno per quelli che come me seguivano su Caterpillar (per favore non domandatemi cos'è) i suoi collegamenti dal Pacifico. Però non potevo credere a quell'atmosfera che si era creata in sala, mentre loro parlavano di confini verticali e orizzontali. Guardavo quel pubblico attento e rapito e mi domandavo cosa potesse fargli quell'effetto. A questo punto potete anche non credermi, ma godevo di una visuale privilegiata visto che - ancora non ve l'ho detto - mentre facevo finta di pensare al senso di tutto ciò, qualcuno mi buttava sul palco a far da "moderatore".
Dunque ero lì davanti e, tra una breve domanda e l'altra, guardavo quel pubblico quasi in “trance” mentre gli altri due andavano a braccio a raccontare, dialogare ed evidentemente ad affascinare chi li ascoltava. Non ne sono del tutto sicuro, ma qualcosa di magico nelle avventure di Manolo e Alex deve pur esserci. Non domandatemi però cosa sia, per capirlo è meglio che cerchiate di esserci la prossima volta. Perché, ormai l'avrete intuito, non sono il più adatto per raccontarvi né il senso dell'avventura, né quello che è successo veramente agli AMA di San Candido. Lo dimostra il fatto, per esempio, che non ho compreso nemmeno cosa centrasse lo Yoga con tutto ciò. Allo stesso tempo però, quando ho sentito una runner affermare "sono tutta rotta" dopo una delle suddette sessioni, confesso che qualche dubbio mi è venuto.
Nessun dubbio invece su chi siano stati i miei speciali eroi. Saranno stati tra i 30 e 40 e alle sei del mattino sono arrivati al Rifugio Gallo Cedrone. Alle spalle avevano una notte di cammino nei boschi. A guidarli era Massimo Borgatti. Ad aspettarli c'erano gli stessi musicisti dello spettacolo Bonatti: Giorgio Gobbo, Sergio Marchesini e Riccardo Marogna. Così, dopo una meritata colazione, è stato il tempo del concerto all'alba. Illuminate dal primo sole le Dolomiti di Sesto stavano lì a far da meravigliosa quinta, mentre quei ragazzi e ragazze si godevano, un po' stanchi e stralunati, quelle note che salivano al cielo.
E' stato un attimo, ma mi è sembrato di percepire qualcosa molto vicino alla bellezza e anche alla pace e felicità che solo la natura può dare. Mi è sembrato tutto giusto e bello. Anche quando ho sentito che qualcuno di quei ragazzi e ragazze avrebbe dovuto tornare immediatamente a casa perché era di turno al lavoro. Che dire? Forse non sarà estrema, ma anche questa mi è sembrata un'avventura vissuta con il cuore della passione. La stessa che ha ispirato ad Eleonora Bujatti, Andrea Benesso, Tommaso Leonardi e Fabio Cavallari questa "pazzia" degli AMA. Per chi non ci crede l'appuntamento è a San Candido l'anno prossimo, chissà... magari il senso dell'avventura sorriderà anche a voi.
Vinicio Stefanello
ADVENTURE MOVIE ADWARD - I premiati
La prima edizione degli Adventure Movie Awards 2013, conclusa domenica 21, premia 5 film bellissimi ed emozionanti, che a parere della giuria rappresentano al meglio il cinema outdoor di oggi: bellezza delle immagini e storie coinvolgenti e reali.
Il prestigioso GRIVEL Best Movie, che attribuisce per la prima volta il Piolet d’Or in ambito cinematografico, è andato a SHEPESHIFTER, SKIP ARMSTRONG, FORGE MOTION PICTURE.
Il Best of the newbies, riservato agli under 30 o a chi non ha mai presentato un’opera in un festival, è stato attribuito a VANS ITALY MOROCCO, di ALBERTO CHIMENTI DEZANI.
Il KIKU BEST ADVENTURE, che premia la storia più bella e la migliore sceneggiatura, è stato riconosciuto, ex aequo, a THE BUS – A JOURNEY UP NORTH, di JOEY SCHUSLER, e a A PERFECT CIRCLE, di STEPH DAVIS.
Il DOLOMITHOS GREEN AWARD, che premia il film con la più sentita sensibilità ambientale, va a NORTH, dello STUDIO CANOE.
Il MOST ACCLAIMED MOVIE, il premio del pubblico, va a TOM MALECHA per il film HAUTE ROUTE.
Come già annunciato la GOLD BEARD, che va all’avventuriero dell’anno, è stata consegnato ad un entusiasta DANILO CALLEGARI
Poi però, mentre riposavo tra i magici boschi, sono stato sorpreso da un rumore ovattato, quasi un soffio di vento, e mi sono apparsi loro, i runners. Saranno stati 10 o 15. Ovviamente andavano di corsa. A testa alta. Belli. Sfoderando un sorriso beato e felice nonostante la salita. Sarà che ero già cotto (anche se avevo passeggiato solo in discesa) ma mi son parsi dei cavalieri medievali quei corridori senza spade e armature. Così ho pensato che forse sì, anche quella del correre, dell'affrontare la fatica pazzesca della corsa in salita, è un'avventura e insieme un'illuminazione. La stessa, forse, che deve aver avuto Michael Wachtler, il filosofo della natura, quando si è imbattuto in quella serie di scoperte fossili, di dinosauri e felci sconosciute, che portano il suo nome. Oppure, e qui invece l'illuminazione (come tutta l'invidia) sicuramente ci sta, quando ha trovato 20 kg d'oro (sic!) vicino al Monte Rosa. E' chiaro: l'avventura di Wachtler è un vero viaggio d'esplorazione alla ricerca del tempo perduto.
Lo si è ben capito nell'intenso e bellissimo incontro della prima serata dove si parlava di "Esplorare per conoscere". Insieme a lui c'era Danilo Callegari. Uno, per capirci, che se deve scalare l'Aconcagua prende la bicicletta e attraversa nell'ordine un lago (il Titicaca a bordo di un canotto gonfiale), due deserti (Salar de Uyuni e Atacama) e poi, appunto, sale la montagna più alta delle Americhe e dell'emisfero meridionale. Insomma, Danilo è uno che la "tira per le lunghe" e per il difficile quasi che l'avventura non gli bastasse mai. Giusto per ribadire il concetto: la scalata dell'Elbrus, che di per sé è già qualcosa, anzi è una delle Seven Summit, lui l'ha fatta seguire da 4000 km di viaggio attraverso 7 stati per ritornare, naturalmente sempre in bicicletta e da solo, a Pordenone, la sua città. Sì, è proprio un bel tipo di "avventuriero" questo Callegari. Un tipo che lì a San Candido, a vederlo sfrecciare di qua e di là, sempre sorridente, ti metteva voglia di seguirlo.
Purtroppo, o forse saggiamente, non ci sono "cascato" e me ne sono rimasto al bar dell'Orso grigio a far finta di pensare alle tante declinazioni dell'avventura. Come quella di Fero, l'eremita dei boschi e delle montagne, che ha negli occhi la natura. Oppure come quella raccontata da Augusto Golin nella presentazione del libro "Erich Abram. Un alpinista bolzanino". Davvero una storia incredibile quella di Abram. Durata un'intera vita: dalla campagna di Russia della seconda guerra mondiale alla prigionia, dalle grandi pareti delle Dolomiti al K2… Un'avventura che ha il sapore di quel tempo che non c'è più. Irripetibile e mai scontata!
A proposito, a me non sembrava poi così scontato che uno spettacolo teatrale, per parole e musica, potesse raccontare veramente quello speciale "modo di essere" e di vivere l'avventura e l'alpinismo di Walter Bonatti. Ma evidentemente l'arte di Vasco Mirandola e le musiche della Piccola Bottega Baltazar fanno piccoli miracoli. Ho cominciato quasi a crederci quando, dopo un viaggio di oltre 10 ore, in sala è arrivata la premiata coppia Grivel (Betta e Gioachino Gobbi). Proprio in quel momento sul palco veniva citato Toni Gobbi, ossia proprio il papà di Gioachino. Casualità, mi sono detto da vecchio cinico del destino. Poi però, il giorno dopo nel sentire quanti mi hanno confessato di essersi emozionati, beh, quasi quasi, alla magia dell'arte ho cominciato a crederci un po' anch'io.
Non ho avuto dubbi, invece, che ci sia qualcosa che ha a che fare con l'ipnotico per certe avventure, o se volete per certi personaggi. Il primo sospetto l'ho avuto con gli andirivieni di Armin Holzer sulla higline fissata in pieno centro di San Candido tra il campanile e una terrazza: c'era talmente tanta gente a testa in su che ho avuto il serio sospetto che qualche cervicale potesse saltare. Ma la prova definitiva l'ho avuta nell'incontro di sabato che aveva come protagonisti Manolo e Alex Bellini.
Ora, so che Manolo è il Mago dell'arrampicata, una vera leggenda. So che Alex Bellini, con le sue traversate in barca a remi dei due Oceani, è un po' un eroe - almeno per quelli che come me seguivano su Caterpillar (per favore non domandatemi cos'è) i suoi collegamenti dal Pacifico. Però non potevo credere a quell'atmosfera che si era creata in sala, mentre loro parlavano di confini verticali e orizzontali. Guardavo quel pubblico attento e rapito e mi domandavo cosa potesse fargli quell'effetto. A questo punto potete anche non credermi, ma godevo di una visuale privilegiata visto che - ancora non ve l'ho detto - mentre facevo finta di pensare al senso di tutto ciò, qualcuno mi buttava sul palco a far da "moderatore".
Dunque ero lì davanti e, tra una breve domanda e l'altra, guardavo quel pubblico quasi in “trance” mentre gli altri due andavano a braccio a raccontare, dialogare ed evidentemente ad affascinare chi li ascoltava. Non ne sono del tutto sicuro, ma qualcosa di magico nelle avventure di Manolo e Alex deve pur esserci. Non domandatemi però cosa sia, per capirlo è meglio che cerchiate di esserci la prossima volta. Perché, ormai l'avrete intuito, non sono il più adatto per raccontarvi né il senso dell'avventura, né quello che è successo veramente agli AMA di San Candido. Lo dimostra il fatto, per esempio, che non ho compreso nemmeno cosa centrasse lo Yoga con tutto ciò. Allo stesso tempo però, quando ho sentito una runner affermare "sono tutta rotta" dopo una delle suddette sessioni, confesso che qualche dubbio mi è venuto.
Nessun dubbio invece su chi siano stati i miei speciali eroi. Saranno stati tra i 30 e 40 e alle sei del mattino sono arrivati al Rifugio Gallo Cedrone. Alle spalle avevano una notte di cammino nei boschi. A guidarli era Massimo Borgatti. Ad aspettarli c'erano gli stessi musicisti dello spettacolo Bonatti: Giorgio Gobbo, Sergio Marchesini e Riccardo Marogna. Così, dopo una meritata colazione, è stato il tempo del concerto all'alba. Illuminate dal primo sole le Dolomiti di Sesto stavano lì a far da meravigliosa quinta, mentre quei ragazzi e ragazze si godevano, un po' stanchi e stralunati, quelle note che salivano al cielo.
E' stato un attimo, ma mi è sembrato di percepire qualcosa molto vicino alla bellezza e anche alla pace e felicità che solo la natura può dare. Mi è sembrato tutto giusto e bello. Anche quando ho sentito che qualcuno di quei ragazzi e ragazze avrebbe dovuto tornare immediatamente a casa perché era di turno al lavoro. Che dire? Forse non sarà estrema, ma anche questa mi è sembrata un'avventura vissuta con il cuore della passione. La stessa che ha ispirato ad Eleonora Bujatti, Andrea Benesso, Tommaso Leonardi e Fabio Cavallari questa "pazzia" degli AMA. Per chi non ci crede l'appuntamento è a San Candido l'anno prossimo, chissà... magari il senso dell'avventura sorriderà anche a voi.
Vinicio Stefanello
ADVENTURE MOVIE ADWARD - I premiati
La prima edizione degli Adventure Movie Awards 2013, conclusa domenica 21, premia 5 film bellissimi ed emozionanti, che a parere della giuria rappresentano al meglio il cinema outdoor di oggi: bellezza delle immagini e storie coinvolgenti e reali.
Il prestigioso GRIVEL Best Movie, che attribuisce per la prima volta il Piolet d’Or in ambito cinematografico, è andato a SHEPESHIFTER, SKIP ARMSTRONG, FORGE MOTION PICTURE.
Il Best of the newbies, riservato agli under 30 o a chi non ha mai presentato un’opera in un festival, è stato attribuito a VANS ITALY MOROCCO, di ALBERTO CHIMENTI DEZANI.
Il KIKU BEST ADVENTURE, che premia la storia più bella e la migliore sceneggiatura, è stato riconosciuto, ex aequo, a THE BUS – A JOURNEY UP NORTH, di JOEY SCHUSLER, e a A PERFECT CIRCLE, di STEPH DAVIS.
Il DOLOMITHOS GREEN AWARD, che premia il film con la più sentita sensibilità ambientale, va a NORTH, dello STUDIO CANOE.
Il MOST ACCLAIMED MOVIE, il premio del pubblico, va a TOM MALECHA per il film HAUTE ROUTE.
Come già annunciato la GOLD BEARD, che va all’avventuriero dell’anno, è stata consegnato ad un entusiasta DANILO CALLEGARI
Note:
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