Ice World Cup - 5° prova di Kirov, il commento di Erik Svab

La trasferta russa della Ice World Cup 2000 raccontata da uno dei suoi protagonisti.
Ice World Cup, Kirov -Russia
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classifica generale IWC
di Erik Svab
Kirov: 1 - 6 marzo 2000
La carovana della Coppa del mondo di arrampicata su ghiaccio – Ice World Cup 2000 ha seguito la sua strada verso Est. La tappa più esotica e lontana da quello che per tutti noi occidentali è il mondo ‘normale’ è stata quella di Kirov, una città persa nella steppa della grande madre Russia. Già solo il fatto di avere la possibilità di viaggiare e vedere un paese e gente nuova per molti è stata la molla che li ha fatti decidere di prendere parte a questa 5. tappa della IWC. Per quelli che abbiamo già vissuto l’esperienza di Kirov l’anno scorso è stato invece come tornare indietro nel tempo per ritrovare quelle persone e quelle sensazioni che si vivono solo lì.

1 marzo: Mosca – Kirov
Arriviamo all’aeroporto di Mosca nel primo pomeriggio, di nuovo tutti insieme per ritrovare gli amici russi che ci aspettano. Poi via di corsa con il pullman per vedere almeno qualcuna delle meraviglie di Mosca la capitale, l’immancabile Piazza Rossa e il Cremlino. La trasferta russa si presenta come qualcosa di veramente unico: dopo il veloce giro turistico ci aspetta infatti il treno per Kirov, una città di 500.000 abitanti che si trova a 1.200 km da Mosca verso Est. Ci mettiamo tutti nel vagone speciale riservato agli atleti stranieri e russi, e sappiamo che le 14 ore di treno che ci aspettano saranno indimenticabili. Tutti insieme nel vagone letto a bere il vero the russo, si parte la sera da Mosca e si arriva il mattino dopo a Kirov, dopo cene a base di pesce e pollo, dolci russi e vodka.

2 marzo: Kirov
Al mattino eccoci a Kirov, ancora tutti insonnoliti dal viaggio e dalla differenza di ora (in quella parte della Russia sono 2 ore avanti rispetto all’ora europea). Subito ci portano a colazione, poi in albergo e poi via per un tour della città vecchia con i monumenti ai caduti, l’Università, il vecchio monastero e il centro della città. Il primo giorno serve a riprendersi un po’, e cerchiamo tutti di riposarci per i giorni seguenti in cui partirà la competizione vera e propria. Alla sera è ancora festa con i simpaticissimi Pavel–Pasha, Konstantin, Rhimma e gli altri giudici e organizzatori locali.

3 marzo: Open
Siamo nel mitico Gorod Kirov (la città di Kirov), ma il gran freddo siberiano a cui ci eravamo abituati l’anno scorso oggi per fortuna non c’è: gli amici russi dicono che fa caldo perché la temperatura è intorno allo zero… Prima dell’inizio della competizione sfiliamo tutti in fila davanti al pubblico ognuno per il proprio paese. Poi c’è l’apertura ufficiale delle gare con il discorso solenne del sindaco di Kirov (sempre lo stesso), la televisione e l’offerta di pane e sale agli stranieri come simbolo di benvenuto. Dopo questo vortice di avvenimenti ed emozioni possiamo concentrarci sulla struttura, la grande torre di Kirov: una costruzione di 30 metri innalzata dall’inesauribile Pavel Chabalin (quello della diretta russa al Changabang e della prima invernale in Ak-Su) e compagni. Per onorare la tappa russa è venuto anche l’austriaco Max Berger, da quest’anno responsabile del circuito di Coppa del Mondo, che l’anno scorso proprio qui a Kirov ha ottenuto il secondo posto nella gara di difficoltà. Anche quest’anno la presenza di atleti russi in gara è veramente massiccia: in tutto siamo 50 uomini e 15 donne in gara.
Gli open partono per gli uomini su due vie veramente difficili, con strapiombi, tetti e traversi aerei, segno che dalla prima gara di Pitztal in Austria sia le capacità degli atleti che le difficoltà dei tracciati si sono evoluti tantissimo. Con la solita formula del ripescaggio passano in semifinale i migliori 16 atleti, tra cui ben 5 russi.

4 marzo: Semifinali
Il giorno dopo si comincia davvero: nella mattinata si svolgono le semifinali della difficoltà maschili e femminili e nel pomeriggio le qualificazioni della gara di velocità che qui è quasi più importante della difficoltà. Nelle semifinali femminili sono le solite atlete (Kim, Ildi e le russe) a passare di turno, mentre le semifinali maschili riservano già qualche sorpresa sulla via molto selettiva preparata dai tracciatori: continuamente strapiombante con diversi passaggi senza piedi che costringono gli atleti ad evoluzioni e movimenti molto fisici che causano le prime illustri vittime: l’austriaco Bruno Rudisser, fino ad allora terzo nella classifica generale, Pavel Slepnev, il vincitore dello scorso anno e Stephane Husson, già sul podio in altre occasioni, che questa volta, forse distratto dalle bellezze locali, picchia fuori dalle linee subito dopo la partenza. Così oltre ai soliti: Dulac, Bytchkov, Lamiche, Lombard e Gadd in finale passano anche i due sloveni Premrl e Anderle e l’italo/sloveno Svab. Incredibile la partecipazione del pubblico, il tifo sostenuto dalla ‘carburazione’ da Vodka, quella originale, quella russa.

5 marzo: finali

La domenica è festa a Kirov
, la gente comincia ad arrivare già al mattino, a preparare i banchi dove vendono di tutto, dal classico chay (the) ai dolci tipici della regione, dai pesci freddi al Nescafè. Gli atleti arrivano piano, cercano di scaldarsi per le finali, ma la folla è veramente tanta, la gente spinge e tutti vogliono vedere. I bambini inseguono gli arrampicatori per gli autografi (la Russia è l’unico posto al mondo in cui i bambini chiedono autografi ai ghiacciatori…), gli adulti fanno un tifo sfegatato per l’uno o per l’altro. Le finali sono preparate per offrire il massimo spettacolo per il pubblico e per acciaiare i concorrenti fino al midollo: due via da fare in sequenza come se fosse una sola, 60 metri di arrampicata strapiombante con tetti senza piedi e bloccaggi su una mano, se non si arriva in cima alla prima via non si può neanche partire sulla seconda…

Si parte con gli sloveni Aljaz Anderle e Klemen Premrl, che fanno del loro meglio ma non riescono ad arrivare molto oltre la prima via, dopo parte il super-favorito e vincitore dell’ultima gara a Saas Fee, il campione di boulder francese Daniel Du Lac, che sale in catena della prima via, scende, riparte sulla seconda ma non riesce a superare un passaggio complicato, a questo punto però è in testa. Poi tocca a me. Siccome si arrampica a vista e non si possono avere informazioni di nessun tipo non ho idea di cosa abbiano fatto gli altri e impaurito da un terribile traverso orizzontale e in discesa di 7 metri sulla prima via, riesco a trovare una scappatoia direttamente verso l’alto, riducendo così la pressione sugli avambracci e andando poi al top, dopo una sequenza su tetto senza piedi. Una volta sceso cerco di riprendermi per non acciaiarmi subito sulla seconda via. Quando metto le picche sul punto di partenza sono felice, rilassato, mi viene da ridere perché non posso credere di essere riuscito a fare top nella prima via, così parto veramente tranquillo, cerco di sfruttare al massimo i piedi e di riposarmi quando sento l’acido lattico montare negli avambracci: dopo due difficili ristabilimenti in strapiombo e prima della sequenza finale prendo fiato utilizzando gli ultimi minuti del tempo a disposizione per recuperare. Alcuni cauti movimenti mi portano incredibilmente sugli ultimi aerei agganci della seconda via, fino a quando dopo una battaglia di 14 minuti riesco ad unire le becche anche sul punto che segna il top della seconda via.

Mi sembra di essere in un sogno, il pubblico è entusiasta e i 6.000 presenti si fanno sentire. Subito penso che sicuramente tutti i concorrenti sono andati in catena, poi scendo e mi dicono che sono in testa, che anche Daniel è dietro. Dopo di me tocca al russo Bytchkov che l’anno scorso qui a Kirov è arrivato terzo, sale sicuro fino in cima alla prima via, dove però non riesce a trovare una soluzione per l’ultimo tetto e cade. Incredibile! Poi tocca ad Antony Lamiche, uno dei migliori climber francesi che con le sue nuove e stranissime Simond riesce a risolvere le vie egregiamente, arriva anche lui in catena alla prima e anche alla seconda via e così mi passa davanti visto che è stato anche più veloce. Poi tocca al grande Francois Lombard, già vincitore della Coppa del mondo di arrampicata sportiva, del Master di Arco e attuale secondo classificato della classifica mondiale di ghiaccio. Arrampica tranquillo e veloce sulla prima via e va in catena, poi parte sulla seconda, affronta il primo strapiombo, mette male i piedi che gli scivolano e cade. E a me non sembra vero, mi sento come in trance, non riesco a capire cosa succede e come mai ho una fortuna così sfacciata. Poi arriva Willow, come abbiamo soprannominato Will Gadd, sfodera la sua classe (innegabile, anche per quelli a cui sta antipatico), sale le due vie come fossero passeggiate, va in cima alla seconda in meno di 8 minuti. Niente da dire, chapeau! Io mi gongolo del mio terzo posto e non posso non pensare di essere stato così fortunato da riuscire a stare davanti a campioni di questo calibro.

Tra le donne si impone ancora (oramai è un classico) la imbattibile Kim Csizmazia, davanti alla eroina locale di Kirov Margarita Kolodkina e alla sempre verde Ildi Kiss che risale così al secondo posto della classifica generale. Le altre sono tutte russe, in totale 6 sulle 8 finaliste.

Velocità. Dopo le finali della difficoltà si svolgono anche quelle della velocità, in cui si impone ancora una volta il campionissimo russo Yuri Oleinikov che con la sua tecnica mette tutti in riga, secondo ancora il canadese Gadd e terzo un altro russo. Tra le donne vittoria della Kolodkina, portata in trionfo dal pubblico di casa.

Ma il momento più emozionante deve ancora venire, al momento delle premiazioni ufficiali la gente si accalca e non sembra vero doversi presentare davanti ad un pubblico di migliaia di persone che inneggiano il tuo nome. Una sensazione fantastica che ci farà rimpiangere anche questa volta il fatto di dover partire.

6 marzo: Kirov – Mosca
Dopo le premiazioni dobbiamo prendere di corsa l’autobus che ci porta alla stazione e poi saltare sul treno per Mosca. Stanchi, esausti, ma felici, pieni di emozioni nuove e di impressioni uniche stringiamo per l’ultima volta la mano a nuovi e vecchi amici che restano nell’inverno russo di Kirov, con la promessa di rivederci ancora l’anno prossimo. E poi tutti insieme nel vagone, tra vodka e champagne, a festeggiare ancora una bellissima esperienza vissuta in questo mondo variopinto dell’arrampicata.


Dal vostro corrispondente dalla Russia – Erik Svab

Foto di
Lyana Darenskaya - Risk online
(Erik Svab sulla torre di Kirov
Foto Lyana Darenskaya - Risk online)
(Erik Svab sulla via di semifinale
Foto Lyana Darenskaya - Risk online)
(Erik Svab a sinistra e Max Bereger
Foto Lyana Darenskaya - Risk online)
(relax, da destra Will Gadd e Erik Svab
Foto Lyana Darenskaya - Risk online)
Classifica finale maschile
1
Will Gadd Black Diamond CAN
2
Antony Lamiche Naz. Francese FRA
3
Erik Svab Grivel ITA
4
Daniel Du - Lac Grivel FRA
5
Aljaz Anderle Charlet Moser FRA
6
Françoise Lombard Naz Francese FRA
7
Dimitri Bychkov Naz Russa RUS
8
Klemen Premrl   SLO
Classifica finale femminile
1 Kim Csizmazia Black Diamond USA
2 Margarita Kolodkina Naz. Russa RUS
3 Ildi Kiss Grivel HUN
4 Olga Ephiphanova   RUS
5 Marina Okatieva   RUS
6 Tamara Zueva Naz. Russa RUS
7 Nadejda Yakimova   RUS
8 Irina Ryzhenkova Naz. Russa RUS


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