Yosemite valley e l'arrampicata nel paese dei balocchi. Di Jacopo Larcher

Jacopo Larcher racconta l'esperienza della sua prima visita in Yosemite Valley, USA, insieme a Barbara Zangerl, per scalare la via El Nino (5.13c, 800m) su El Capitan e le altre enormi pareti di granito.
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Jacopo Larcher sul quinto tiro, chiamato Galapagos e gradato 5.13b, della via El Nino su El Capitan in Yosemite (5.13c, 800m, Alexander Huber, Thomas Huber, 1998)
François Lebeau

Quest’autunno il climber di Bolzano Jacopo Larcher si è recato per la prima volta in Yosemite Valley. Dopo il suo 9a in falesia e l'8B boulder era finalmente arrivato il momento del suo battesimo sulle big wall più famose del mondo. Ad accompagnarlo la sua compagna di vita Barbara Zangerl, la fortissima climber austriaca che in questi anni si è specializzata nella salita di difficili vie lunghe, come per esempio Die Unendliche Geschichte in Rätikon, Bellavista sulla Nord della Cima Ovest di Lavaredo in Dolomiti e Des Kaisers neue Kleider nel Wilder Kaiser per citare soltanto le ultime tre. Con queste premesse è chiaro che i due avevano come obiettivo una bella big wall, e la scelta è caduta su El Niño, la via liberata da Alexander Huber e suo fratello Thomas nel 1998 sulla parete sudest di El Capitan. Jacopo e Barbara in 8 giorni hanno salito in libera gli 800m di El Niño superando difficoltà fino al 5.13c, il tutto salendo dal basso, senza corde fisse ed alternandosi da capo cordata. Non male come primo impatto, specialmente se si considera che quella della Zangerl potrebbe essere la prima ripetizione femminile.


IL PAESE DEI BALOCCHI di Jacopo Larcher

Quando si pensa alle grandi pareti di granito, il primo nome che viene in mente al 99% degli arrampicatori è senza dubbio "Yosemite"! È proprio li che è nata, e si è sviluppata, l’arrampicata sui big wall, rendendo ben presto "THE Valley" uno dei posti più famosi al mondo per gli appassionati di questa disciplina. Tutti, prima o poi, ci sono passati; chi per salire le lunghissime fessure di granito, chi per giocare sui numerosi blocchi sparsi nella foresta, chi per camminare, o chi ancora per ammirare semplicemente la splendore di El Capitan dai prati sottostanti. Insomma, Yosemite è un posto magico e storico, un enorme parco giochi per tutti gli amanti dell’outdoor!

Nonostante abbia sempre rimandato la mia visita, ho sempre saputo che un giorno sarei andato anche io a giocare su quelle immense pareti di granito. Aspettavo solamente il momento opportuno… Babsi c’era già stata una volta insieme ad Hansjörg Auer 5 anni fa, ma anche lei non vedeva l’ora di ritornarci, così non è stato difficile convincerla :-)

Nonostante scali da più di 15 anni ormai, ed abbia dedicato gli ultimi anni principalmente alle vie lunghe ed all’arrampicata in fessura, ero abbastanza intimorito da El Capitan e dalle sue vie. I racconti di chi ci era già stato, la logistica in parete e le tanto temute fessure off-width mi "spaventavano" un po’! Quindi sono partito senza troppe aspettative, se non quelle di divertirmi e fare esperienza.

Quando sono entrato nella valle, e dopo chilometri di boschi, sono apparsi finalmente l’Half Dome ed il profilo di The Nose, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: WOAH!!! :-D   Mi aspettavo di avere quella reazione, ma non credevo che quelle pareti fossero così imponenti! Le centinaia di altre pareti, e le migliaia di blocchi sparsi nei boschi, rendevano il tutto ancora più invitante. Per un momento mi sono sentito come un bambino che viene portato per la prima volta a Gardaland! Ho immediatamente compreso il motivo della fama di questo parco. La natura, la roccia, gli animali, i grandi spazi, la storia…sono tutti aspetti che rendono questo posto così magico.

Purtroppo ho anche immediatamente constatato che non eravamo gli unici ad entrare nel paese dei balocchi: migliaia di turisti visitano infatti quotidianamente il parco, rendendolo molto meno selvaggio rispetto a quello che mi aspettavo. Restare in coda è una certezza, non importa se si vuole prendere un caffè, andare al bagno, entrare in campeggio… o partire per una via! Mi ci è voluto un po’ per adattarmi a questa situazione, ma in fine dei conti è comprensibile vista la bellezza della valle.

Il primo impatto con l’arrampicata è stato abbastanza traumatico. Le vie più facili, soprattutto quelle in fessura, sono sempre una bella sfida, e più larghe diventano, più i problemi aumentano! Non importa quanto tu sia forte in falesia, li sembra di fare un altro sport :-) Bisogna rimettersi in gioco ed accettare il fatto di doversi confrontare con una realtà diversa. Spesso ci si trova a ripetere alcune vie storiche (ritenute facili), continuando a chiedersi come abbiano fatto gli apritori a salirle, così tanti anni fa, senza friends, visto che all’epoca non erano ancora stati inventati. Alla fine ci preoccupavamo maggiormente per le lunghezze di 5.9/10 in camino/offwidth, che per quelle di 5.13 in placca!

Ben presto abbiamo compreso che la logistica in parete è molto più complicata di quello che ci aspettavamo; tirare su i sacconi, montare il portaledge, calcolare le provviste, ed impacchettare "i bisogni"… non è poi così semplice, e richiede un po’ di tempo, ed umiltà, per imparare.

Ma quando ci si trova a riposare sul portaledge, con quasi 800 metri di vuoto sotto di se, o ci si trova finalmente in cima a El Cap… tutte le fatiche vengono dimenticate e lasciano solo spazio a tanta gioia. E voglia di ricominciare dalla base un’altra volta!

di Jacopo Larcher

VIE SALITE
Jacopo Larcher

Cosmic Debris
5.13b
Tales of Power 5.12b
Fish Crack 5.12b
Separate Reality 5.12a

Barbara Zangerl

Fish Crack
5.12b
Separate Reality 5.12a
Crimson Cringe 5.12a

Insieme

The North Face of Rostrum
, 5.11c, FA 1962, Warren Harding & Glen Denny
El Nino, 5.13c, 30 tiri, 800m. Prima salita in libera: Alexander Huber e Thomas Huber, 1998. Stile della ripetizione di Larcher e Zangerl: dal basso in 8 giorni, senza corde fisse, alternando capo cordata





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