Torrione Cecilia in Grigna e la nuova via Mauro delle montagne
Quasi un anno è passato dall'apertura di Donna Sandra ed eccoci ancora qui davanti a questa parete che ci ha stregato per l'estetica e l'eleganza delle sue linee.
Il progetto estivo di quest'anno prevede la ripresa del tentativo di Aldo Anghileri degli anni settanta, un punto di domanda che non può restare senza risposta, vista l'arditezza dell'idea originale su una parete così affascinante. L'Anghileri con notevole intuito aveva individuato una linea percorribile più a destra di Donna Sandra, ma la sua salita si era interrotta bruscamente ed evidentemente non c'era più stata occasione per lui di riprenderla.
Come l'anno scorso, la regola è la stessa: salire dal basso esplorando man mano la parete per individuare la linea da seguire con la grande incognita della pancia prominente sommitale che pensiamo di salire in centro lungo una linea grigia che l'acqua piovana percorre e "pulisce" regolarmente. Tuttavia è un'ipotesi da verificare sul posto.
Parte Luca Bozzi, esperto dolomitista, che ha il compito di seguire i chiodi di Anghileri fino all'ultimo. Il traverso di 10 metri a destra si rivela molto bello, ma con chiodi molto precari che tuttavia non intimoriscono il nostro che, tranquillo e costante, sale e attrezza una sosta dove la linea piega decisamente verso l’alto.
Lo raggiungo e si riparte. Un primo chiodo a foglia traballante dà accesso a una zona più facile per poi proseguire su parete ripida e impegnativa. Ecco l'ultimo chiodo, un angolare in un buchetto che sa il diavolo come ha fatto l'Aldo a scovarlo. Davvero incredibile come riusciva a chiodare quell'uomo! Luca piazza il primo fix un po' sopra e si cala in sosta per cedermi la guida. Da qui inizia il viaggio su terreno inesplorato. Traverso a destra a un caratteristico buco e proseguo in obliquo cercando di raggiungere una zona della parete che sembra più appoggiata. Non mi rendo conto che i metri passano e mi trovo in una posizione alquanto strana: tacche piccole e arrotondate, piedi messi maluccio, qualche pezzo di roccia dall'aspetto inquietante. Azzardo un movimento per ristabilirmi a destra e tiro un sospiro di sollievo in una posizione di riposo. Una bella fessurina ospita un confortante chiodo Cassin che entra cantando e uno sguardo verso l'alto offre buone prospettive per una salita su roccia lavorata su difficoltà più abbordabili.
Salgo a lungo verso la fantomatica pancia sommitale fino al punto critico in cui devo prendere una decisione per il tiro successivo: destra o sinistra, perché di andare diritto su per lo strapiombo non se ne parla. A sinistra guardo la famosa linea grigia che mi sembra orribile, lunga, difficile e su roccia di dubbia qualità. A destra la pancia strapiombante è meno alta e prominente, ciò che resta di una vecchia frana, probabilmente assestata. E' un terno al lotto, ma sembra che si possa passare. La decisione è presa: attrezzo la sosta e grido "molla tutto". Federico mi raggiunge. Gran bel tiro. Ormai è tardi. Scendiamo al rifugio a riscaldarci, questa parete è sempre più fredda delle altre ...
L'indomani Federico Montagna ha un bel da fare a bussare col martello alla ricerca di punti compatti: non si buca dove suona vuoto! Tuttavia la parete è abbastanza solida e arrampicabile e fa ben sperare per una libera su gradi non estremi. Un ultimo muro e qualche passo impegnativo danno accesso a un provvidenziale e comodo terrazzino. Da qui si esce facile per la Fanny che sale più a destra in un canale.
Ci stringiamo la mano, la via è fatta e non resta che dargli un nome: Mauro delle montagne, dedicata all'amico Mauro Cariboni che ci osserva dal rifugio; Mauro che, come il Barnabo buzzatiano, ha le montagne nel cuore; Mauro che al rifugio Rosalba ha fatto la differenza per più di vent'anni.
di Giovanni Chiaffarelli
SCHEDA: Mauro delle montagne, Torrione Cecilia in Grigna