Solo per vecchi guerrieri per Riccardo Scarian

Il 7/08 Riccardo Scarian ha realizzato la terza salita di Solo per vecchi guerrieri la difficile e bella via aperta da Maurizio “Manolo” Zanolla sulla parete nord de "El Colaz" sulle Vette Feltrine (Dolomiti).
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Riccardo “Sky” Scarian il 7 agosto scorso ha realizzato la terza salita della via aperta e poi liberata da Manolo sulla parete nord de "El Colaz" sulle Vette Feltrine.
G.P. Corona
Riccardo “Sky” Scarian il 7 agosto scorso ha realizzato la terza salita della via aperta e poi liberata da Manolo sulla parete nord de "El Colaz" sulle Vette Feltrine. Come molti ricorderanno la prima ripetizione di questi 4 tiri definiti dallo stesso Riccardo “Una delle vie più belle che abbia mai salito” è stata realizzata da Mario Prinoth il 17 ottobre 2006.

Riccardo aveva affrontato Solo per vecchi guerrieri insieme a Prinoth, poi, come ci racconta nel suo report, aveva dovuto fare i conti con vari imprevisti. A fine stagione 2006 aveva fatto tutte le lunghezze rotpunkt, ma non in giornata… Ma una via come questa (e Riccardo) meritavano qualcosa di più. Appunto, quel momento perfetto che solo i “vecchi guerrieri” sanno cogliere e inseguire!


Solo per vecchi guerrieri di Riccardo Scarian

Autunno 2006
Affascinato dalle stupende foto apparse sui siti internet, e incuriosito dalle difficoltà dichiarate da Manolo sulla sua ultima creazione, decisi d’andarla a provare. Proposi subito l’idea all’amico Mario Prinoth, trovandolo entusiasta e pronto a partire. Decidemmo di tentarla un tiro ciascuno a vista, fin dove ci avesse retto la pompa. La sorte decise che Mario avrebbe aperto le danze: ci entrarono i primi due tiri a vista, con non poca tensione vista la chiodatura XL e la roccia praticamente vergine, zero tracce di polvere bianca, solo qualche spit chilometrico.

Sul terzo tiro Mario salì alto ma nell’ultimo tratto, quello chiave, volò. E volò anche male, a testa in giù! Dopo qualche minuto per riprendersi ritentò, ma ancora venne respinto, riuscendo poi a guadagnare la sosta. Era il mio turno e in top rope caddi all’ultimo movimento. Ora toccava all’ultimo tiro quello chiave dato 8c/9a, ma a metà tiro ci dovemmo arrendere per l’arrivo d’un temporale.

Dopo un mese ritentammo, e riuscimmo a decifrare il rebus di appigli e appoggi dell’ultima lunghezza. Ci tornammo ancora tre volte e la via, piano piano, ci svelò i suoi segreti, un po’ alla volta veniva metabolizzato ogni movimento; eravamo ormai pronti per tentarla seriamente. Purtroppo per impegni vari, io non potei salire con Mario proprio il giorno in cui gli riuscì la via; tornai alcuni giorni dopo per tentarla ma sul terzo tiro caddi, decisi allora di provare subito quello successivo, che feci al primo tentativo, allora mi calai nuovamente sul terzo ma la giornata non girava dal verso giusto, e venni respinto altre due volte.

Qualche settimana più tardi ero nuovamente all’attacco della via, questa volta in compagnia di Bubu Bole, che nel frattempo stava provando la via assieme a Jenny Lavarda. Quel giorno stavo davvero alla grande, e salii fin sotto all’ultimo tiro senza problemi, ma ancora una volta la fortuna non girò dalla mia, e caddi per ben tre volte all’ultimo movimento non tenendo l’ultima presa, proprio davanti alla catena! Incredulo e amareggiato dovetti accontentarmi di aver salito tutti i tiri Rotpunkt, ma non in giornata, rimandando il tutto all’anno successivo.

Intanto passò l’inverno e tra un impegno e l’altro i miei pensieri erano ancora lassù, su quella linea fantastica. Quando arrivò l’estate, finalmente trovai il tempo di poter nuovamente indossare la veste del guerriero. Ormai la maggior parte dei movimenti memorizzati nella mia testa erano svaniti e fui costretto a ricominciare il tutto da capo. Stavolta ero in compagnia dell’amico di tante avventure, Daniele De Candido. Sapevo già che questa sarebbe stata una giornata all’insegna del ripasso, e quindi mi godei la bellissima giornata rivedendo tutti i tiri. Giunti fino a metà dell’ultimo tiro, scarichi di energie e senza pelle sulle dita, decidemmo che forse era meglio andare a berci una birra fresca.

Dopo tre settimane eravamo nuovamente là: questa volta il tema del giorno era quello di ripassare bene l’ultimo tiro, e dopo un’attenta ricognizione riuscii a concatenarlo in top rope: ora mi sentivo davvero pronto per un attacco decisivo.

7 Agosto 2007
La giornata non è delle migliori, ha piovuto tutta la notte, ma viste le pessime previsioni meteo dei prossimi giorni, decido di tentare ugualmente. Mi accompagna l’amico Cristiano, un promettente climber di Primiero: è entusiasta e curioso di vedere questa meravigliosa via, e per me questo è veramente importante, perchè su certe vie ho bisogno dell’energia che ti può dare solo il compagno giusto.

Inizio a scalare e avverto subito delle buone sensazioni, arrampico leggero, sciolto, e arrivo all’inizio del ultimo tiro salendo fluido e sereno. Guardo in alto verso il tiro e avverto salire una certa tensione, in me affiorano i ricordi dell’anno passato: la lunghezza è molto aleatoria e il minimo errore è fatale per la riuscita, sono consapevole che se non entra al primo giro, il tutto si complica terribilmente.

Mi concentro un attimo e parto deciso, arrivo al primo boulder duro, ma forse per la troppa foga non agguanto la presa nel punto giusto: per un attimo la tengo ugualmente ma subito dopo mi ritrovo dieci metri più in basso appeso alla corda, tutte le certezze di qualche istante prima crollate. Sfilo la corda cercando di concentrarmi nuovamente, ma l’energia giusta non arriva... aspetto ancora qualche minuto e decido di riprovare. I primi movimenti li faccio a fatica, tutto l’entusiasmo di prima sembra essere svanito, lontano, arrivo di nuovo al passo dove sono caduto e le incitazioni di Cristiano cariche di energia mi riaccendono, vado deciso: stavolta la presa la stritolo e in un baleno mi ritrovo sul croux finale.

Ora mi dividono soltanto quattro movimenti, so che in una manciata di secondi mi gioco l’intera via. Aspetto qualche attimo che sembra un eternità, mi concentro e entro in una sorta di meditazione profonda, poi parto deciso e con meticolosa precisione punto i piedi sulle rughe disegnate dal tempo, stritolo le infime tacche e agguanto la presa finale. Mi esce un urlo liberatorio come quando stappi una bottiglia di Ferrari molto agitata… è fatta!

Il grado è difficile da attribuire su questo tipo d’arrampicata, e scuramente non è neanche la cosa più importante, comunque sono d’accordo con la difficoltà data da Mario Prinoth e Manolo. Questa è senza dubbio una delle vie più belle che io abbia mai salito, esposizione strepitosa, roccia fantastica, e molto impegnativa per l’aleatorietà dei movimenti e la chiodatura davvero allegra. Complimenti all’apritore, che è riuscito a scovare in questo angolo di roccia una linea straordinaria. Sicuramente da non perdere.

Ringrazio quanti mi hanno accompagnato su questa via, un grazie anche a Montura, Black Diamond e in particolar modo Enzo e Matteo de La Sportiva che mi hanno fornito due artigli speciali. Le foto sono state fatte da G.P. Corona, che ringrazio.

di Riccardo “Sky” Scarian



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