Sembra impossibile, ma è vero: sul Piz Ciavazes nel Gruppo del Sella in Dolomiti c'è ancora spazio per salire qualcosa di nuovo. Questa parete, per certi versi forse la più frequentata in tutte le Dolomiti, è un vero e proprio dedalo di vie ma a scoprire del terreno vergine sono stati gli altoadesini Manuel Stuflesser e Martin Riegler che quest'inverno hanno aperto, e poi liberato, la via Schirata tra le vie Zeni e Non ci resta che piangere. Quest'ultima era stata liberata da Martin Riegler e suo fratello Florian nel gennaio di quest'anno, ma l'idea di Schirata non è venuto da lì, bensì da uno scoiattolo birichino. A Stuflesser la parola.
Schirata, la via dello Scoiattolo
di Manuel Stuflesser
Spesso si legge nella letteratura alpina che gli alpinisti, arrivando sulla cima, hanno già in mente un nuovo obiettivo. La mia cima l'ho raggiunta per la via "Batajan" sulla parete ovest della Seconda Torre del Sella. Nel 2009 stavo per finire la prima salita di questa via quando mi sono accorto per la prima volta di questo tratto della parete. Essendo un giorno freddo e ventoso abbiamo deciso di salire prima la "Via Zeni" e poi continuare la ascensione di “Batajan” nel pomeriggio. Mentre aspettavo alla sosta della "Zeni" i miei occhi si sono soffermati a destra su una parete strapiombante e mi sono chiesto se fosse possibile scalarla. Passano tre anni ma questa domanda è rimasta.
Il 20 novembre 2011 ho salito la "Via Italia" e di nuovo i miei occhi fissavano continuamente la parete, sperando che non fosse ancora scalata. Invece ho scoperto chiodi e cordini, dove non avrebbe dovuto esserci niente. Studio gli itinerari e le guide, ma da nessuna parte era descritta una via. Così non mi è rimasto nient'altro da fare che scalare la parete per scoprire se si trattava di una via non documentata o soltanto di un tentativo.
Racconto il tutto a Martin Riegler e qualche giorno dopo ci troviamo sotto la parete. Saliamo il primo tiro della "Zeni" e ci troviamo alla partenza della linea sconosciuta. Chiodi, cordini e vecchi spit ci segnalano l'itinerario. Arrivato in sosta Martin scopre dietro un sasso una dozzina di vecchi chiodi. Siamo sollevati, perché adesso sappiamo che l'altra cordata è arrivata soltanto fino a qui, e il resto della parete è libera.
Comincio a salire tiro successivo e mi sorprende il fatto che sia abbastanza facile rispetto al tiro appena salito. Mi chiedo come mai gli arrampicatori sconosciuti non abbiano continuato. Martin sale un altro tiro finché il buio ci costringe a scendere. Contenti di poter fare una prima salita riproviamo il giorno dopo, però stanchi dalle fatiche del giorno prima non riusciamo a progredire di molto e anche il tempo non ci aiuta, è arrivato l’inverno!
Il 9 marzo 2012 facciamo un nuovo tentativo e questa volta raggiungiamo la Cengia dei Camosci del Piz Ciavazes. A causa delle grandi difficoltà abbiamo superato alcuni passaggi in artificiale, però Martin è convinto che sia possibile salire tutto in libera. Comincio a disegnare il tracciato della via e guardandolo ci accorgiamo che c'è ancora posto per creare un nuovo tiro di partenza, invece di cominciare salendo il primo tiro della "Zeni". Non ci costa tanto tempo per trovare e salire questa nuova partenza e usiamo il tempo rimanente per provare i movimenti del tiro più difficile. Martin sta salendo il sesto tiro quando all'improvviso grida: "uno scoiattolo!" Guardo in su e vedo l'animale correre lungo la parete. Ci sentiamo un po' miserabili, declassati da uno scoiattolo che corre con leggerezza sulla parete verticale, in un posto dove noi procediamo in modo goffo con materiale pesante. Per questo la via deve prendere il nome dello scoiattolo, ecco quindi il nome Ladino "Schirata".
Il 31 marzo proviamo finalmente la libera. Saliamo i primi tiri cambiando il comando ma il tiro chiave vogliamo provarlo tutti e due. Martin fa il primo tentativo, prima di partire dalla sosta studia il tiro con ansia e poi comincia. Il sole non ha ancora raggiunto la fessura strapiombante, ma Martin supera i passaggi senza grossi problemi e trova un posto per riposare e riscaldarsi le mani gelate. Dopo qualche parola di incoraggiamento da parte mia continua e ci riesce. Calo Martin alla mia sosta e invertiamo i ruoli. Adesso tocca a me, seguo le prese finché anch'io sento la stanchezza e le mani diventano sempre più fredde. Arrivo al riposo, cerco di rilassare le braccia e scaldare le mani. Sono deciso a dare il tutto per tutto, continuo verso l'alto e anch'io riesco a raggiungere la salvezza della sosta. Grido per la gioia! Arrivati in cengia ci sdraiamo sull'erba, contenti di aver aperto una via impegnativa e molto bella, con un tiro chiave che impressiona per la sequenza logica delle sue prese piuttosto buone, ma anche per quanto strapiomba. Schirata, la via del Scoiattolo!