San Vito Lo Capo, la prima volta per arrampicare
San Vito Capo di buona vacanza e arrampicata. San Vito Lo Capo del mondo, recita la cartina turistica offerta in omaggio ai viandanti. Quando, la notte del nostro arrivo, il gentilissimo ospite Signor Vito - di San Vito, appunto – ci annuncia che la prima colazione viene servita in terrazza qualcuno si stringe nella giacca a vento di piumino... ancora non sa che quella stessa giacca l'abbandonerà felice nell’armadio fino al rientro al Nord. Ecco, in tempo di crisi economica, per risanare l’economia nostrana suggeriamo ai locali una “tassa sul sole” da imporre a chi proviene da terre meno fortunate e più settentrionali.
Il tratturo in terra rossa si snoda per qualche chilometro, con la bastionata di roccia che, già a guardarla, è una promessa. Da un lato i sogni d'arrampicata e un mare azzurro e liscio come olio dall’altra. Mare, mare, mare e ancora mare, ovunque, presenza ossessiva, catarsi dell’uomo delle pianure. Sì, è il mare la pietra filosofale di San Vito che trasforma qualche seppure interessante falesia in oro per il climber.
Cala Mancina, calcare marino. Never sleeping wall, muro strapiombante a canne e “cavolfiori”. Crown of Aragon, Salinella con tutti i suoi settori. C'è tanto da arrampicare. E soprattutto ce n’è per tutti i gusti, colori, tipologia di roccia, difficoltà, ci si può avventurare persino nel Deep Water Solo di Cala Firriato. Se San Vito è “Lo Capo del mondo”, l'arrampicata fa parte del mondo tutto.
C'è rimasta una visione. I delfini (due, no tre, quattro, cinque e alla fine abbiamo perso il conto) si esibiscono in salti acrobatici dentro e fuori dall’acqua a pochi metri dalla riva, quasi ad invitarci. E bagno sia! nonostante nessuno di noi abbia contemplato il costume da bagno nella lista degli indumenti da mettere in valigia. A riva, i gabbiani si posano sui mille “penitentes” di roccia lambiti dalla risacca... il panorama è unico.
Altra visione a cui prepararsi prima per evitare lo sguardo “allupato” e la bocca spalancata dietro il vetro della pasticceria è la varietà – e bontà - dei dolci in offerta. Ci sentiamo di raccomandare il “cannolo scomposto” (ripieno del cannolo al centro e lunghe schegge di cialda, da usare come cucchiaio, artisticamente disposte a raggiera nella ricotta).
Tutto questo forse spiega anche il resto. Come il calore dei local, disarmante almeno quanto basta per imbarazzare addirittura il milanese tipico, quello che cambia bar quando il proprietario lo saluta per nome. Per intenderci: appena arrivati, vediamo un turista automunito ringraziare l’equipaggio di una gazzella dei carabinieri che lo ha accompagnato in macchina fino all’albergo. Impensabile...
Ma tutto, forse, si spiega anche con la Storia. Gli Italiani dovrebbero saperlo... San Vito Lo Capo è il sontuoso baricentro delle nostre radici culturali: Romani a Nord, Fenici a Sud e Greci e Ottomani ad Est. E tutto ciò si percepisce a San Vito. Altroché se si sente, anche se non so come. Forse nella austera eleganza del duomo gotico di Erice, nelle antiche attività delle saline di Trapani alla ricerca dell’autentico oro dei popoli, l’oro bianco (n.d.a. il sale). O forse anche nella struggente perfezione architettonica dei promontori di Monte Cofano, della falesia di Cala Mancina, delle Pareti della Cattedrale che si inabissano nel mare.
A proposito dei corsi e ricorsi. Anche l'arrampicata ha la sua parte. Oggi le nuove aperture della Grotta dei Santi. 30 anni fa, Marantonio e Antonioli aprivano Sballo di San Vito al Monte Monaco, mentre Merizzi, Miotti e compagni salivano i primi monotiri alla Scogliera di Salinella, come ben racconta Alessandro Gogna in Mezzogiorno di Pietra (1982).
Quel che resta del viaggio è illuminante... San Vito Lo Capo è un altro sogno che ci regala il Mare Nostrum, il Mediterraneo, meta non remota per climber migratori alla ricerca dei climi miti e della bellezza.
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