Qui io vado ancora, nuova via in Perù per Pedeferri, Palma, Pavan
12/07 Simone Pedeferri, Fabio Palma e Andrea Pavan dei Ragni di Lecco hanno aperto, su una delle grandi pareti granitiche della valle di Quebrada Rurec (Cordillera Blanca, Perù) "Qui io vado ancora". Una gran cavalcata di 540 metri per 15 lunghezze (di cui 12 già liberate) con difficoltà massima di 7c con 7a obbligatorio e 2 lunghezze di A1.
E' successo proprio ieri mercoledì 12 luglio: Simone Pedeferri, Fabio Palma e Andrea Pavan dei Ragni di Lecco hanno aperto, su una delle grandi pareti granitiche della valle di Quebrada Rurec (Cordillera Blanca, Perù) "Qui io vado ancora". Una gran cavalcata di 540 metri per 15 lunghezze (di cui 12 già liberate) con difficoltà massima di 7c con 7a obbligatorio e 2 lunghezze di A1. La via si sviluppa, ed è una cosa da sottolineare, tra i 4100 e i 4600 metri di quota, ed ha richiesto ai tre apritori complessivamente otto giorni di arrampicata in parete. Lo stile di "Qui io vado ancora" propone in prevalenza un'arrampicata di placca su compattissimo granito (e protezioni "con protezioni a tratti molte lunghe" che, come ci descrive Fabio Palma, solo negli ultimi tre tiri si lascia "prendere" dalle fessure: "con la fantastica lunghezza finale di 6c+, oltre 40 metri di fessura a 4600 metri di quota ed esposizione da mozzafiato". Questa nuova via rientra nel progetto "Liberi in Libera" una sorta di viaggio-esplorazione dell'arrampicata che, per il 60° di fondazione dei Ragni di Lecco, vede una decina di Ragni impegnati sulle pareti di tutto il mondo alla ricerca dell'avventura su pareti e vie tutte da inventare e scoprire. "Qui io vado ancora", quindi, è un ulteriore tassello che si aggiunge a "Le berbere et la gazelle" aperta nelle gole di Todra (Marocco) da Simone Pedeferri, Marco Vago e Cesare Bugada ma anche a "E non la vogliono capire" di Fabio Palma, Matteo Della Bordella e Domenico Soldatini sul Monte Ginnircu nel Supramonte di Balnei (Sardegna) ed infine a "Il mio nome è nessuno" al Precipizio di Strem in Val Bodengo aperta da Marco Vago e Simone Pedeferri e poi da quest'ultimo liberata. Ecco come Fabio Palma ci ha descritto "a caldo" Qui io vado ancora, aggiungendo anche una nota sullo stile di apertura che si rifà alle considerazioni di Rolando Larcher dopo la sua recente prima rotpunkt e on-sight di "E non la vogliono capire"... E, pare a noi, anche questo rientra nel gioco e nella "crescita" dei diversi punti di vista. QUI IO VADO ANCORA di Fabio Palma Rurec è una valle dove le margherite gialle hanno rinunciato allo stelo per sopportare il vento rovesciato da due colossi di 6000 metri, con stellate sensazionali e un freddo che ti costringe in tenda già alle sette, e dove il granito non si è piegato alle fessure lasciando in qualche punto a grappoli di erba passi di 6c. Dura tenere il ritmo di Simone che chioda per se stesso, proprio come sembra giusto a me e come è normale per Matteo Della Bordella che Simone cita ridendo due volte dopo partenze da sosta allucinanti. E' una via con tantissima placca e run out lunghissimi, piacerà agli alpinisti scalatori su roccia ma non a chi accetta solo il rischio controllato. I capocordata dovranno correre perchè prima delle 11 fa troppo freddo e per loro andare a vista sarà anche non guardare in basso, mentre il secondo gusterà una scalata piacevole e varia (ma solo il primo va a vista, eh). La sera si è parlato di Boardman e Tasker, Simpson, Jason Smith e Henry Barber, De Donà, Manolo e i ÒnostriÓ Della Bordella e Selva, che qui avrebbero meglio supportato Simone "la bestia". Tutti "Cattivi ragazzi" per cui vale in pieno Here I go again, QUI IO VADO ANCORA, e a loro dedichiamo questa via che non ha l'isolamento di Baffin, la bellezza di Trango o Siguniang, il vento della Patagonia ma... di tutto un po'! LA VIA QUI IO VADO ANCORA (Here I go again), 540 metri, 15 lunghezze, 7c max, due tiri con A1, 7a obbl.. I gradi potrebbero essere molto influenzati dalla quota, da un giorno all'altro un tiro che avevo dato 6c mi è sembrato 7a+!! Solo Simone, fra noi, non ha minimamente risentito degli sforzi ad alta quota. Servono friends fino al 4,5, qualche chiodo in via (speriamo non ne vengano aggiunti altri per nostro rispetto). Portare il martello perchè qui quando fa freddo (gela!) e i chiodi potrebbero uscire. L'attacco è a 4100 metri, l'uscita a 4600 metri di quota. Per aprirla abbiamo impiegato otto giorni in parete. La via è stata aperta da Simone Pedeferri, Fabio Palma e Andrea Pavan. Propone arrampicata di placca fino a L12, con tratti chiodati molto lunghi. Negli ultimi tre tiri compaiono le fessure, con la fantastica lunghezza finale di 6c+, oltre 40 metri di fessura da FR 4,5 a 4600 metri di quota ed esposizione da mozzafiato. La relazione dettagliata sarà pubblicata sul prossimo numero di Stile Alpino e sul sito Ragni Lecco. Per chi sta partendo in Perù e vuole tentarne la ripetizione nelle prossime otto settimane, basta scrivere a stilealpino@ragnilecco.com NB In precedenza un tentativo in Stile Alpino di due giorni su un'altra parete si è arreso, dopo un bivacco a 4550 metri, a 4750 metri di quota a causa di una parete priva di fessure e mancanza di adeguato materiale da bivacco per 4 notti. LO STILE, LE APERTURE, IL RISCHIO Prendo spunto da questa via per rispondere pubblicamente all'amico Rolando (Larcher ndr), che un po' inaspettatamente ha dato dei consigli al nostro stile di apertura. Non ci siamo riconosciuti nelle sue osservazioni. Sulla bellezza di "E non la vogliono capire" il suo giudizio è comprensibile, è la più bella via sarda da me salita, con cinque lunghezze indimenticabili, e la metto alla pari di bellissime vie salite in Wenden e Ratikon, e seconda solo ad Acacia, ma Rolly negli ultimi anni ha aperto alcune delle piu' belle vie del pianeta per cuiÉ si è abituato troppo bene!! I dieci metri di roccia orrenda e i tre tiri di raccordo poco chiodati magari piacerebbero ad Hainz, visto il suo divertentissimo elogio alla roccia Marcia che ha fatto a Trento. Sarei curioso di sentire altri pareri come quelli di Pierino e di Manolo, ma anche di scalatori come me, per cui anche un solo tiro da sogno vale una via. Ma è su quello che Rolly ha chiamato obbligatorio ricercato e pericoloso per sosta e cengie che devo puntualizzare che è stato aperto da Matteo Della Bordella in totale souplesse ed enorme margine; neanche un fremito. Non ha ricercato niente, stava andando avanti come io sul 6b da secondo. Anche sulla ben più pericolosa e obbligata Portami Via (è pericolosa ma è giusto cos“, ci scrisse Steck, che non ama le vie preconfezionate), Matteo volò una sola volta (io otto... level is level...), e gli incredibili run out di quella via, giudicati da tre espertissimi scalatori come fra i più audaci di tutte le Alpi, furono da lui saliti con disinvoltura. La stessa che ho visto qui in Perù in Simone, e ovviamente io che vado con loro mi... adeguo, forse per stimolo e forse perchè sono come loro pur non avendo il loro talento! Simone è un fuoriclasse che ha aperto tante vie mai pubblicate anche forse per la loro impraticabilità, non sono vie sportive anche se, quando non ci sono fessure, ci sono gli spit. Ma sono spit che niente hanno a che vedere con quelli di vie sportive. Sulla Sud della Marmolada, Matteo ha ripetuto Specchio di Sara, che ha spit ma che è alpinistica. Ed Erik Svab mi disse che Portami via gli ricordava, in peggio, Fram. Le nostre vie sono aperte senza trucchi (tipo fare fori intermedi del quattro e progredire per dieci metri prima di mettere uno spit, vergogna! O usare mille astuzie di artificiale dichiarando poi la libera), gli stessi che odia Rolando, ma hanno, oggettivamente, una componente di rischio molto alta (anche se a me la via sarda non sembrava pericolosa!). Per esempio qui in Perù non ci sono tratti letali come su Portami Via ma in diverse lunghezze penso sia proprio meglio non cadere, perchè sono possibili voli di oltre 20 metri su placca, e si è sopra il 6c! Sono vie dove la prestazione sportiva non è tutto: è un po' la nostra firma... Rolando tra un po' riconoscerà il nostro fiuto a scovare pareti grandiose e ancora ricche di linee da sogno. Un'altra l'ho vista un mese fa, ma aprire e' veramente duro... dovrei dire largo ai giovani o ai meno giovani ma fortissimi da tutti i punti di vista come Simone, che qui in Perù è stato semplicemente ignaro della fatica. Sull'uso del binocolo è vero, io sono un po' naif, qui in Perù anche Simone binocolava come un pazzo un'ora al giorno... sarà perchè con l'amico ed espertissimo Ongaro a Kalimnos il binocolo mi ha tradito, e quelli che dovevano essere buconi da 6b si rivelarono croste da 8a. Penso comunque che Rolando abbia individuato il vero nocciolo del frutto apertura: chi apre porta in parete uno stile che riflette la diversa personalità, l'importante è agire, secondo me, senza trucchi, e consci dei propri limiti, chiodando con la massima parsimonia. Io apro cercando di mettere meno protezioni possibili perchè è un aspetto della scalata su parete che mi piace, ed è quindi normale che vada con ragazzi che la pensino come me. Concludo con i complimenti a Rolando per aver tirato otto tiri su dieci a vista; lui sa che gli avevo pronosticato meno di cinque ore e ci sono andato vicino... di Fabio Palma
Nelle foto dall'alto: Fabio Palma durante la libera sul 4° tiro, 7a esposto; Simone Pedeferri in apertura. La parete di "Qui io vado ancora" (arch, Ragni Lecco). |
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