Monte Brione, Arco: la via Giopia. Di Paolo Calzà
Via Giopia, la bella via di arrampicata in artificiale sulla parete nordovest del Monte Brione vicino ad Arco, aperta nel 1990 da Paolo Calzà, Lino Celva e Mauro Giovanazzi e recentemente ristrutturata da Danny Zampiccoli e lo stesso Calzà che ce ne racconta la storia e la dedica ai suoi amici e compagni Mauro Giovanazzi e Davide Pinamonti.
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Via Giopia (6a/A1, 110m) sul Monte Brione, aperta da Paolo Calzà, Lino Celva e Mauro Giovanazzi nel 1990 e ristrutturata da Calzà e Danny Zampiccoli nel 2013.
Paolo Calzà
Vi racconto una storia. Anni fa, con amici aprimmo una via sul Monte Brione. Una montagna che caratterizza la zona. Al centro della Valle, fra Riva, Torbole e Arco, sul versante nord si trova quella parete che per la sua forma colpisce i molti arrampicatori che passano. In particolare quello che colpisce immediatamente é quel suo grande tetto che è impossibile non vedere. Molti anni fa, pensavo ancora all’arrampicata libera e quel tetto lo guardavo sempre per... scalarlo in libera, ma capii subito che era impossibile.
Mi rassegnai, però mi attirava talmente che cominciai a salire i primi tiri. Era uno sfasciume, nulla a che vedere con la roccia caratteristica della Valle. Dopo alcuni metri rinunciai, ma poco tempo dopo quella pulce che avevo nella zucca cominciò a saltare, e ritornai.
Tornai con due amici, Mauro* e Lino*. Quell’anno con Mauro avevamo scalato molto insieme, ripetendo e anche aprendo nuovi itinerari, in Catinaccio, Vallaccia, e sulla cima d’Asta nel Lagorai. Con lui mi divertivo un sacco e ho imparato molto, soprattutto che... ero lento, ma proprio tanto. Mentre lui era un razzo, a fare tutto, forse tutto veramente no, ma quasi... Per farla breve continuava a dirmi: "dai Trota vei che nem". Mitico Mauro.
Comunque quell’autunno bigio e piovoso la salimmo quella via, compreso il tiro del tetto che chiamammo la Mansarda. Lo fece Mauro con alcune peripezie specialmente all’uscita e qualche allungo di chiodi. Con l'ultimo tiro sbucammo in una trincea della guerra e poi, giù con le doppie.
Molti anni passarono ma nessuno la ripeteva quella salita. Un giorno mi chiamò un amico che incontravo spesso in negozio da Walter*, si chiamava Davide*. Mi disse che gli sarebbe piaciuto ripeterla, allora spiegai com’era e gli diedi la relazione. Poi dopo la salita mi chiamò e mi chiese se poteva sistemarla, mi disse anche che il tiro della Mansarda era bellissimo. Gli risposi che mi avrebbe fatto piacere, ma poi... Davide qiell’estate cadde e...
Ogni volta che passavo di lì guardavo la Mansarda e non potevo non ricordarmi di lui e di Mauro... tutte quelle cose che abbiamo fatto assieme, quella sua frenesia di vivere, la stessa che lo ha portato via. Ricordavo Mauro e Davide e quel nostro legame e passione verso questa parete.
Danny* sta per chiudere il Rifugio e mi dice che gli piacerebbe scalare. Gli propongo di risistemare la via della Giopia, anche perchè il tempo fa i capricci e lì stiamo all’asciutto. In un paio di pomeriggi sistemiamo tutto, chiodandola a fix, soste comprese, pronta per essere ripetuta.
Allora, per chi vuol provare un'esperienza a testa in giù su di un tetto di ben 12 metri e forse più, basta che la ripeta tirando fuori quelle stafette comode per vivere l’esperienza di un grande piccolo vuoto
Un saluto, Trota e Danny
*Mauro Giovanazzi, Lino Celva, Davide Pinamonti, Walter Gobbi, Danny Zampiccoli
SCHEDA: Via Giopia, Monte Brione, Arco
Mi rassegnai, però mi attirava talmente che cominciai a salire i primi tiri. Era uno sfasciume, nulla a che vedere con la roccia caratteristica della Valle. Dopo alcuni metri rinunciai, ma poco tempo dopo quella pulce che avevo nella zucca cominciò a saltare, e ritornai.
Tornai con due amici, Mauro* e Lino*. Quell’anno con Mauro avevamo scalato molto insieme, ripetendo e anche aprendo nuovi itinerari, in Catinaccio, Vallaccia, e sulla cima d’Asta nel Lagorai. Con lui mi divertivo un sacco e ho imparato molto, soprattutto che... ero lento, ma proprio tanto. Mentre lui era un razzo, a fare tutto, forse tutto veramente no, ma quasi... Per farla breve continuava a dirmi: "dai Trota vei che nem". Mitico Mauro.
Comunque quell’autunno bigio e piovoso la salimmo quella via, compreso il tiro del tetto che chiamammo la Mansarda. Lo fece Mauro con alcune peripezie specialmente all’uscita e qualche allungo di chiodi. Con l'ultimo tiro sbucammo in una trincea della guerra e poi, giù con le doppie.
Molti anni passarono ma nessuno la ripeteva quella salita. Un giorno mi chiamò un amico che incontravo spesso in negozio da Walter*, si chiamava Davide*. Mi disse che gli sarebbe piaciuto ripeterla, allora spiegai com’era e gli diedi la relazione. Poi dopo la salita mi chiamò e mi chiese se poteva sistemarla, mi disse anche che il tiro della Mansarda era bellissimo. Gli risposi che mi avrebbe fatto piacere, ma poi... Davide qiell’estate cadde e...
Ogni volta che passavo di lì guardavo la Mansarda e non potevo non ricordarmi di lui e di Mauro... tutte quelle cose che abbiamo fatto assieme, quella sua frenesia di vivere, la stessa che lo ha portato via. Ricordavo Mauro e Davide e quel nostro legame e passione verso questa parete.
Danny* sta per chiudere il Rifugio e mi dice che gli piacerebbe scalare. Gli propongo di risistemare la via della Giopia, anche perchè il tempo fa i capricci e lì stiamo all’asciutto. In un paio di pomeriggi sistemiamo tutto, chiodandola a fix, soste comprese, pronta per essere ripetuta.
Allora, per chi vuol provare un'esperienza a testa in giù su di un tetto di ben 12 metri e forse più, basta che la ripeta tirando fuori quelle stafette comode per vivere l’esperienza di un grande piccolo vuoto
Un saluto, Trota e Danny
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