Miška Izakovičová ripete in libera Golden Gate su El Capitan in Yosemite
Quest'autunno Miška Izakovičová si è aggiudicata una bella ripetizione in libera di Golden Gate, la classica big wall su El Capitan nello Yosemite aperta nel settembre 2000 dai fratelli tedeschi Alexander Huber e Thomas Huber.
La 34enne climber di Bratislava ci ha raccontato "Yosemite è uno dei miei posti preferiti al mondo e scalare El Capitan in libera è stato il mio sogno fin da quando ho iniziato ad arrampicare. Dopo aver salito Freerider nel 2018 ho rivolto lo sguardo ad un'altra via, Golden Gate. L'ho provata brevemente nel 2019, ma a quel tempo era troppo dura per me, scalarla mi sembrava assolutamente impossibile."
L'anno scorso Izakovičová ha provata la via brevemente ma era ancora troppo difficile. Nonostante un infortunio alla caviglia questa primavera, è tornata in autunno insieme al climber ceco Karel Nováček e sin da subito le sensazioni erano buone. "Mi sentivo diversa rispetto ad un anno fa, ero molto motivata, fiduciosa e per nulla spaventata. Fin dal primo giorno in Yosemite ho scalato meglio e mi sono sentita più forte che mai." Dopo tre settimane arrampicando in giro per la valle era pronta per un tentativo.
I due hanno portato il materiale fino ai Heart Ledges, poi dopo un giorno di riposo sono ripartiti da terra. Il primo giorno sono saliti fino al Hollow Flake Ledge, il secondo giorno invece fino al primo dei quattro tiri chiave, il cosidetto Downclimb pitch (5.13a) che Izakovičová ha chiuso presto la mattina successiva. Quella sera hanno raggiunto la cengia Tower to the People, avendo però saltato il secondo tiro chiave, il Move Pitch; dopo aver riposato tutto il giorno, Izakovičová ha provato i movimenti con le fresche temperature della sera, riuscendo dopo quasi due ore a decifrare la sequenza del boulder. Era troppo stanca per salire il tiro in libera e quindi l'ha chiuso al primo tentativo la mattina successiva. Faceva troppo caldo in parete e ancora una volta ha dovuto aspettare il fresco della sera per provare il terzo tiro chiave, The Golden Desert (5.13a) ma dopo poco è caduta e si è infortunata nuovamente la caviglia. La mattina successiva era determinata come non mai di continuare, anche perché il brutto tempo stava per arrivare, ma con la caviglia gonfia non è riuscita a salire il tiro. Nel pomeriggio quindi cambio di tattica: due tentativi sull'ultimo tiro chiave, il A5 Traverse, ma anche qui non è passata. "A questo punto pensavo seriamente che non avrei salito la via, dato che avevamo solo un giorno davanti a noi e dovevamo ancora arrivare in cima. Quella sera non ho scalato e ho deciso che il mattino successivo avrei riprovato sia il Golden Desert che il A5 Traverse. Volevo dare tutto quello che avevo, anche se sembrava improbabile che sarei riuscita a chiudere i tiri." Fortunatamente la notte ha portato consiglio: presto la mattina successiva ha liberato Golden Desert, poi sul A5 Traverse ha lottato come non mai in vita sua. "Da circa metà tiro sono quasi caduta ad ogni singolo movimento, avevo crampi agli avambracci costantemente, ma in qualche modo mi sono rifiutato di mollare e alla fine ho chiuso il tiro!". Da qui altri 5 tiri, dopo 6 giorni in parete, hanno portato velocemente in vetta a El Cap.
Dopo la salita ha raccontata "Golden Gate è di gran lunga la via più difficile che abbia mai salito. Per me questa via ha un enorme valore perché ho salito la via dal basso, affrontando ciascun tiro da capocordata. Ho salito in libera ogni singolo tiro e ho recuperato quasi tutto il materiale da sola. Ripetere la via in questa maniera era esattamente come avevo sognato di fare, e ancora adesso non riesco a credere di esserci riuscita."