Mezzogiorno di pietra e quei capolavori d’arrampicata in Sardegna da non dimenticare
Penso che chiunque della "vecchia guardia", ossia chi scalava tra gli anni '70 e '80, abbia sentito parlare di Mezzogiorno di Pietra. Questo libro di Gogna & Compagni rimane tra le icone di una generazione per la quale arrampicare significava esplorare, ed in questo caso l'avventura ben si mischiava con i profumi della macchia mediterranea. Nonostante gli anni passino e le mode cambino alcune vie con le loro storie intramontabili restano sempre li, immerse tra le gole e i profumi dell'isola. Aspettano solo che qualche alpinista preferisca pernottare tra i boschi del Supramonte, magari in compagnia di qualche cinghiale anziché rilassarsi al sole di Cala Gonone.
Certo bisogna un po' faticare, tra le sfide da intraprendere per raggiungere le rinomate perle si annoverano: la lotta con i rovi durante gli avvicinamenti, la fuga dai cinghiali con salto sul cofano della Panda, esperienza nel sostituire i picchetti della tenda con chiodi Cassin quando si alza il Maestrale, capacità nel nascondere di essere vegetariani o astemi quando a Pasqua dall'uscita di qualche via vieni invitato a mangiare agnello a volontà ed i gentili contadini Sardi versano bicchieri di vino dalle taniche di benzina, nel nostro caso ci piace mangiare e bere per cui tutto è andato per il meglio.
Se salita, discesa e pernottamento sembrano quasi goliardiche, le perle in Sardegna di Marco Bernardi, Roberto Bonelli, Alessandro Gogna, Monica Mazzucchi e Annelise Rochat non sono certo da sottovalutare: chiodi e martello sono d'obbligo ed anche una buona dose di self-control, non si deve avere un forte attaccamento al grado (diciamo che i V sono autografati ed in questo caso da talenti d'eccezione come Bernardi), diciamo poi che la roccia è buona ma le vie non sono certamente stra-ripetute, non aspettatevi di trovare prese unte stile Colodri, per cui una buona esperienza di "carpenteria" può essere utile nelle fasi di disgaggiamento dove la roccia è delicata.
Ultimo elemento da non sottovalutare è certamente quello di avere un buon "fiuto", annusare la via giusta è fondamentale; diciamo però che un po' di fantasia non guasta, tant'è che durante il nostro soggiorno ci siamo divertiti nell'apertura di alcune varianti dove la roccia invitava a passare.
Questi capolavori degli anni '80 restano nel cuore di qualsiasi arrampicatore che vi ci passa, come nel profondo rimangono le storie descritte nel libro di Alessandro Gogna. Spero tanto che altri giovani alpinisti della mia generazione riscoprano queste vie stupende e che il tempo non cancelli questo modo di andare in montagna, di esplorare e di giocare con l'avventura.
Qui riportiamo le relazioni dettagliate con relative varianti di due vie che ben rispecchiano lo stile di quegli anni: Incerto Mattino e la Via dell'Unicorno, in modo da stimolare eventuali ripetizioni e mantenere questi capolavori intatti evitando che siano abbandonati alla vegetazione. Buone scalate a tutti.
SCHEDA: Incerto Mattino, Punta Cusidore, Sardegna