La Suerte 8c/+ alla Zuza Area, seconda ripetizione per Andrea De Giacometti
Il 27 novembre 2015, nella falesia Zuza area del Primiero, in Trentino, il 23enne climber feltrino Andrea De Giacometti è riuscito al settimo tentativo nella seconda ripetizione di La Suerte 8c/+, la via di arrampicata sportiva liberata da Alessandro Zeni e ripetuta per la prima volta da Riccardo Scarian. Il report di Andrea De Giacometti.
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Andrea De Giacometti sale La Suerte 8c/+ alla Zuza Area, Valle di Primiero.
archivio Andrea De Giacometti
Sono nato a Feltre e ho iniziato a scalare all'età di 18 anni frequentando un corso di alpinismo del Cai della zona. Cinque anni fa non avevo ancora la cognizione e la consapevolezza di quello che vuol dire "scalare", e sicuramente non ce l'ho nemmeno adesso; andavo semplicemente a divertirmi con gli amici sia in falesia che in montagna. Mi piacevano (e mi piacciono ancora) molto gli strapiombi, li trovavo molto divertenti ma soprattutto più adatti alle mie caratteristiche fisiche rispetto a vie più verticali.
Dopo 2 anni ho chiuso il mio primo 8a e dopo qualche mese il primo 8b. La mia grande forza di braccia era fondamentale per me per poter progredire, mentre la tecnica lasciava molto a desiderare. Mi dicevano "siccome fai 8 trazioni con un braccio solo, dovresti fare almeno il 9a!", mentre il grado massimo che riuscivo a fare si aggirava sull' 8b/+. Era molto difficile per me riuscire a scalare o a provare vie più dure; sebbene la forza continuasse ad aumentare non capivo il motivo per cui il mio grado si era come cristallizzato.
Da un paio d'anni ho aperto una mia attività di lavori in sospensione su fune, treeclimbing e formazione per i lavori in quota... E' un lavoro molto faticoso! E purtroppo non riesco a scalare e ad allenarmi molto. Sono un autodidatta, non sono mai stato preparato e seguito da nessuno, ho sempre fatto di testa mia anche sugli allenamenti.
Circa due anni fa ho incontrato quello che tutti chiamano Manolo, ma che io ho avuto la fortuna di conoscere sotto la veste di Maurizio. All'inizio ero un po' intimorito dal nome e dalla sua personalità, avevo e ho tutt'ora molta ammirazione per quello che è riuscito a fare ma soprattutto ad "inventare" nel mondo dell'arrampicata e dell'alpinismo.
Dividiamo spesso un buon bicchiere e momenti di piacevole chiacchierata, e ogni tanto, quando i suoi acciacchi lo permettono anche qualche scalata, ma questa è un'altra storia... Con lui sono cresciuto molto ultimamente perché mi ha fatto vedere le cose sotto un altro punto di vista; la mia tecnica è migliorata notevolmente grazie ai suoi consigli e ora riesco ad apprezzare molto di più quei muri lisci che prima mi sembravano "impossibili".
Mentre provavo “La Suerte” mi sono sentito veramente abbandonato alla sorte, continuavo a cercare invano un'altra possibilità, un'alternativa a quell'appoggio precario che inevitabilmente e sistematicamente scivolava, ma non c`era verso. Ero consapevole che equilibrandomi in un modo migliore la scarpa non sarebbe sgommata, ma continuavo a sbagliare e la pressione di rifare ogni volta quei trenta metri di arrampicata difficile prima di ritrovarmi su quell’appoggio infelice era già diventata un’ansia. Quel muro strapiombante di quaranta metri, ormai, quasi sempre in ombra e al freddo, dopo i primi tentativi mi aveva già trasmesso una disarmante sensazione d’impotenza.
Ma prima di rassegnarmi definitivamente ho fatto ancora un tentativo e questa volta aiutato da un breve e tiepido sole, mi sono ritrovato incredulo, con saldamente in mano quell'appiglio da me tanto agognato... non mollo e arrivo alla sosta con l'ultimo raggio, mentre in basso Laura sta già gelando.
Un ringraziamento lo devo a tutti quelli che hanno avuto voglia di tenermi la corda in questo posto molto freddo, soprattutto Laura, che ha sopportato ogni mio momento di rabbia e tensione, e ai consigli dell'inossidabile Manolo.
Andrea De Giacometti
Zuza Area - scheda
La Zuza area è una piccola falesia chiodata nel 2010 da "Matu", un instancabile chiodatore ed arrampicatore primierotto. Essa si trova alla fine della Valle dello Schener, che si percorre per arrivare nella vallata del Primiero, famosa meta turistica ai piedi delle Pale di San Martino. Per raggiungere la parete si parcheggia l'auto nei pressi della centrale idroelettrica, che si trova un paio di curve prima della falesia di San Silvestro, più conosciuta e frequentata dai climbers. Dalla strada è ben visibile sulla destra un alto torrione di roccia a righe verticali in alternanza chiare e scure. Si percorre a piedi, per circa 200 metri, la strada sterrata dietro la centrale e poi si sale per una piccola traccia sulla sinistra sopra al muro di contenimento in cemento.
L'avvicinamento è molto rapido, infatti in soli 10 minuti si arriva alla base della falesia, l'ideale per chi non ha molto tempo durante il giorno per scalare ma vuole ugualmente farsi un paio di tiri. È esposta ad ovest ma d'estate spesso si possono incontrare giornate ventilate e non troppo calde; tuttavia sono da prediligere le mezze stagioni, quando il sole è più basso e "tramonta" dietro le montagne circostanti. La roccia si presenta a tratti ottima, con calcare grigio compatto e abbastanza lavorato, ma in alcuni punti è un po' "rotta" ed è stato necessario ricorrere alla resina in diversi appigli. Lo stile di arrampicata varia a seconda delle vie; la parete non offre grandi strapiombi e una buona dose di tecnica, resistenza e forza di dita sono essenziali per riuscire a divertirsi e a "destreggiarsi" nelle vie piu' impegnative. I tiri presenti sono molto pochi, circa una decina, e la difficoltà minima per riscaldarsi si aggira sul 6c+. A mio avviso è una falesia dove vale la pena andare e, per chiunque volesse venire in Primiero ad arrampicare, consiglio vivamente di acquistare la guida di Manolo, ricca di molti altri bellissimi posti e non solo...
Dopo 2 anni ho chiuso il mio primo 8a e dopo qualche mese il primo 8b. La mia grande forza di braccia era fondamentale per me per poter progredire, mentre la tecnica lasciava molto a desiderare. Mi dicevano "siccome fai 8 trazioni con un braccio solo, dovresti fare almeno il 9a!", mentre il grado massimo che riuscivo a fare si aggirava sull' 8b/+. Era molto difficile per me riuscire a scalare o a provare vie più dure; sebbene la forza continuasse ad aumentare non capivo il motivo per cui il mio grado si era come cristallizzato.
Da un paio d'anni ho aperto una mia attività di lavori in sospensione su fune, treeclimbing e formazione per i lavori in quota... E' un lavoro molto faticoso! E purtroppo non riesco a scalare e ad allenarmi molto. Sono un autodidatta, non sono mai stato preparato e seguito da nessuno, ho sempre fatto di testa mia anche sugli allenamenti.
Circa due anni fa ho incontrato quello che tutti chiamano Manolo, ma che io ho avuto la fortuna di conoscere sotto la veste di Maurizio. All'inizio ero un po' intimorito dal nome e dalla sua personalità, avevo e ho tutt'ora molta ammirazione per quello che è riuscito a fare ma soprattutto ad "inventare" nel mondo dell'arrampicata e dell'alpinismo.
Dividiamo spesso un buon bicchiere e momenti di piacevole chiacchierata, e ogni tanto, quando i suoi acciacchi lo permettono anche qualche scalata, ma questa è un'altra storia... Con lui sono cresciuto molto ultimamente perché mi ha fatto vedere le cose sotto un altro punto di vista; la mia tecnica è migliorata notevolmente grazie ai suoi consigli e ora riesco ad apprezzare molto di più quei muri lisci che prima mi sembravano "impossibili".
Mentre provavo “La Suerte” mi sono sentito veramente abbandonato alla sorte, continuavo a cercare invano un'altra possibilità, un'alternativa a quell'appoggio precario che inevitabilmente e sistematicamente scivolava, ma non c`era verso. Ero consapevole che equilibrandomi in un modo migliore la scarpa non sarebbe sgommata, ma continuavo a sbagliare e la pressione di rifare ogni volta quei trenta metri di arrampicata difficile prima di ritrovarmi su quell’appoggio infelice era già diventata un’ansia. Quel muro strapiombante di quaranta metri, ormai, quasi sempre in ombra e al freddo, dopo i primi tentativi mi aveva già trasmesso una disarmante sensazione d’impotenza.
Ma prima di rassegnarmi definitivamente ho fatto ancora un tentativo e questa volta aiutato da un breve e tiepido sole, mi sono ritrovato incredulo, con saldamente in mano quell'appiglio da me tanto agognato... non mollo e arrivo alla sosta con l'ultimo raggio, mentre in basso Laura sta già gelando.
Un ringraziamento lo devo a tutti quelli che hanno avuto voglia di tenermi la corda in questo posto molto freddo, soprattutto Laura, che ha sopportato ogni mio momento di rabbia e tensione, e ai consigli dell'inossidabile Manolo.
Andrea De Giacometti
Zuza Area - scheda
La Zuza area è una piccola falesia chiodata nel 2010 da "Matu", un instancabile chiodatore ed arrampicatore primierotto. Essa si trova alla fine della Valle dello Schener, che si percorre per arrivare nella vallata del Primiero, famosa meta turistica ai piedi delle Pale di San Martino. Per raggiungere la parete si parcheggia l'auto nei pressi della centrale idroelettrica, che si trova un paio di curve prima della falesia di San Silvestro, più conosciuta e frequentata dai climbers. Dalla strada è ben visibile sulla destra un alto torrione di roccia a righe verticali in alternanza chiare e scure. Si percorre a piedi, per circa 200 metri, la strada sterrata dietro la centrale e poi si sale per una piccola traccia sulla sinistra sopra al muro di contenimento in cemento.
L'avvicinamento è molto rapido, infatti in soli 10 minuti si arriva alla base della falesia, l'ideale per chi non ha molto tempo durante il giorno per scalare ma vuole ugualmente farsi un paio di tiri. È esposta ad ovest ma d'estate spesso si possono incontrare giornate ventilate e non troppo calde; tuttavia sono da prediligere le mezze stagioni, quando il sole è più basso e "tramonta" dietro le montagne circostanti. La roccia si presenta a tratti ottima, con calcare grigio compatto e abbastanza lavorato, ma in alcuni punti è un po' "rotta" ed è stato necessario ricorrere alla resina in diversi appigli. Lo stile di arrampicata varia a seconda delle vie; la parete non offre grandi strapiombi e una buona dose di tecnica, resistenza e forza di dita sono essenziali per riuscire a divertirsi e a "destreggiarsi" nelle vie piu' impegnative. I tiri presenti sono molto pochi, circa una decina, e la difficoltà minima per riscaldarsi si aggira sul 6c+. A mio avviso è una falesia dove vale la pena andare e, per chiunque volesse venire in Primiero ad arrampicare, consiglio vivamente di acquistare la guida di Manolo, ricca di molti altri bellissimi posti e non solo...
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