Io non ho paura, nuova via d'arrampicata sullo Scoglio della Metamorfosi (Val di Mello)

Simone Pedeferri lo scorso aprile ha liberato Io non ho paura (225m, max 8b+, 7b obl.) nuova via di arrampicata aperta con Alberto Marazzi sullo Scoglio delle Metamorfosi in Val di Mello. La via è dedicata a Luciano Barbieri.
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Simone Pedeferri sale Io non ho paura (225m, max 8b+, 7b obl.), aperta con Alberto Marazzi sullo Scoglio della Metamorfosi in Val di Mello
Luca Schiera
"Si sale su una striscia nera. E tu sai cosa vuol dire quel colore… lì la roccia è quasi sempre bagnata per l’acqua che cola dall’alto" ci racconta Simone. Tutte le vie hanno una storia, e questa ha un inizio che parte da lontano. "Il primo tiro l’ho aperto dal basso con Alberto "Kurt" Marazzi nel 2000, 15 anni fa… Poi in sosta non si vedeva dove e come continuare…". Quel primo tiro dal basso ‘misura’ un bel 8a+. Poi è buio nero, senza strade. Sopra la testa c’è solo un oceano-mare di granito, colorato di nero. Insondabile ed erto. Senza appigli apparenti. Insomma, come spesso accade, tutto è partito con un punto di domanda che prevedeva una sfida, o meglio un’interpretazione non scontata. Così il rebus ha cominciato a macinare come un lento processo che solo a tratti riaffiorava, tra le altre salite e spedizioni.

E’ quello che si chiama un progetto. Un problema che ha i suoi tempi e che non ha bisogno di fretta. Tanto quella colata nera è sempre lì, aspetta senza chiedersi il perché. Finché, un giorno, arriva la decisione: Simone si cala dall’alto. Vuol vedere e capire se davvero quel muro di granito nero è proprio senza appigli. Non è il primo che adotta questo metodo. Non sarà l’ultimo. Ma, forse, quel che conta è che lo fa per scelta, dopo aver molto meditato e aspettato. Quell’esplorazione all’incontrario gli fa scoprire che sì, qualcosa c’è in quei 225 metri di abisso. Qualcosa di sfuggente come quegli appigli che "non ci sono". Qualcosa che aveva il fascino del dubbio e che, se risolta e salita, poteva avere pochi eguali sia nei paraggi ma anche su granito. E’ così che, 10 anni fa, si decide a spittare quella linea. Simone dice che ha deciso "di renderla una via sportiva"… dove per sportiva si deve leggere "spittata bene".

Quanta strada si può percorrere in 10 anni? Molta a nostro parere, e ciò non vuol dire percorrere (salire) moltissimi metri. Bisogna contare le attese. Perché come già sappiamo: quella striscia di granito nero è più bagnata, e quindi impossibile, che asciutta. E poi perché "Non ci sono gli appigli, anzi sono strani. Qui la forza conta relativamente, per salire devi metterci dell’altro…" E’ una via che sfugge. Serve trovare il momento giusto. Quel feeling speciale sempre difficile da afferrare. "Devi sentirla dentro, altrimenti scappa". Ma c’è dell’altro: "Quel muro nero è quasi una tela. Devi aspettare i rari momenti in cui si asciuga… solo allora appaiono quelle macchie, quei piccoli segni bianchi, che indicano la strada. Poi, basta una pioggia, è tutto ritorna invisibile, tutto viene cancellato".

Appunto bisogna avere la calma e la tranquillità di non farsi prendere dal tarlo della fretta. Finché l’attimo - l’incantevole equilibrio - arriva. Per Simone è arrivato poco più di due mesi fa con la prima libera. E’ la fine di un cammino alla ricerca del suo centro, ma anche di una sua idea di estetica applicata all’arrampicata. Vi sembra esagerato? Forse no se guardate la mappa della nuova via ma anche le foto di quel "balletto" che serve per salirla… Probabilmente no, se vi diciamo che Simone è quel climber-artista, Ragno di Lecco nonché tracciatore del Melloblocco che di cognome fa Pedeferri. Questa è la sua terza salita "sportiva" negli ultimi 12 mesi dopo Catastrofa (Isolaccia, parete Crap de Scen, 250m max 8a, 7a ob.) e La Divina Commedia (Buco del Piombo, 150m, max 8b+, 7a ob.). Questa terza e ultima via, invece, sale sullo Scoglio della Metamorfosi, giusto a destra di quel monumento alla bellezza dell’arrampicata che è Luna Nascente. Resta da dire del nome: Io non ho paura… ai futuri naviganti scoprirne il significato.


Luciano Barbieri a cui è dedicata Io non ho paura, ha influito moltissimo per la visione che aveva dell’arrampicata. E’ stato un grande personaggio - forse non molto conosciuto - ma che tra gli anni ’80 e ’90 ha interpretato la scalata spaziando dalle pareti della nascente arrampicata sportiva a quelle del grande alpinismo sul Monte Bianco.


13/04/2015 - Catastrofa, nuova via d'arrampicata su Crap de Scegn in Alta Valtellina
16/01/2015 - La Divina Commedia al Buco del Piombo di Simone Pedeferri e Luca Schiera
24/06/201 - Arrampicare in Val di Mello


Note:
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