Il primo 8a di Stefano

Lo scorso ottobre Stefano Scollo ha chiuso il suo primo 8a, “Fut nidrò” nella falesia di Ponte d’Arli (Ascoli Piceno). Stefano ha 22 anni, arrampica da 3, e fa parte del gruppo Fuoridiroccia del Cai di Perugia.
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Stefano in arrampicata
arch. Fuoridiroccia
Una non notizia? Forse, ma non per Stefano Scollo e i suoi amici. E’ vero: a livello dei numeri questa è una storia comune. Perché ormai è risaputo: il grado 8 è (o sembra essere) alla portata proprio di tutti. Ciononostante, esiste quell’aspetto del superamento del limite individuale unito alla passione che ogni tanto occorre ricordare: in fin dei conti forse è proprio questa (bella) “miscela” che caratterizza l’arrampicata.

Uno spirito “profondo” che è, o dovrebbe essere, comune a tutti i livelli: dall’8a di Stefano ai superlativi 9 (a, b, ecc). Provate a leggere il report-diario della salita così come ci è arrivato in redazione, senza soffermarvi troppo sul “numero”. Forse, qualsiasi sia il vostro grado di scalata, un po’ vi ritroverete.


Incredibile… il mio primo 8a

Dopo la prima realizzazione del mio primo 8a, neanche una settimana sono riuscito a ripeterlo. Non immagini la contentezza nel distruggere una barriera che pensavo insormontabile fino a 3 mesi fa. E’ stato fantastico sentire il mio corpo muoversi leggero su un muro verticale dove tacche e monoditi sembrano sempre più piccoli.

Ebbene, sono le 12:30 e dopo 4 ore di inutile riscaldamento (a Ponte d’Arli il sole spunta a mezzogiorno e fino a quell’ora scaldarsi significa combattere un freddo impressionante) parto per quella che sarà la svolta. I primi due spit passano velocemente però con le dita fredde ma non gelate e questo mi fa ben sperare in quanto immagino che sul passaggio chiave arriverò con le dita abbastanza calde.

Inesorabile arriva il primo passo chiave e senza indugi prendo la prima tacca, moschettono, incrocio di destro verso un bidito leggermente umido (causa le piogge del giorno prima), rialzo i piedi, vado alla tacca 0,5cm di sinistro, alzo i piedi ad altezza ombelico, ribalto sul destro e via che il primo passo è fatto… moschettono con una felicità indescrivibile ma quando mi rendo conto di aver passato la corda nel rinvio e non nella catena mi ridimensiono.

Mi aspettava una delle pance più dure della zona con un allungo disumano ad un bidito buono… il bidito è buono, peccato che la posizione del corpo con cui lo tieni non è altrettanto comoda... Ti ritrovi con il corpo che obbligatoriamente deve prendere la forma della pancia, e tenendo il famoso bidito moschettono, rialzo alto a più non posso il piede sinistro e via verso una micro tacca da fare paura anche su una placca appoggiata, immagina su una pancia strapiombante, poi rialzo il piede destro e con i piedi in spaccata... BOUMMM… fantastico dinamico ad una verticale da cui moschettono…

Infine, quando la parete torna ad essere più gentile e rilassante, via su uno svaso, micro tacchetta ed infine eccolo il bucone tanto atteso. Quel bucone al quale pensi per tutta la via e quando lo prendi quasi ti viene da piangere e come se avessi avuto paura che qualcuno me lo potesse portare via lo stringo talmente forte da sentire dolore sulle mani… Mancano altri 10 metri su placca appoggiata di 6c+ e mi sento leggero tranquillo e quando arrivo in catena urlo come non ho mai fatto in vita mia.

Scendo, e sotto mi aspetta l’abbraccio di Zzarè che dice “Caro mio… ora sei tra i big!!!!” e soprattutto l’abbraccio di un Maurizio commosso… la persona con la quale sono cresciuto da arrampicatore e molto più: l’amico del quale non potrei mai fare a meno. Era proprio lui a farmi sicura e non mi ha fatto sentire la minima pesantezza di un solo rinviaggio.
Questo è tutto…

Stefano Scollo
Note:
www
www.caiperugia.it



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