Hydra a Capo Pecora in Sardegna. Di Maurizio Oviglia

Maurizio Oviglia e la prima salita della via Hydra, l'ultima nata a Capo Pecora per l'arrampicata trad in Sardegna.
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Maurizio Oviglia tenta per la prima volta Hydra, assicurato da sua figlia Elena.
Sara Oviglia
Mi capita sempre più spesso di innamorarmi follemente dell’estetica di una linea immaginaria su una parete, più che per la sua difficoltà. Così è stato anche per Hydra, un’ennesima “piccola storia inutile”, che però mi ha regalato dei bei momenti…

A maggio di due anni e mezzo fa, con Giampaolo Mocci e Gianluca Piras, eravamo scesi in questa valletta per esplorarne le pareti. La prima via che ci saltò all’occhio, era una bella fessura sul lato sinistro. Mentre Gianluca la saliva, io avevo scattato delle splendide foto che avevano fatto conoscere questo angolo di mondo agli arrampicatori di tutta Europa. Quando fu il mio turno sulla fessura, mi sorpresi della bellezza di questa linea e dalla particolarità, assolutamente eccezionale, della roccia. Mentre facevamo le foto, fummo attirati dalla linea poco a destra. Un tratto di roccia molto liscio prometteva un passaggio di almeno 7a. Troppo pericoloso da fare con il friend tre metri sotto! Si potrebbe mettere uno spit, pensammo, ma non eravamo del tutto convinti. Stava infatti nascendo in noi l’idea di fare di questo piccolo paradiso un’area completamente dedicata alla scalata clean.

L’anno dopo, in una delle successive esplorazioni delle pareti limitrofe, mi capitò di scattare delle fotografie dall’alto al settore. Davvero non si poteva fare un’altra via a fianco alla fessura che Gianluca aveva battezzato Pecora Puzzle? Ma mi dimenticai nuovamente e passò un altro anno, in cui mi dedicai alla struttura del Big Ben realizzando il film Blu Trad e poi il video Poseidon.

Pochi giorni fa ritornai ancora. Il settore di fronte alla fessura era perfetto per organizzare una serie di vie propedeutiche alla scalata trad. La prima via di questo settore, opera di Marco Marrosu, era una bella fessura di 15 m. Marco aveva dato al settore il nome Nel Regno di Onan e così era rimasto. In breve tracciammo una decina di linee, tutte con solo la sosta attrezzata, in modo che potesse diventare una specie di “palestra” per l’arrampicata trad. Mentre assicuravo il compagno, guardavo di fronte e improvvisamente mi si rivelò nella mente una linea logica a destra della fessura, evitando quel tratto liscio. E non occorreva dunque mettere spit. Ma certo! Ma perché, nella sua logicità, non ero mai riuscito a vederla? Improvvisamente sembrava che realizzare quella linea fosse l’unica cosa importante. Avrei voluto provarla subito, ma era ormai troppo tardi. Così, a malincuore, cominciai a riporre i friends nello zaino.

Durante la notte quella linea non mi usciva dalla mente ma l’indomani era il primo giorno delle vacanze natalizie e le mie figlie erano a casa e non andavano a scuola. Anch’io, avrei dovuto restare a casa a lavorare. Consultai il bollettino meteo. C’era una finestra di bel tempo alla mattina, vento di scirocco, mare calmo. Perfetto! Impiegai più di mezz’ora a convincere le figlie a seguirmi sino a Capo Pecora ma alla fine riuscii nell’intento. 100 km ancora, 30 minuti di avvicinamento, ma continuavo a non sentirli. Quando si è innamorati… Arrivati alla baia realizzo purtroppo che la roccia è bagnata. Come mai? Maledizione, forse è per la mareggiata di ieri! Non ho ancora capito bene le dinamiche di questo posto! Le figlie mi guardano con aria interrogativa, voglio partire lo stesso. Ma che fai papà, è bagnato! Lasciami provare! Con numeri da circo sto attaccato nella fessura ad incastro, d’altra parte con i guantini e la tecnica giusta, si scivola un po’ meno. Si fa per dire! Ma arrivato sotto il tetto che dà accesso alla cuspide finale, nonostante il sole, sono costretto a desistere. Per arrivare proprio in cima bisogna passare sul versante nord, e la roccia non è salibile. Pazienza… La cosa curiosa è che pensavo che questa via fosse difficile, invece non lo è. Scattiamo qualche foto, poi oziamo sulle pareti di fronte, finalmente al sole. Sara ed Elena scalano la loro prima via trad da prime, uno splendido spigolo di 4c…

Ritorno il 27 dicembre con Fabio, per attrezzare le ultime soste per il corso. Ma nuovamente la parete è fradicia. Non si può fare nulla. Reprimo nuovamente, a fatica, la mia voglia di salire su Hydra. Il 6 gennaio è la giornata del corso. Siamo almeno in 20 ad arrampicare su queste pareti ed a spellarsi le mani con tecniche di salita di cui in tanti avevano sempre sentito parlare, ma mai provato di persona. Al sole del tramonto, scattiamo una bella foto di gruppo. Hydra è là che mi guarda beffarda, ancora non salita…

Ancora un giorno, ancora condizioni di meteo apparentemente propizie. Sono di nuovo qui, nuovamente con Fabio. Le pareti sono leggermente più asciutte, debbo provare. Senza riscaldarmi, parto sulla via. Abbastanza facilmente, nonostante la roccia bagnata, arrivo al tetto. Provo, ma la corda mi tira terribilmente, non ho allungato abbastanza le protezioni iniziali! Eppure sapevo bene che avrei dovuto farlo! Il lato sinistro è illuminato dal sole, riesco a passare sullo spigolo, ma non dove avrei voluto, dove era disegnata la linea nella mia mente. Un totem entra con le camme troppo chiuse, ma è l’unico che ho! Mi ristabilisco sulla cengetta alla base della cuspide terminale, una bella placca liscia. Nel mezzo, solo una fessura svasata, accetterebbe una protezione. Ci andrebbe un totem rosso o un BD giallo, ma non l’ho più! Mi sporgo a guardare indietro: ne avevo due, dove li ho messi? Possibile? Che idiota! Provo un po’, ma senza protezione non mi fido. Venti minuti, poi alla fine desisto, e di-sarrampico. Sono costretto a calarmi a riprendere i friend giusti. Pochi secondi dopo rifaccio la via, allungo maggiormente le protezioni, supero il tetto frontale ed ho il friend giusto per la fine. Mi ristabilisco in equilibrio sulla cima e resto un po’ a guardarmi intorno. La bellezza di questo posto toglie il fiato. Non era difficile, anzi forse è facile. Sarà 6b, forse 6c, chi può dirlo in queste condizioni? Insomma non ho fatto niente di speciale, e forse nessuno mai ripeterà questa via, così diversa dalle cose che normalmente “piacciono” agli arrampicatori. La sera posto una foto di Hydra su twitter, aggiungendo “nuova via trad”. Ma che trad, ma che via, se è solo un monotiro? Commenta qualcuno…

di Maurizio Oviglia (CAAI)


ARRAMPICARE A CAPO PECORA

29/08/2011 - Arrampicata Trad a Capo Pecora, Sardegna
19/11/2012 - Capo Pecora, la trad area più esotica d'Italia
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