Enrico Baistrocchi: il Giappone, l’arrampicata e il rispetto
Fondamentalmente nella mia vita ho sempre viaggiato per arrampicare, sia che fosse legato alla roccia od al mio lavoro di tracciatore e allenatore. Il comune denominatore di tutti questi viaggi è sempre stato il contatto con la comunità arrampicatoria e di conseguenza con le persone, la loro cultura; quindi con le loro peculiarità.
E questo l'ho sempre trovato l'aspetto più interessante del mio viaggiare. Ovunque io vada ho a che fare con arrampicatori, e gli arrampicatori sono piu' o meno sempre lo stesso genere di persona, e proprio per questo posso assaporare e meglio capire le differenze culturali venendo sempre immerso nel tessuto sociale a cui non potrei avere accesso da semplice turista.
Partendo da questo presupposto non vedevo l'ora di essere finalmente in Giappone per mettermi alla prova professionalmente e per capire come mai sono così forti ad arrampicare. E sinceramente penso di averlo capito! Ma non ve lo dico e lo tengo per me! Vi dico però una cosa che immaginavo di trovare e ho sentito sin da subito.
Dietro alle tante facce che ho incontrato, alle tante mani che ho stretto, alle tante parole che ho scambiato ed alle tante prese che abbiamo tirato ho percepito sempre e comunque una cosa fondamentale: il rispetto. Forse questo è il punto di partenza che fa del Giappone e del suo popolo un riferimento assoluto e non solo nell'arrampicata.
Il rispetto, l'attenzione e la cura di ogni singolo dettaglio, dal movimento in arrampicata, alla scelta di un luogo da visitare, passando per la pulizia di una presa o alla cura di un giardino fino al togliersi le scarpe per andare ovunque.
Il rispetto per delle vie appena tracciate, addirittura quasi la timidezza ad essere i primi a provarle invece di fagocitarle perdendone in un attimo l'essenza.
Il rispetto e la pulizia in ogni angolo di bosco che si traduce in falesie ed aree boulder che sembrano dei giardini zen per la cura che hanno.
Il rispetto per se stessi che si traduce nell'impegno di mettersi sempre alla prova per migliorare e che, parlando di arrampicatori, si palesa nel trovare gioia e divertimento nel provare a lungo problemi per rifinire ogni singolo movimento e farlo proprio.
Tutto questo in ogni singola generazione che ho incontrato. Dalla ragazzina Campione del Mondo all’ultrasessantenne indiavolato e super in forma.
Tutto questo si condensa nel livello medio di arrampicata più alto che io abbia mai visto in una comunita’ arrampicatoria, senza ombra di dubbio!
Un sentito grazie ancora a Ondy, Yuki, Takahashi, Naito, Iguchi e tutte le persone che ho incontrato per avermi aperto le porte del vostro Giappone ed aver condiviso con me tutto questo. E grazie Flo!
Arigatou Gozaimasu! Maradona! Chotto Kobayashi!
di Enrico Baistrocchi
Info: pump-climbing.com