Bain de sang, secondo 9a per Jolly Lamberti

Alessandro Jolly Lamberti e la ripetizione di Bain De Sang, a Saint Loup in Svizzera, la salita che lo rende l'unico italiano con due 9a all'attivo.
1 / 14
Alessandro Jolly Lamberti sotto Bain de Sang 9a a Saint Loup, Svizzera
Nicola Milanese

Alessandro Jolly Lamberti ha ripetuto, a Saint Loup in Svizzera, Bain De Sang, la famosa via di Fred Nicole gradata 9a per 25 metri di placca che riservano, proprio alla fine, un "gran bel passaggio" di blocco, di 6 movimenti.

Per Jolly, dopo la ripetizione di Hugh, si tratta del secondo 9a e della 26a via tra l' 8b+ e il 9a. Per Bain de sang è l'ottava salita dopo quelle realizzate, nell'ordine, da: Fred Nicole (prima salita nel 1993), François Nicole, Fred Rouhling, Cederic Bersandi, David Hohl, Josune Bereciartu e Iker Pou.

Quanto forti sono le motivazioni per puntare ad un obiettivo? Risolvere una via è solo questione di allenamento? E poi, dopo il top, dopo la soluzione del "problema", cosa resta? Questo ed altro abbiamo chiesto a Jolly scoprendo che in definitiva il suo obiettivo è più alto e tutto personale. E' proprio per questo (forse) che poi arrivano i 9a?


BAIN DE SANG 9a Saint Loup, Svizzera
di Jolly Lamberti


La via.
Due furono i motivi che mi hanno spinto a provare Bain de sang: il primo, senz'altro, che è l'unica via, di questa difficoltà, completamente su placca non strapiombante, a tratti addirittura appoggiata; il secondo, senza ipocrisie, è senza dubbio il grado: i due i fratelli Nicole, Fred Rouhling e Josune Bereciartu ne avevano autorevolmente certificato la difficoltà di 9a. Un anno e mezzo fa feci dunque il primo viaggio, assieme a Cristian Brenna, per assaggiare la via.

Trovammo una via molto bella, divisa in tre sezioni. Una prima parte, molto di dita e un po' di resistenza, sull'8b+, che termina ad un discreto riposo. Poi una sezione più tecnica con un passaggio molto duro su due monoditi piccoli e piedi in aderenza. Infine l'ultima sezione, che è la parte più dura: un boulder di circa 6 movimenti che inizialmente valutavano 8a di blocco, ma che più realisticamente è un 7c.

Né io né Cristian, durante i 5 giorni di permanenza a Saint Loup, riuscimmo a concatenare tutto il boulder finale, anche se riuscimmo a farne i singoli movimenti. Pur essendo una sezione quasi appoggiata, il passaggio è molto fisico, e soprattutto gli appoggi per i piedi sono piccolissimi.

Tentativi, allenamento e stato mentale
A quel punto ero caduto nella trappola: Bain de sang ti fa credere che la puoi salire veloce, invece ti inganna. Ci tornai varie volte facendo sempre piccole puntate di tre o quattro giorni, e 2000 chilometri con la macchina. Una volta la trovai completamente bagnata, quando invece tutte le altre vie erano asciutte: c'è una sorgente proprio sopra la sosta e spesso anche se non ha piovuto la parte finale è bagnata. Ci tornai anche in pieno inverno, con una temperatura di -5 gradi, con un'aderenza ottima... ma un'estrema difficoltà a caricare le micro-tacche con le mani congelate. In aprile, poi, faceva così caldo (la parete è esposta al sole tutto il giorno) che il boulder finale era molto più difficile.

Quando tornavo a Roma dopo queste veloci puntate, almeno una volta a settimana praticavo una sorta di allenamento ideomotorio per la via, per non dimenticarla. Sapevo che, una volta lì, se le condizioni fossero state buone, sarei partito per il tentativo con la pressione psicologica di doverla assolutamente risolvere, perché l'indomani le condizioni avrebbero potuto cambiare. Infatti così accadde: partii da Roma per l'assalto finale mercoledì notte (26/03 n.d.r.), dopo avere lavorato in palestra. Giovedì la sorpresa: la via era completamente bagnata. Il venerdì, invece, tutto era perfetto: freddo secco e roccia asciutta. Dovevo farla!

Ricordo che quando salii "Hugh", un 9a molto fisico, con i primi passaggi addirittura senza piedi, mi sentivo addosso una tensione enorme: l'indomani dovevo ripartire, mi aspettavano 1600 km e non sapevo se, e quando, sarei ritornato. Quella volta partii con il cuore in gola e lo stomaco in subbuglio; ciononostante riuscii a salirla, quasi con cattiveria. Al contrario, Bain, necessitando di molta più coordinazione fine, doveva essere affrontata con più serenità e meno grinta: il livello di attivazione psicofisica, insomma, doveva essere regolato più in basso. Durante il primo tentativo su Bain questo non accadde, mi scivolò un piede quando ormai era praticamente finita: La coscienza dell'io è il maggior ostacolo alla esecuzione di qualunque azione fisica, diceva Bruce Lee...

Per un'ora attesi lo stato mentale ideale. Cercai, come faccio di solito, di non pensare all'esito del tentativo, e quando riprovai lasciai che autonomamente ed automaticamente tutto quello di cui disponevo, forza, passaggi perfettamente automatizzati, energia, fluisse attraverso il mio corpo, per mezzo di esso, senza la mediazione del cervello, portandomi fino in catena. Nicola, che mi assicurava anche questa volta, si emozionò forse più di me e François Nicole (il primo ripetitore della via) che assistette a tutta la mia salita, si motivò a tal punto che liberò, subito dopo di me, un suo durissimo progetto che stava provando da molto tempo. Il sabato e la domenica successivi alla salita, tornò il caldo... Avevo finalmente colto il momento giusto.

Il grado
Non so se Bain de sang sia realmente 9a. Certo è che è dura, sia perché la sezione chiave è un 7c boulder, sia per il fatto - importantissimo dal punto di vista psicologico - che questo passaggio è proprio l'ultimo della via. E a riprova di ciò c'è da aggiungere che "Bain" non ha ripetizioni veloci, a differenza di altri 9a come, per esempio, The Fly o Cinematix, o Elfe. Lo stesso Iker Pou che ripetè Elfe in due giorni, ha invece impiegato molto tempo per chiudere Bain de Sang. La cosa più probabile dunque, è che si tratti di un 9a ma sul limite inferiore di questo grado; insomma: un 9a "morbido" se paragonato, per esempio, ad Action Directe.

Le attuali problematiche sui gradi scaturiscono tutte dal fatto che la scala che utilizziamo ha troppi pochi livelli. Tra il 4a e il 9a dobbiamo mettere dentro una infinità di vie diverse; questo certamente è in parte dovuto anche al retaggio ereditato della vecchia scala alpinistica che, come si sa, non andava oltre il 6°. Questo fa sì che a parità di livello ci siano vie più facili e più difficili, senza per questo avere necessariamente gradi differenti: potrei stilare facilmente una lista di almeno 10 vie di grado 8a della zona di Roma, e metterle tutte in un ordine (es. 8a,1.. 8a,2..8a,3.. etc.) in modo che ce ne sia una più facile, una un po' più difficile e così via, pur rimanendo comunque tutte sul grado 8a. In questo modo tra un 9a,1 (per esempio Bain) e un 9a,9 (per esempio Action Directe), c'è quasi un grado di differenza, pur restando entrambe nello stesso livello.

Quel che resta dopo il top
Bain non costituiva l'obiettivo primario della mia preparazione a lungo termine, né avevo per essa intrapreso una preparazione specifica. Il mio obiettivo principale restava, e resta, il progetto a Grotti. Una via senz'altro più difficile e che, da un anno esatto e a fasi alterne, mi fa credere di poterla salire. Come spesso accade però, l'effetto benefico che arreca il porsi un obiettivo difficile e stimolante non è necessariamente legato al suo raggiungimento: comunque ci tiene attivi, concentrati, motivati, così non è raro che ci si ritrovi ad andare meglio in specialità (leggi vie) diverse da quelle che ci si è posti inizialmente come obiettivi.

Il mio progetto a Grotti (tetto senza quasi l'uso dei piedi) mi tiene vivo e attivo, mi dà la forza per allenarmi, e nel frattempo mi aiuta a conseguire risultati completamente diversi, come Bain de Sang ad esempio. Così anche il raggiungimento di risultati parziali, aiuta a non scoraggiarsi e motiva verso il progetto principale.

di Jolly Lamberti

Bain de Sang
Saint Loup, Svizzera

Prima salita: Fred Nicole 1993
Ripetizioni: François Nicole, Fred Rouhling, Cederic Bersandi, David Hohl, Josune Bereciartu, Iker Pou.
Difficoltà: 9a
Stile: 25m. Placca verticale, molto tecnica, passaggio chiave in alto.




News correlate
Ultime news


Expo / News


Expo / Prodotti
HDry - Ferrino X-Dry 15+3
Ferrino X-Dry 15+3 è uno zaino da trail running. Grazie alla membrana HDry, lo zaino è completamente impermeabile.
Ferrino Full Safe E2 - zaino da freeride e skitouring
Zaino da freeride e skitouring, equipaggiato con 2 device di sicurezza in caso di valanga: Sistema Airbag Alpride E2 e Riflettore RECCO
Karpos Storm Evo Pants - guscio / pantaloni uomini
Il guscio definitivo per ogni uscita invernale.
Scarpone alpinismo Mountain Ribelle Tech 2.0 HD
Scarpone ultraleggero, veloce per alpinismo tecnico.
Elbec berretti in lana 100% merinos
Realizzati uno ad uno in Dolomiti con lana merinos italiana.
Scarponi alpinismo AKU Aurai DFS GTX
Scarpone per alpinismo in alta quota e arrampicata su ghiaccio.
Vedi i prodotti