Arrampicata, 'La cruna dell'ago' in libera per Larcher, Giorda e Oviglia
Il 23/09/2005 Andrea Giorda, Rolando Larcher e Maurizio Oviglia hanno effettuato la prima salita in arrampicata libera de "La cruna dell'ago" (8a; 7a+ obbl., Vallone di Forzo, Gran Paradiso).
Il 23 settembre scorso Andrea Giorda, Rolando Larcher e Maurizio Oviglia hanno effettuato la prima salita in libera della loro "La cruna dell'ago", la via che avevano aperto sul granito della parete SO dell'Ancesieu (1885m, Vallone di Forzo, Gran Paradiso) nel luglio del 2004 . "La cruna dell'ago" sale a destra di "Paradiso magico" e presenta difficoltà massima di 8a per un obbligatorio di 7a+. CRONACHE DELL'ANCESIEU Via La cruna dell'ago Gran paradiso, Ancesieu "L'avventura non era iniziata nel migliore dei modi. Nel luglio del 2004, di ripiego da uno sfortunato tentativo sul Monte Bianco, ci eravamo lanciati a trovare una via che forzasse direttamente il grande naso strapiombante dell'Ancesieu, nel vallone di Forzo. Nonostante io e Maurizio Oviglia avessimo con noi il Poliziotto più famoso del Trentino, Rolando Larcher, eravamo stati derubati di ben tre paia di bastoncini telescopici lasciati all'inizio del canale d'attacco. Pur senza la scientifica, i primi indizi ricadevano su tre svizzeri, che probabilmente disturbati da un disgaggio di troppo, si erano ripagati con i nostri preziosi arnesi. Ora, in questa calda giornata di settembre 2005, abbiamo ricomposto la cordata per ripetere la via in libera e ormai siamo al penultimo tiro, quello chiave. Giordino facci sognare acc! è il mio turno. Mi sollevo intorpidito dalla piccola cengia. 8a ha sentenziato Rolando. Per farmi forza penso che magari si è sbagliato, ma in un barlume di lucidità penso che se fosse 7c+ non cambierebbe molto. Rolando mi invita a muovermi, e io mi sento come quando l'infermiera del dentista chiede a chi tocca, e ci si guarda intorno smarriti. Maurizio mi ha preceduto e ci sono solo più io. Chi è precipitato da grandi altezze, e si è salvato, ci ha raccontato che cadendo ha visto scorrere la propria vita, come in un film accelerato. Mentre mi spalmo in aderenza sul primo ostico passaggio, l'impressione è la stessa. Facce, pareti, situazioni vissute in più di trent'anni di scalate, si accavallano alla ricerca di un filo logico. Già, un filo logico. Non ci accontentiamo di scalare, vogliamo anche capire, mettere in fila le esperienze e trarne conclusioni rassicuranti. In verità, almeno nel mio caso, la lunga militanza e i ricordi mi creano più confusione che altro. Da poco ho ripreso ad arrampicare, non ho nostalgie per il passato e penso che la più bella avventura sia quella che deve ancora capitare. Oggi ne ho la conferma, mi sento un privilegiato a condividere questa scalata con due amici di grandissima esperienza. Molti ripetono vie a spit, pochi sono quelli che si rendono conto che cosa vuol dire aprirle rispettando le ferree regole che Rolando e Maurizio si sono dati. Da allievo provo a riassumerle: si attacca la parete dal basso senza averla mai scesa e si scala sempre in libera. Gli spit sono messi con estrema parsimonia privilegiando il passaggio obbligatorio. Sembra facile, eppure qualche vecchio alpone mio collega è convinto che aprire una via con il trapano sia una passeggiata dove tutto è concesso. Aprire una via a spit è come scrivere uno spartito che i ripetitori suoneranno all'infinito. Chi prende scorciatoie e bara, perché ha un trapano in mano, lascerà le sue stonature indelebili. Rolando mi da uno strattone e i pensieri svaniscono. Eccomi dunque sul tiro chiave, riesco a stare attaccato per più di un terzo della lunghezza, mi illudo, ma finito il pilastrino strapiombante c'è un allungo per me fuori misura, Rolando mi incoraggia, ma ormai ho due Pitbull attaccati agli avambracci. La scena dell'impiegato Seat Pagine Gialle che tenta un 8a all'arrembaggio, scatena i commenti più sarcastici. Credo di essere alla frutta, ma Rolando, osservando il mio commovente tentativo di stare attaccato, mi suggerisce che forse sono già al conto. Le nebbie canavesane attutiscono le nostre risate e inghiottono le nostre figure mentre ci caliamo in doppia. La mente, è già alla prossima avventura." Andrea Giorda
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