Addio a Andrea Mellano, grande alpinista e uno dei padri delle gare di arrampicata sportiva

È venuto a mancare all'età di 89 anni Andrea Mellano. Tra i più grandi alpinisti della sua generazione, è stato il primo italiano a salire le tre 'terribili' pareti nord delle Grandes Jorasses, dell’Eiger e del Cervino. Mellano è stato ideatore e organizzatore, con Emanuele Cassarà, di SportRoccia, la prima gara di arrampicata sportiva svoltasi a Bardonecchia nel 1985. Con la fondazione della FASI ne è diventato il primo presidente dal 1987 al 1998.
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Andrea Mellano a Milano durante la inaugurazione della 'casa degli arrampicatori', la nuova sede della FASI, novembre 2019
Davide Terenzi / FASI

È venuto a mancare all'età di 89 anni Andrea Mellano, architetto, divulgatore, pubblicista, ma soprattutto grande alpinista e primo promotore - insieme al giornalista Emanuele Cassarà - delle gare di arrampicata sportiva.

Formatosi come alpinista nel Gruppo Alta Montagna dell’Unione Giovani Escursionisti Torinesi, Mellano ha sempre privilegiato un alpinismo innovativo, di ricerca e di estrema difficoltà. Ritenuto tra i più grandi alpinisti della sua generazione, è stato il primo italiano a salire le tre "terribili" pareti nord delle Grandes Jorasses, dell’Eiger e del Cervino. Negli anni il Mellano alpinista lascia il posto ad un Mellano visionario al quale il movimento dell’arrampicata mondiale attuale è grande debitore, in quanto insieme a Cassarà ha teorizzato per primo l’arrampicata come sport, che fosse addiritura possibile portare l’arrampicata sportiva su un terreno di gara. L'idea, rivoluzionaria per l'epoca, si è concretizzata nel 1985 a Bardonecchia in SportRoccia, la prima gara internazionale di arrampicata sportiva. All'epoca a giudicare gli atleti sulla parete dei Militi c'era una giuria era composta da Riccardo Cassin, Oscar Soravito, Maurizio Zanolla (Manolo) e da Heinz Mariacher. "Fu un successo incredibile" ha aveva scritto Mellano "che mise finalmente nella giusta luce questo movimento innescando reazioni a catena ed interessando da subito altre località." Arco in primis, con il quale SportRoccia nel 1986 ha operato in tandem, prima di diventare il Rock Master, la gara dei campioni.

Mellano è stato tra i fondatori della FASI, la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, e ne è diventato Presidente dal 1987 al 1998, mentre a maggio di quest'anno è stato nominato socio onorario del Club alpino italiano. Nel laudatio del CAI si legge "Andrea è una delle persone più poliedriche del nostro mondo. Ha vissuto tutte le vicende della guerra e le ristrettezze economiche, ma ha avuto la forza di farsi strada partendo da semplice apprendista operaio in una piccola fabbrica e, studiando di sera, si è laureato in architettura con il massimo dei voti, per diventare poi collaboratore di Renzo Piano. Mellano è stato poi un alpinista che, pur conosciuto a livello internazionale, non è comparso quasi mai su editoria di montagna, cronache e social media. È una persona riservata, un classico alpinista del suo territorio e fuori dal "circo mediatico", ma anche un uomo con una visione avveniristica, moderna e attenta anche ai mutamenti sociali e alpinistici, che precorre i tempi ed è stato capace di passare dalla nord dell’Eiger all’arrampicata sportiva e alle competizioni di questa disciplina. Andrea è stato tra i fondatori della FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana), di cui è stato presidente per un decennio"."

Per ricordarlo pubblichiamo un'intervista di Andrea Giorda, pubblicata nel 2019 in vista alla storica prima partecipazione dell'arrampicata sportiva alle Olimpiadi di Tokyo 2020.


SPORTROCCIA 1985. LA PRIMA GARA DI ARRAMPICATA, UN’IDEA RIVOLUZIONARIA E CONTRASTATA

Intervista di Andrea Giorda

Quando hai iniziato a pensare alle gare di arrampicata? Quali sono state le prime reazioni?
Con il giornalista sportivo Emanuele Cassarà, amico e compagno di escursioni in montagna, discutevamo molto sulla possibilità che l’arrampicata moderna, viste le caratteristiche sportive che si andavano delineando, potesse trasformarsi in una vera disciplina sportiva agonistica. Queste nostre idee trovarono subito un mare di critiche nell’ambito alpinistico per la sua dirompente intromissione nelle severe e classiche linee morali dell’alpinismo.

Noi continuammo nelle discussioni coinvolgendo arrampicatori e alpinisti in vari incontri. Trovammo molte opposizioni ma anche molte approvazioni che ci convinsero a proseguire nella nostra proposta, malgrado la ferma opposizione del CAI che riteneva inammissibile introdurre, nell’ambito alpinistico, una attività sportiva prettamente agonistica, non considerando che si trattava di una attività non alternativa all’alpinismo classico, ma di una disciplina che avrebbe arricchito le proposte del CAI ai giovani al passo con i tempi.

Cosa ricordi della organizzazione della prima edizione Di Sportroccia del 1985?
Con Alberto Risso alpinista, e l’arrampicatore Marco Bernardi, giovane talento emergente dell’ arrampicata tra i primi in Europa, formammo un gruppo di lavoro organizzativo e tecnico. La scelta del luogo dove svolgere la gara cadde sulla Parete dei Militi della Valle Stretta di Bardonecchia. Iniziammo subito la ricerca di risorse economiche interessando vari Enti e ditte nonché la ricerca di patrocini. Fu un lavoro durissimo, trovammo molte adesioni ma anche molti rifiuti. Il Comune di Bardonecchia mise a disposizione le sue strutture. Diedero il loro autorevole sostegno la Provincia di Torino, la Regione Piemonte il Comune di Torino, il Museo della Montagna (non come CAI), il Club Alpino Accademico e le principali ditte di articoli per l’alpinismo e l’arrampicata.

Una frangia del modo dell’arrampicata era contrario alle gare, Patrick Berhault in testa, molti firmarono un documento contro per poi ricredersi e diventare grandi protagonisti, Patrick Edlinger mi sembra fu uno di questi?
Sulle riviste specializzate e nei vari convegni si produssero documenti e manifesti, in opposizione dell’iniziativa, firmati anche da alpinisti prestigiosi quali i francesi Edlinger, Catherine Destivelle (che poi parteciparono, e vinsero) e molti italiani (che è meglio non ricordare per la loro successiva rapida inversione di posizione).

La gara venne fissata il 6-7 luglio 1985 e le iscrizioni, gratuite valide sino al 5 luglio. Nel periodo precedente si provvide al perfezionamento della complessa macchina organizzativa e ad attrezzare le pareti e la tendopoli per il soggiorno degli atleti.

La grande incognita era però la partecipazione degli arrampicatori alla gara. Cassarà tramite i giornali si mise in contatto con le associazioni alpinistiche straniere e giovanili varie, inviando centinaia di moduli di iscrizione. Non restava che attendere; Risso si assunse il compito per la gestione economica, Bernardi quella tecnica attrezzistica e i regolamenti di gara, io quella organizzativa generale.

Il mondo dell’Alpinismo era chiuso e maschile, tu hai aperto subito le gare alle donne, anche questo ti deve il mondo dell’arrampicata. Vennero grandi protagoniste Catherine Destivelle, Lynn Hill e la nostra Luisa Iovane simboli per le ragazze di tutto il mondo. Hai qualche ricordo in proposito?
Le iscrizioni stentavano ad arrivare e noi eravamo molto preoccupati, anche per la questione economica che avremmo dovuto sostenere personalmente, in caso di insuccesso. Si misero di mezzo anche l’instabilità delle condizioni metereologiche che all’inizio di luglio a causa di numerosi temporali allagò quasi tutta la valle Stretta. Fortunatamente un paio di giorni prima il tempo si mise al bello. Alla vigilia della gara il numero delle adesioni era ancora sotto le nostre previsioni (30-40 partecipanti) ma alla sera si presentarono oltre 50 concorrenti di cui 7 ragazze, tra cui l’italiana Luisa Iovane e, a sorpresa la francese Caterine Destivelle.

C’era il modo intero, addirittura un entusiasta Riccardo Cassin!
A presiedere la manifestazione fu interpellato Riccardo Cassin, che accettò con entusiasmo come l’accademico Oscar Soravito, chiamato a far parte della giuria coadiuvato dagli arrampicatori, che non parteciparono alla gara, Heinz Mariacher e Manolo. La gara ebbe un grande successo sottolineato dai giornali e riviste specializzate, ma soprattutto da un grande pubblico che riempì tutta la valle Stretta per due giorni. Una delle sorprese più interessanti fu la presenza delle ragazze tra i concorrenti: bravissime e determinate protagoniste anch’esse, non solo più da comprimarie, della nuova arrampicata che stava nascendo. La nostra "folle" idea aveva raggiunto il suo scopo. Indietro non si sarebbe più potuti tornare.

E vero che sei andato dai carabinieri a tirar fuori dai pasticci Wolfang Güllich? Cosa era successo?
Un episodio curioso avvenuto nelle serate al campo, fu l’avventura occorsa a Wolfgang Güllich, fortunatamente finita bene. Wolfang con alcuni compagni a Bardonecchia aveva fatto bisboccia, alzando un po’ il "gomito" e in gruppo si portarono a ballare sui binari del treno, vicino alla stazione. Naturalmente i poliziotti li rincorsero e riuscirono a fermare il solo Güllich, forse il più brillo, portandolo in caserma. Saputo l’accaduto mi precipitai in caserma a parlare con i dirigenti della polizia. L’azione dei ragazzi era molto grave e Güllich rischiava una denuncia e una forte ammenda. Con calma cercai di spiegare la situazione di euforia dovuta alla manifestazione e chiesi di soprassedere alla severa sanzione. Il responsabile della polizia fu molto comprensibile e dopo una dura reprimenda rilasciò Güllich. L’avventura era finita bene.




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