'Tre Cime di Lavaredo libere dalle automobili', l'appello di Mountain Wilderness

L'appello di Luigi Casanova, presidente di Mountain Wilderness, in seguito all'iniziativa di cinque comuni della Val Pusteria (BZ) che chiedono con fermezza l’imposizione di limitazioni per combattere l'overtourism. 'Una minuscola area alpina subisce in estate l’assalto di oltre 13 mila persone giornaliere.'
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Le Tre Cime di Lavaredo, Dolomiti
Lorenzo Morandini

Fin dagli ‘80 Mountain Wilderness è stata protagonista sul tema dell’overturismo sulle Tre Cime di Lavaredo. Le proteste si sono ripetute, anche arrivando a presidi negli arrivi di tappe del Giro d’Italia, a seguire con iniziative contro l’uso turistico delle motoslitte, cercando ripetuti momenti di dialogo con il susseguirsi delle amministrazioni comunali di Auronzo e nella Fondazione Dolomiti UNESCO.

Le diverse modalità di azione non hanno sortito effetto, solo infastidito gli interlocutori. Nel concreto: in nessuna sede si doveva discutere di limitare l’accesso alle Tre Cime di Lavaredo.

Oggi si prende atto dell’iniziativa dei cinque comuni della Val Pusteria (BZ) che chiedono con fermezza l’imposizione di limitazioni. Ma a quanto sembra non si sentono spinti da alcuna urgenza: al facilitatore del dialogo con Auronzo verrebbero concessi ben tre anni di tempo. Da quanto si legge i sindaci, più che dei temi legati alla difesa di paesaggio e ambiente, hanno solo il timore di perdere il riconoscimento UNESCO. Sul tema stiano pure sereni: UNESCO a Parigi accantona ogni emergenza, il team UNESCO Italia coltiva il suo eterno letargo.

Eppure la situazione è grave, da decenni. Una minuscola area alpina subisce in estate l’assalto di oltre 13 mila persone giornaliere, l’arrivo in quota di centinaia di auto nei piazzali sempre più ampi scavati nei ghiaioni a spese del paesaggio, una feroce incontrollata erosione per fare posto alle auto affamate di territorio, un disturbo antropico che ha allontanato la fauna selvatica e che giorno dopo giorno consuma sentieri e strade, ci viene offerto il rifugio Auronzo ridotto a caotica mensa, altri rifugisti del territorio stanno operando solo nel nome del massimo profitto con aperture ridotte nei tempi.

Ben venga, finalmente, l’iniziativa dei Comuni altoatesini. Ma il metodo attivato ci sembra inadeguato alle emergenze presenti. Dal 2009 le Dolomiti sono state marchiate da UNESCO. Da allora delle Tre Cime di Lavaredo alla Fondazione Dolomiti UNESCO non interessa nulla.

A nostro avviso è compito della Fondazione (Consiglio di amministrazione, Comitato scientifico) portare attorno a un tavolo serio di confronto il comune di Auronzo con quelli altoatesini. Arricchire quel tavolo con i delegati delle associazioni ambientaliste, il CAI e Alpenverein. Discutere per poi decidere, con urgenza, imponendo il numero chiuso, imponendo sulla strada versante bellunese transiti con mezzi pubblici o servizi navetta autorizzati, regolando in modo severo gli accessi fin dal lago di Misurina, altro luogo ormai depauperato e privato di significato. Nel periodo invernale va superata l’oscenità del servizio trasporto con motoslitte. Si deve chiedere ai proprietari dei rifugi una riqualificazione degli edifici, anche attingendo a risorse pubbliche. Sui sentieri in quota va assolutamente vietato, specie nel bellunese, il transito delle biciclette.

Se il parco altoatesino delle Tre Cime in sudtirol ha un senso è più che mai doveroso costruire un piano attuativo partecipato dell’accessibilità alle Tre Cime di Lavaredo anche dal versante bellunese. Ogni altra iniziativa, partendo dai pedaggi e da divieti locali, non ha senso. Se chi si è mosso oggi ha veramente a cuore la tutela del paesaggio e delle alte quote deve agire diversamente, non certo in modo localistico visto che il patrimonio da tutelare è dichiarato valore universale. E come tale va gestito.

Luigi Casanova, Mountain Wilderness

Link: www.mountainwilderness.it




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