Una petizione per 'salvare' il Gruppo del Sassolungo nelle Dolomiti
È stata lanciata dall'associazione dei cittadini della Val Gardena e di Castelrotto Nosc Cunfin la petizione "Save the Dolomites" per preservare il Gruppo del Sassolungo nelle Dolomiti che "purtroppo sta seriamente rischiando di finire nelle mani di alcuni investitori privati con l’unico obiettivo di cementificare e trarre profitto."
I promotori dell'appello spiegano che la natura incontaminata di questo straordinario bene collettivo è in serio pericolo a causa di un nuovo impianto di collegamento. "L’incubo sta diventando realtà" si legge nel comunicato "l’avvio dei lavori che sconvolgeranno quest’area è imminente e stiamo parlando dei Piani di Cunfin, ai piedi del Sassolungo, una zona che garantisce acqua potabile per 7mila abitanti, con zone umide ad alta biodiversità e che rappresenta un habitat per flora e fauna sotto tutela."
Oltre a questo nuovo impianto, Nosc Cunfin spiega che nell'aprile 2023 è stato presentato all'Ufficio pianificazione territoriale un progetto per il rinnovo della bidonvia che porta alla Forcella del Sassolungo. "Il relativo progetto porterebbe a una capacità più che raddoppiata e la stazione a monte, posta nel cuore del massiccio, dovrebbe diventare quasi quattro volte più grande rispetto all’attuale. Questo significa che dovrà essere tolta una parte di parete rocciosa e rimossi parecchi metri cubi. Il progetto sarà inoltre sovvenzionato con minimo 45% di fondi pubblici: un incredibile favore per gli investitori a spese della popolazione e dell'ambiente." Sarebbero interessati dal progetto non solo i meravigliosi Piani di Cunfin, ma anche l'area denominata Città dei Sassi.
La petizione, che finora ha raccolto oltre 45 mila firme, chiede quindi la tutela totale del gruppo del Sassolungo nell’ambito di un parco naturale. In effetti è paradossale che i gruppi del Sassolungo e del Sella, montagne simbolo delle Dolomiti e dell'alpinismo internazionale, non facciano ancora parte del patrimonio mondiale Dolomiti Unesco.
Per firmare la petizione, clicca qui: www.change.org