La fusione nascosta del ghiacciaio del Gorner (Monte Rosa)
Viviamo in periodo interglaciale, cioè un periodo storico incastonato fra due glaciazioni che inizia dalla fine dell’ultima glaciazione o meglio la “piccola glaciazione” terminata nel 1860, ma non sappiamo quando sarà la prossima … visto il crescere delle temperature medie annue sul Pianeta è ipotizzabile che sia ancora molto lontana e non nel 2030 come gli scienziati ipotizzano.
Il cambiamento climatico in atto però è tutt’altro che naturale e quest’esponenziale aumento di temperatura anno dopo anno ci sta privando “pian piano” di un elemento naturale molto importante e affascinante allo stesso tempo: il ghiaccio e di questo possiamo ringraziare i tempi moderni, l’economia, l’uomo e la politica.
Noi dell’Associazione “La Venta-Esplorazioni Geografiche” abbiamo iniziato da oltre 3 decenni a occuparci di ghiacciai e delle cavità che vi si formano all’interno, utilizzandole come ingressi per osservare e studiare la fisica, l’idrologia e non solo di questi giganti di acqua solida direttamente dal loro interno.
Ne abbiamo visti molti non solo sulle Alpi ma anche in altre zone del Pianeta e a distanza di anni li abbiamo rivisti rimpiccioliti in lunghezza e spessore… be non è un segreto, a parte per pochi scettici, la criosfera si sta riducendo, fonde e sublima e quindi in sostanza scompare e con lei una parte del paesaggio, storia e scienza. Quest’anno abbiamo deciso di portare avanti un progetto nato nel 2020.
Nell’agosto di quell’anno, proprio sul ghiacciaio Gorner, ci cadde l’attenzione su alcune cavità di contatto: grotte scavate nel ghiaccio proprio in prossimità del fondo roccioso. Si formano in due modi: quando un corso d’acqua, proveniente dai fianchi della montagna, incontra il ghiaccio, le sue acque con temperature superiori allo zero lo fondono e proseguono verso l’interno inoltrandosi all’interno della massa di ghiaccio, oppure si formano alla fronte dei ghiacciai dove le acque di fusioni superficiali raccolte da mulini glaciali, fratture ecc. e le acque dei torrenti laterali convogliano al di sotto del ghiaccio fuoriescono uniti in un unico fiume creando nel ghiaccio enormi e spettacolari portali per poi proseguire verso valle.
Ad agosto 2024 siamo tornati sul ghiacciaio del Gorner (sul versante svizzero del Monte Rosa) dove dal 2020 abbiamo iniziato a monitorare in particolare una galleria al contato. Nell’ottobre del 2022 scopriamo che questa meraviglia naturale era collegata con altre gallerie moto spettacolari e di dimensioni maggiori e che insieme formavano un complesso di quasi un kilometro di sviluppo scendendo al di sotto del ghiacciaio per ben 190 mt.
Lasciamo passare il 2023 senza tornarci mentre quest’anno decidiamo che era il caso di dare un’occhiata (la curiosità era troppa!) e soprattutto di continuare i nostri monitoraggi, iniziati 2 anni prima, e quindi posizionare dei sensori di temperatura per integrare e definire le nostre ricerche.
Appena giunti sul ghiacciaio molto cambiato e ridotto in dimensioni rispetto a 22 mesi prima, montiamo il campo nella solita area sopra la morena centrale e ci dirigiamo agli ingressi di questa grotta gigante ma ahimè ci accorgiamo che non c’è più il ghiacciaio o per lo meno quell’ampia zona al di sotto della quale si sviluppavano gli ambienti più grandi e spettacolari era ormai una pietraia. Ci ritroviamo quindi sconcertati ma soprattutto sconsolati a ripercorrere a memoria quelle gallerie sotto una volta colorata di un blu diverso… non più quello variegato e scintillante del ghiaccio ma quello uniforme del cielo.
Da molti anni osserviamo il ghiacciaio Gorner e non solo lui ed abbiamo capito che non esiste solo una fusione superficiale, quella che possiamo osservare da casa comodamente seduti comparando le immagini satellitari ma ve n’è un'altra, altrettanto significativa, proprio al di sotto della superficie e che noi abbiamo chiamato: “fusione nascosta”.
Sono proprio questi ruscelli che si gettano al di sotto e scavano meravigliose gallerie ad accelerare la scomparsa di notevoli masse di ghiaccio in breve tempo: i soffitti si assottigliano, le superfici dei letti del fiume si allargano e la volta collassa e in un baleno il ghiaccio se ne va.
Siamo, ripeto, coscienti che li stiamo perdendo, il processo di riduzione di massa, soprattutto per le lingue minori, come questi residui di Gorner, è soggetto a una scomparsa più rapida rispetto alle lingue più grandi ma proprio per questo motivo in alcune situazioni come questa non possiamo più usare il termine “pian piano” perché a noi è sembrato che questa parte di Gorner ci abbia lasciato molto velocemente lasciandoci una profonda amarezza poiché qualcosa di bello e affascinante non fa più parte del Pianeta. Per sempre.
Alessio Romeo - La Venta Esplorazioni Geografiche
Info: www.laventa.it
Ghiacciaio del Gorner
Secondo ghiacciaio delle Alpi per estensione (65 km, circa), ha origine dalla confluenza di più lingue provenienti dalla dorsale che collega il Monte Rosa al Breithorn, a un'altitudine compresa fra i 2200 e i 4600 metri.