Valle dell'Orco e Serendipity, la nuova via d'arrampicata plaisir sul Sergent
Mi rendo conto che ad alcuni la mia attività di apritore pare priva di coerenza etica, forse solo perché mi trovo a mio agio sia ad aprire vie destinate ad un grande pubblico, sia vie decisamente più elitarie. Ciò appare in forte contraddizione, specialmente a chi ha dedicato ad uno stile solo tutta la sua attività di apritore. In realtà in tutta la mia carriera c’è un comune denominatore che non tutti riescono a cogliere: aprire o attrezzare nuovi itinerari non è per me solo un atto egoistico o edonistico, ma soprattutto una donazione verso il prossimo. E’ ovvio che la difficoltà e la chiodatura lasciata in posto, più o meno generosa, ed in secondo piano - purtroppo - la logica e la bellezza, agirà da discriminante e decreterà la popolarità o meno della via aperta. Molte vie difficili e oggettivamente bellissime rimarranno un miraggio per la maggior parte dei climbers, me compreso, ed è giusto che sia così. Per permettersele, occorrerà allenarsi duramente, sia mentalmente e fisicamente. "Only the brave" come si usa dire. Tuttavia non possiamo ignorare il fatto che ci troviamo di fronte ad una grande richiesta di vie ben chiodate e con difficoltà contenute (le cosidette plaisir), perché oggi la grande maggioranza dei ragazzi che si avvicina alle vie di più tiri non ha una formazione pratica e culturale di matrice alpinistica. Sovente queste persone non hanno assolutamente voglia di rischiare, nemmeno una caviglia, a causa degli spit troppo distanti. Ad essi aggiungiamo anche chi, per lavoro per età o per altri motivi non riesce più ad avere un elevato livello, ma vuole arrampicare e divertirsi ugualmente! Il più delle volte, va detto, questa grande fascia di persone (che sono la maggioranza dei praticanti) fa fatica anche a comprendere il perché una via, dal momento che è protetta a spit, debba esserlo a distanza siderale l’uno dall’altro… "Prossimo spit?" "Su Marte… si sente a volte commentare". Senza entrare qui in complicate diatribe etiche, sono sempre stato un sostenitore convinto della pluralità delle etiche e del fatto che tutti debbano avere la propria chance, pur con il dovuto rispetto del passato e della roccia. Gli integralismi non giovano a nessuno: l’equilibrio, a volte difficile da raggiungere, soprattutto nei siti più storici, è comunque possibile.
Il Sergent in Valle dell’Orco è considerato uno dei santuari italiani ed europei della scalata trad. Curiosamente, perché ci sono più spit sul Sergent che su tante altre pareti sportive… Di fatto, su questo gigantesco e splendido cristallo di gneiss verde chiaro, convivono pericolose (o sicure, se ci si fida delle protezioni mobili) arrampicate trad e belle placche spittate, così aperte sin dagli anni ottanta. Anche in tema di vie spittate vi sono naturalmente delle differenze: alcune, date le distanze tra i punti, risultano di fatto più velenose del morso di una vipera e ben più pericolose delle vie trad. Le vie spittate ripetibili da un comune arrampicatore proveniente dalla falesia o da una qualunque zona calcarea italiana, dunque non avezzo al granito, sono invece pochissime… Dietro questa realtà vi possono essere delle ragioni etiche e storiche, che tuttavia chi frequenta oggi il Sergent fa molta fatica a comprendere. Possiamo pretendere che chi viene ad arrampicare oggi in Orco si legga prima dieci libri sul Nuovo Mattino?
La fama della Valle dell’Orco ha ormai varcato i confini nazionali. Oramai i climbers che si incontrano alla base del Sergent, la parete più famosa della Valle, provengono da tutto il mondo. Ieri al campeggio ci trovavamo in compagnia di giapponesi, cileni e finlandesi. A scanso di equivoci occorre essere realisti: la maggior parte degli stranieri arriva qua per scalare fessure in arrampicata trad, non certo per l’arrampicata sportiva, altrimenti andrebbe a Ceuse o in Verdon. Tuttavia, molti apprezzano il fatto che si sia lontani dall’Inghilterra e le placche e le soste siano spittate, anche se rimangono disorientati dalla disomogeneità di questa spittatura, anche sulla stessa via. La via più facile del Sergent è la Via delle Placche e negli anni è stata spittata, nonostante fosse stata aperta in maniera tradizionale negli anni settanta. Tralasciando il discorso se fosse giusto o meno farlo, ora di fatto lo è, ma il risultato è quanto mai irrazionale. In un primo tiro si sale protetti da qualche friend aggrappandosi ai ciuffi d’erba. Si rischia forse più qui che successivamente. Poi, improvvisamente, compaiono gli spit a distanze normali, quasi come in falesia. Ci si rilassa ma un ostico diedro strapiombante obbliga i più ad un selvaggio "tire-clou" la cui traduzione in italiano è "mungitura". Il passo chiave successivo, tuttavia, lo si compie su un vecchio chiodo dalla testa rotta e completamente divelto. Più su gli spit si diradano, sino a diventare uno solo per lunghezza (di 40m!). Ho ripetuto numerose volte questa via e la vicina, più recente "Mi dissocio", con allievi, amici e famigliari che volevo portare a conoscere la Valle dell’Orco. Entrambe le vie (anzi tre, contando Apparizione del Cristo Verde) convergono dopo 5 tiri alla stessa sosta, alla base della famigerata placca con un solo spit. Qui, forzatamente, per molti cominciava la discesa, nonostante ci si trovi a metà parete.
L’anno scorso mi sono ritrovato a questa sosta, per la verità piuttosto scomoda, in compagnia di una cordata di israeliani. Dopo una buona mezz’ora, visto che tentennavano, mi sono deciso a chiedere perché non si decidessero a proseguire. Uno di loro mi ha indicato il solo spit presente nella lunghezza successiva e mi ha risposto scuotendo la testa "too scary, for us…". In quel momento mi sono accorto che sulla destra di dove ci trovavamo, c’era un corridoio di parete completamente vergine, dove sarebbe potuta nascere una nuova via, senza bisogno di aggiungere spit su altre già aperte. Allo stesso tempo essa avrebbe evitato ingorghi su quella sosta ed avrebbe dato la possibilità, per chi lo desiderava, di fare una via completamente spittata anche qui in Valle dell’Orco e godere così di questo (Gran) Paradiso in totale sicurezza. Ecco spiegata la genesi di questa nuova via, e del perché della mia scelta etica, perdonatemi se vi ho annoiato con questi lunghi discorsi. In 35 anni che frequento questa parete, ho aperto sul Sergent diverse vie trad o moderne e alcune di esse sono, dichiaratamente, piuttosto impegnative o pericolose. Sono altresì convinto che le fessure, soprattutto su questa parete, debbano rimanere libere dagli spit. Ma lo spazio per una via plaisir, a mio avviso, c’era e poteva essere sfruttato, senza danneggiare itinerari storici. Ma attenzione, per me plaisir non significa "scala di chiodi". Tra uno spit e l’altro bisogna sempre arrampicare, sul grado (obbligatorio) richiesto dalla via. Non ho mai aperto vie dove è possibile azzerare facilmente, l’obiettivo per me rimane quello di arrampicare in libera, anche se in sicurezza, non tirarsi sui chiodi… Anche con la sicurezza degli spit, l’impegno non deve mai venir meno e la cima va comunque guadagnata!
di Maurizio Oviglia
SCHEDA: Serendipity, Sergent, Valle Orco
SCHEDA: Placca Tonata, Sergent, Valle Orco