Top Secret nuova via nell’Ala Daglar, Turchia
Nell’estate 2008 Marco Sterni, Massimo Sacchi, Plinio Botterini e Recep Ince hanno aperto Top Secret in Turchia (650m, max 7°, A1) nuova via in stile classico sulla parete Ovest del Çoban Kiri 2987m (Ala Daglar, Turchia)
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Marco Sterni in apertura sulla parete Ovest Çoban Kiri 2987m (Ala Daglar)
arch. M. Sterni
Anche in arrampicata e/o in alpinismo le scelte più giuste sembrano sempre di più quelle dettate dalla semplicità e dall'esperienza maturate insieme alla passione. E' per questo che ci piace questa nuova via che Marco Sterni, Massimo Sacchi, Plinio Botterini e Recep Ince hanno aperto sulla parete Ovest del Çoban Kiri, nel gruppo dell'Ala Daglar in Turchia. Ci piace prima di tutto perché parte da un innamoramento, quello per queste montagne dell'Anatolia meridionale che hanno già visto più volte Marco Sterni ma anche Maurizio Oviglia e Rolando Larcher in veste di esploratori. E poi ci piace perché segna un percorso maturato sul campo, senza preconcetti. Non un dictact rivolto indistintamente a tutti, come a volte capita di sentire, ma solo una scelta personale per esprimere la propria passione e ricerca in parete.
Top Secret la nuova via su una bellissima parete, che per inciso somiglia molto al Saas Maor delle Pale di San Martino, è una storia semplice, che parte da una “sconfitta” e prosegue con un ritorno da cui è nata una consapevolezza e un proposito per il futuro assolutamente personale. Una scelta che sembra ancora più valida visto che a farla è proprio uno come Marco Sterni, climber e alpinista triestino di lunghissimo corso e proverbiale modestia, a ragione ritenuto tra quelli che hanno contribuito a scrivere la storia dell'arrampicata sulle grandi pareti delle Dolomiti ma non solo. Il tutto, come ce lo racconta Sterni, sembra di una semplicità disarmante. Ma, appunto, proprio nelle scelte semplici il più delle volte si nasconde la vera forza dell'esperienza!
Top Secret in Turchia - parete Ovest Çoban Kiri 2987m (Ala Daglar)
di Marco Sterni
Se ho deciso di ritornare sulle stesse montagne per la quarta volta, in tre anni, significa certamente che le montagne dell'Ala Daglar mi hanno conquistato. Questa ultima volta (settembre 2008) però mi ha dato qualcosa in più, al di là della gioia e grande soddisfazione, questa ultima esperienza mi ha fatto riflettere sul mio futuro arrampicatorio. Ecco il perchè.
Anche per questo anno avevo già l'idea sul dove aprire la nuova via ma l'indecisione rimaneva sullo stile di apertura. Alla fine decisi per lo stile classico, portando però nello zaino qualche spit a mano da 8mm per rinforzare le soste (come nel 2006) o nell'eventualità che ritenessi qualche tratto non proteggibile.
Siamo partiti ai primi di giugno e abbiamo attaccato programmando un bivacco a metà parete o sulla cima, per poi scendere sull'altro versante ed evitare la calata dalla stessa parete. Purtroppo, pur partendo di notte ed arrivando in una grande nicchia gialla a quattro lunghezze dalla cima, già nel primo pomeriggio, ci siamo bloccati.
C'è da premettere che fino a lì le difficoltà non sono state eccessive per il nostro livello e preparazione e non abbiamo utilizzato gli spit nemmeno alle soste. Dopo un tentativo sulla placconata di destra, conclusosi con un bel volo, sembravano esserci ancora due possibilità; vista anche la friabilità della roccia nella prima parte strapiombante della nicchia.
La prima era quella di scendere per mezzo tiro di corda ed attraversare una cinquantina di metri a sinistra uscendo quindi dal cuore della parete. La seconda era quella di mettere qualche spit. In realtà c'era ancora una terza possibilità che, a parte il primo tratto friabile ed insidioso, poi portava in cima ad un pilastro che, visto dal basso, sembrava poi nuovamente finire nel nulla.
Personalmente, la prima possibilità, quella degli spit, l'ho rimossa subito. Stanchi, distrutti e stressati abbiamo deciso di rinunciare. Sono ritornato sconfitto e tormentato dal solito dubbio: e se provavo di là…
Una volta a casa, non mi sono dato pace per non aver provato fino a che non ho deciso di ritornare in settembre portandomi dietro solamente qualche chiodo. Seppur al mio limite, sono riuscito a passare. Grande soddisfazione personale, ma quel che ha più importanza è che ha segnato il mio futuro di apritore, se mai ci sarà.
Le mie scelte, per eventuali nuovi progetti, potranno essere due ma ben distinte: scegliere per l'utilizzo del trapano e fix con la solita etica personale già consolidata oppure scegliere lo stile classico utilizzando solamente chiodi e in questo caso però gli spit rimarranno sempre a casa.
Marco Sterni
Top Secret la nuova via su una bellissima parete, che per inciso somiglia molto al Saas Maor delle Pale di San Martino, è una storia semplice, che parte da una “sconfitta” e prosegue con un ritorno da cui è nata una consapevolezza e un proposito per il futuro assolutamente personale. Una scelta che sembra ancora più valida visto che a farla è proprio uno come Marco Sterni, climber e alpinista triestino di lunghissimo corso e proverbiale modestia, a ragione ritenuto tra quelli che hanno contribuito a scrivere la storia dell'arrampicata sulle grandi pareti delle Dolomiti ma non solo. Il tutto, come ce lo racconta Sterni, sembra di una semplicità disarmante. Ma, appunto, proprio nelle scelte semplici il più delle volte si nasconde la vera forza dell'esperienza!
Top Secret in Turchia - parete Ovest Çoban Kiri 2987m (Ala Daglar)
di Marco Sterni
Se ho deciso di ritornare sulle stesse montagne per la quarta volta, in tre anni, significa certamente che le montagne dell'Ala Daglar mi hanno conquistato. Questa ultima volta (settembre 2008) però mi ha dato qualcosa in più, al di là della gioia e grande soddisfazione, questa ultima esperienza mi ha fatto riflettere sul mio futuro arrampicatorio. Ecco il perchè.
Anche per questo anno avevo già l'idea sul dove aprire la nuova via ma l'indecisione rimaneva sullo stile di apertura. Alla fine decisi per lo stile classico, portando però nello zaino qualche spit a mano da 8mm per rinforzare le soste (come nel 2006) o nell'eventualità che ritenessi qualche tratto non proteggibile.
Siamo partiti ai primi di giugno e abbiamo attaccato programmando un bivacco a metà parete o sulla cima, per poi scendere sull'altro versante ed evitare la calata dalla stessa parete. Purtroppo, pur partendo di notte ed arrivando in una grande nicchia gialla a quattro lunghezze dalla cima, già nel primo pomeriggio, ci siamo bloccati.
C'è da premettere che fino a lì le difficoltà non sono state eccessive per il nostro livello e preparazione e non abbiamo utilizzato gli spit nemmeno alle soste. Dopo un tentativo sulla placconata di destra, conclusosi con un bel volo, sembravano esserci ancora due possibilità; vista anche la friabilità della roccia nella prima parte strapiombante della nicchia.
La prima era quella di scendere per mezzo tiro di corda ed attraversare una cinquantina di metri a sinistra uscendo quindi dal cuore della parete. La seconda era quella di mettere qualche spit. In realtà c'era ancora una terza possibilità che, a parte il primo tratto friabile ed insidioso, poi portava in cima ad un pilastro che, visto dal basso, sembrava poi nuovamente finire nel nulla.
Personalmente, la prima possibilità, quella degli spit, l'ho rimossa subito. Stanchi, distrutti e stressati abbiamo deciso di rinunciare. Sono ritornato sconfitto e tormentato dal solito dubbio: e se provavo di là…
Una volta a casa, non mi sono dato pace per non aver provato fino a che non ho deciso di ritornare in settembre portandomi dietro solamente qualche chiodo. Seppur al mio limite, sono riuscito a passare. Grande soddisfazione personale, ma quel che ha più importanza è che ha segnato il mio futuro di apritore, se mai ci sarà.
Le mie scelte, per eventuali nuovi progetti, potranno essere due ma ben distinte: scegliere per l'utilizzo del trapano e fix con la solita etica personale già consolidata oppure scegliere lo stile classico utilizzando solamente chiodi e in questo caso però gli spit rimarranno sempre a casa.
Marco Sterni
Top Secret - Çoban Kiri, Ala Daglar, Turchia | |
Note:
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