Sulla via Gogna - Cerruti alla Corna di Medale. Di Ivo Ferrari

Ivo Ferrari, in un'altra puntata del suo viaggio tra le vie e la storia dell'arrampicata, ci accompagna sulla Via Gogna - Cerruti, aperta da Alessandro Gogna e Leonardo (Leo) Cerruti il 17 maggio del 1969 sulla parete sud-est della Corna di Medale (Gruppo delle Grigne).
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Sulla via Gogna - Cerruti alla Corna di Medale (Grigne).
archivio I. Ferrari
Dopo tre giornate passate a smantellare lastre d’amianto sul tetto di un capannone, arriva il “giorno libero”, il giorno dell’aria autunnale, splendido e ricco dei suoi colori... Appuntamento con Silvano all’inizio del nuovo giorno, destinazione Corna di Medale!

Tra le tante linee che salgono verso l’alto, sulla Corna c’è ne una che oggi mi ispira più delle altre, una gran classica mischiata tra le classiche e vicina al moderno . Iniziamo a salire lungo il primo tratto della ferrata quando il buio della notte è appena stato scacciato dal chiarore del giorno. Sopra la nostra testa si distingue già l’azzurro del cielo, nessuna nuvola all’orizzonte, aria fresca ma non fredda... tempo perfetto per la Medale!

La verticalità della ferrata mi aiuta ad entrare in sintonia con la parete, il sudore scende attraversandomi il corpo, le braccia tirano poco elegantemente le catene … saliamo veloci .

Ora si scende ed una breve doppia ci deposita all’inizio della via; lo zoccolo sottostante, usato dai primi salitori, è praticamente impercorribile: la bassa quota aiuta un’infinita di erbe a crescere rendendo instabile e pericoloso il terreno.

Il mio sguardo corre in alto, come i sogni... una linea logica, figlia del suo tempo, adatta per tutti i tempi. Vecchi chiodi indicano la strada e qualche resinato sostituisce il “chiodo a pressione”. Arrampico illuminato dal Sole che scalda il decimo mese dell’anno, la roccia a volte richiede attenzione, mentre spesso sembra carta vetrata con la sua rugosità creata da un infinità di gocce!

Fessure dalle mille tonalità serpeggiano dirette a comodi terrazzini di sosta, il divertimento è assicurato, l’ingaggio garantito. Ad ogni lunghezza penso a Gogna e Cerruti, scarponi ai piedi, libera ardita e artificiale difficoltosa. L’unto a volte mi ricorda che tempo fa , prima della richiodatura sistematica delle altre vie, prima che la logica perdesse parte del suo valore, questa bellissima fuga verso l’alto veniva ripetuta con molta più frequenza. Le braccia tirano, le gambe spingono, mani e piedi , le nostre venti dita si aiutano a vicenda, dividendosi in parti uguali, la stanchezza!

I ciuffi d’erba, ricordo dell’estate oramai finita , hanno ancora quel colore verde intenso, chissà che non mi venga voglia di estirparli la prossima volta!?! Di pulirla e farla tornare per quel che è: una gran bella via!

Soltanto ieri sera, Marco Anghileri, re indiscusso di questa parete, gentilmente mi spiegava come raggiungere l’attacco della via: io non c’ero mai stato, sono sempre entrato evitando le tre splendide lunghezze iniziali, attraversando dalla Milano 68!

Le lunghezze si susseguono sempre sostenute, quando l’abitudine del gesto “salire” ti chiama, la via è terminata. Quasi a lasciarti quel senso di tristezza che si prova quando una ragazza ti “molla”, tutto finito. La mattina ricca di visuali lontane termina seduti sotto la croce di vetta. Poche parole, sguardi distanti e ci incamminiamo verso il comodo sentiero che porta alla terra piana!

Scendiamo in compagnia di due amici trovati sulla Cima.

Una giornata come tante altre resa speciale da una linea che mantiene il suo fascino, capace di spremerti gli avambracci e liberarti la mente! Sono sicuro che ritornerò presto sulla via, perché le linee belle, invecchiano rimanendo belle!

Buone arrampicate a tutti!

Ivi Ferrari



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