Solo, di Ivo Ferrari
Un recit d'ascension di Ivo Ferarri. Una solitaria senza data, su una montagna e su una parete non rivelate.
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Non mi piace il mare, non so nuotare, eppure oggi sono solo in mezzo a questo Mare.
I. Ferrari
Ci ho pensato un po' prima di pubblicare questo récit d'ascension, o meglio questa pagina di diario di Ivo Ferrari. Troppo estremo? Troppo “normale” nel suo modo di raccontare un alpinismo così difficile da accettare? Poi, Ivo me l'ha mandato non certo per una pubblicazione. Anche se, quando l'ho chiamato al cellulare, mi ha detto semplicemente: “fanne quello che vuoi...”. Fatto sta che l'ho messo nella scrivania del mio computer. E lì è rimasto, in quarantena, a maturare... Ogni tanto lo sbirciavo nel caos dei files che affollano il mio monitor, ma non l'ho più aperto. Fino ad oggi quando l'ho riletto e mi son detto: perché no! In fin dei conti (anche) questo sono gli alpinisti. Anzi, questo è sicuramente l'Ivo Ferrari che conosco. Tanto che non ho neanche voluto indagare quando e dove avesse fatto quest'ascensione che racconta. Né ho fatto ricerche nelle guide per scovarla. A dirla tutta, non mi interessava per nulla saperlo. Spero che qualcuno non non si strappi le vesti per questa mia mancanza. Dunque eccoci qua, prendetela come una lettura estiva. Un'unica avvertenza: non perdetevi le ultime tre parole... Un monito? ;-)
SOLO di Ivo Ferrari
...Non mi piace il mare, non so nuotare, eppure oggi sono solo in mezzo a questo Mare. Sono partito con una bugia, ho ritenuto che fosse “giusto” tenermi dentro la mia voglia di arrampicare in solitaria... Come posso fare a capire il perché?
Ho scelto di mentire “Sì vado con un amico, una via tranquilla, niente colpi di testa”, e invece... sono qui alto da terra, solo un sacchetto di magnesite e le amate scarpette, il resto giù ad aspettarmi alla base… Non so nemmeno se riuscirò a saltarne fuori, mi sono buttato senza usare la testa, stufo di pensare ho lasciato che un qualcosa mi portasse fin qui. Tanto non cado e... se cado non me ne frega un cazzo!
Appigli minuscoli mi permettono di salire, sento i muscoli lavorare, il sudore? Niente sudore, sembro di gomma, niente odori, niente rumori… non so se mi sto divertendo, oggi non ho nessuna percezione, quasi una mancanza di godimento, eppure, sono qui!
Difficile capire il perché. Cosa potrò trarne una volta fuori, se uscirò, da una salita così? La roccia è sana, la linea logica, ma io ho gettato tutto giù, nel ghiaione sottostante, voglia, buon senso, paure, tutte cose che ora mi rendono fragilissimo… Devi avere paura, altrimenti sei cotto!
Salgo, esco dalla logica, esco dalla linea naturale, per incasinarmi ulteriormente, ho perso il controllo della “passione”, la mia visione, la mia etica, tutto perso, salgo e basta, salgo perché forse oggi voglio cadere… Pensieri duri, pericolosi, ma non ci posso fare niente, il caos è dentro di me, generato da una Stella che è caduta, da un sogno infranto, da centinaia di particelle impazzite…
Salgo e mi accorgo che le dita tirano forte gli appigli, loro sono tranquille, allenate, vogliono scalare ancora e delle turbe mentali del loro padrone se ne fregano…
Tolgo le scarpette, massaggio i piedi, mi guardo intorno e vedo facce da escursionisti intenti a guardarmi… Cavolo! Speriamo che nessuno mi faccia domande, non ho voglia di cercare un perché!
Rimetto le scarpette d’arrampicata velocemente e scappo verso il basso, non so bene cosa oggi abbia vinto, se il buon senso o la follia, ma una volta a casa mi sento meglio.
PS. questo breve scritto è stato fatto al ritorno da una via “importante”, in un periodo “importante “, dove ho giocato con la vita a causa di una debolezza, dove non distinguevo la merda dalla cioccolata, dove non era importante il successo, dove forse cercavo l’insuccesso, una scusa per non reagire… Ora, qualche guida ha registrato la salita come una prima solitaria, ma per me è stata un ritorno alle scalate con l’uso della testa, un “sbagliando si impara”, non ho mai chiesto scusa a nessuno per quel periodo, ma sono sicuro di essere stato perdonato. DA NON RIPETERE!
Ivo Ferrari
Ivo Ferrari, di Treviglio (Bg), è nato nel 1968, è accademico del CAI, è sposato, ha due figli. Di professione fa l'idraulico e si definisce alpinista per diletto, ma ama anche presentarsi come un alpinista gioiso. E' quasi impossibile fare un elenco completo delle sue salite. Al suo attivo infatti ha un'impressionante numero di prime salite e prime ripetizioni sia su roccia sia su ghiaccio, moltissime in solitaria, molte in inverno. Quasi sempre privilegia grandi pareti semi sconosciute, lontane e isolate. E' conosciuto anche come lo Zar delle Pale di San Lucano perché, oltre ad esserne uno dei più grandi conoscitori, negli ultimi anni molte delle sue salite si sono sviluppate proprio su queste fantastiche, enormi e selvaggie pareti delle Dolomiti più nascoste. Per il suo alpinismo ha ricevuto il Premio Pelmo d'Oro nel 2006 e il Premio Marco Dalla Longa. Ha partecipato anche ad alcune spedizioni in Pakistan. L'ultima sua importante salita è del 25 gennaio 2011, giorno in cui ha realizzato la prima solitaria invernale del Pizzo della Pieve (o Parete Fasana) - un'impressionante muraglia di 800m, considerata l'Eiger delle Grigne, che incute timore a tutti gli alpinisti - dove, ancora una volta, ha dimostrato non solo coraggio ma soprattutto di saper "vedere" e vivere le grandi avventure con quella semplicità e naturalezza che lo distingue.
SOLO di Ivo Ferrari
...Non mi piace il mare, non so nuotare, eppure oggi sono solo in mezzo a questo Mare. Sono partito con una bugia, ho ritenuto che fosse “giusto” tenermi dentro la mia voglia di arrampicare in solitaria... Come posso fare a capire il perché?
Ho scelto di mentire “Sì vado con un amico, una via tranquilla, niente colpi di testa”, e invece... sono qui alto da terra, solo un sacchetto di magnesite e le amate scarpette, il resto giù ad aspettarmi alla base… Non so nemmeno se riuscirò a saltarne fuori, mi sono buttato senza usare la testa, stufo di pensare ho lasciato che un qualcosa mi portasse fin qui. Tanto non cado e... se cado non me ne frega un cazzo!
Appigli minuscoli mi permettono di salire, sento i muscoli lavorare, il sudore? Niente sudore, sembro di gomma, niente odori, niente rumori… non so se mi sto divertendo, oggi non ho nessuna percezione, quasi una mancanza di godimento, eppure, sono qui!
Difficile capire il perché. Cosa potrò trarne una volta fuori, se uscirò, da una salita così? La roccia è sana, la linea logica, ma io ho gettato tutto giù, nel ghiaione sottostante, voglia, buon senso, paure, tutte cose che ora mi rendono fragilissimo… Devi avere paura, altrimenti sei cotto!
Salgo, esco dalla logica, esco dalla linea naturale, per incasinarmi ulteriormente, ho perso il controllo della “passione”, la mia visione, la mia etica, tutto perso, salgo e basta, salgo perché forse oggi voglio cadere… Pensieri duri, pericolosi, ma non ci posso fare niente, il caos è dentro di me, generato da una Stella che è caduta, da un sogno infranto, da centinaia di particelle impazzite…
Salgo e mi accorgo che le dita tirano forte gli appigli, loro sono tranquille, allenate, vogliono scalare ancora e delle turbe mentali del loro padrone se ne fregano…
Tolgo le scarpette, massaggio i piedi, mi guardo intorno e vedo facce da escursionisti intenti a guardarmi… Cavolo! Speriamo che nessuno mi faccia domande, non ho voglia di cercare un perché!
Rimetto le scarpette d’arrampicata velocemente e scappo verso il basso, non so bene cosa oggi abbia vinto, se il buon senso o la follia, ma una volta a casa mi sento meglio.
PS. questo breve scritto è stato fatto al ritorno da una via “importante”, in un periodo “importante “, dove ho giocato con la vita a causa di una debolezza, dove non distinguevo la merda dalla cioccolata, dove non era importante il successo, dove forse cercavo l’insuccesso, una scusa per non reagire… Ora, qualche guida ha registrato la salita come una prima solitaria, ma per me è stata un ritorno alle scalate con l’uso della testa, un “sbagliando si impara”, non ho mai chiesto scusa a nessuno per quel periodo, ma sono sicuro di essere stato perdonato. DA NON RIPETERE!
Ivo Ferrari
Ivo Ferrari, di Treviglio (Bg), è nato nel 1968, è accademico del CAI, è sposato, ha due figli. Di professione fa l'idraulico e si definisce alpinista per diletto, ma ama anche presentarsi come un alpinista gioiso. E' quasi impossibile fare un elenco completo delle sue salite. Al suo attivo infatti ha un'impressionante numero di prime salite e prime ripetizioni sia su roccia sia su ghiaccio, moltissime in solitaria, molte in inverno. Quasi sempre privilegia grandi pareti semi sconosciute, lontane e isolate. E' conosciuto anche come lo Zar delle Pale di San Lucano perché, oltre ad esserne uno dei più grandi conoscitori, negli ultimi anni molte delle sue salite si sono sviluppate proprio su queste fantastiche, enormi e selvaggie pareti delle Dolomiti più nascoste. Per il suo alpinismo ha ricevuto il Premio Pelmo d'Oro nel 2006 e il Premio Marco Dalla Longa. Ha partecipato anche ad alcune spedizioni in Pakistan. L'ultima sua importante salita è del 25 gennaio 2011, giorno in cui ha realizzato la prima solitaria invernale del Pizzo della Pieve (o Parete Fasana) - un'impressionante muraglia di 800m, considerata l'Eiger delle Grigne, che incute timore a tutti gli alpinisti - dove, ancora una volta, ha dimostrato non solo coraggio ma soprattutto di saper "vedere" e vivere le grandi avventure con quella semplicità e naturalezza che lo distingue.
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