Shisha Pangma Expedition e il Tibet “perduto”

La spedizione composta da Marco Sala, Renato Sottsass, Vittorio Alverà e Antonio De Riva nel suo avvicinamento allo Shisha Pangma ha fatto tappa a Lhasa, ritrovando un Tibet cambiato…
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I componenti della spedizione a Lhasa. Da sx: Renato Sottsass, Antonio De Riva, Marco Sala, Vittorio Alverà. Alle loro spalle il Monastero di Jokhang.
arch. Shisha Pangma Expedition
Quanto sta cambiando il Tibet, e a che velocità? Impossibile non porsi questa domanda dopo la lettura di questo report da Lhasha di Marco Sala che, con Renato Sottsass, Vittorio Alverà e Antonio De Riva ha fatto tappa nella capitale tibetana nel viaggio verso il campo base dello Shisha Pangma, il più piccolo (o il penultimo secondo le più recenti misurazioni) tra i 14 Ottomila, anche se certo non il più facile.

Come scrive Marco Sala del Gruppo Rocciatori Caprioli di San Vito di Cadore l’impatto con Lhasa è stato davvero “inaspettato”. Lui e il suo compagno di avventura, Renato Sottsass, del Gruppo Scoiattoli di Cortina, di qui erano passati meno di 5 anni fa diretti al Cho Oyu. Da allora tanti e tali sono stati i cambiamenti da non poter passare inosservati. Non che sia una novità assoluta ciò che ci racconta Sala: la Cina occupa duramente il Tibet dal 1950. Ma ci sembrano importanti queste testimonianze e questo “vissuto” degli alpinisti che così dimostrano, sempre che ce ne fosse bisogno, di saper vedere anche ciò che sta loro attorno oltre alla (magnifica) montagna a cui sono diretti.


IL TIBET PERDUTO di Marco Sala

18/04/2007
Vi scriviamo da Lhasa (3.600m) nel mezzo dell'altipiano tibetano. Io e Renato siamo stati qui nel 2002, quando abbiamo salito il Cho Oyu (8201 m.), ebbene nell'arco di neanche 5 anni, non sembra più la stessa città!

Aeroporto nuovissimo in vetro e acciaio al posto del casotto vecchio e logoro di prima, le strade sono tutte asfaltate, con ponti monumentali e gallerie illuminate a giorno. Nella periferia di Lhasa si distingue benissimo la nuova stazione ferroviaria, enorme, con accanto quella più piccola per gli autobus, ai piedi del Potala che a dispetto di tutto continua a troneggiare,
mastodontico e severo, al di sopra della città, si estende una piazza enorme lastricata in marmo con un monumento orrendo al centro sulla cui cima sventola la bandiera rossa in stile Tien An Men.

La pulizia e' notevole, il traffico ordinato, i risciò e le biciclette hanno la loro corsia preferenziale, i cinesi perlopiù di etnia Ham, sono dappertutto tanto che vedere un tibetano vero diventa cosa rara se non recandosi nella città vecchia che invece mantiene il suo fascino.

I turisti occidentali sono pochi, mentre sono aumentati a dismisura i turisti cinesi, tutti i luoghi di culto più importanti, sopratutto il Jokang (il tempio buddista più antico del Tibet) sono invasi da centinaia di cinesi, reflex alla mano, che fotografano tutto e tutti noi compresi perché probabilmente, gli sembriamo strani con i nostro capelli biondi e
castani.

Rispetto al 2002 gli abitanti si sono moltiplicati, c'e' gente dovunque e nella piazza antistante il Barkor nella città vecchia i turisti si sommano ai pellegrini tibetani che giungono, almeno una volta nella loro vita, a venerare le divinità primitive del Jokang. Un brulicare continuo di fedeli che si prostrano a terra recitando formule sacre, girando ininterrottamente attorno al korà che fa il periplo del tempio, ruotando i loro rulli di preghiera in una mano e sgranando nell'altra il rosario buddista a 108 grani.

Non appena le guardie cinesi vedono un assembramento di persone più consistente o qualche nomade kampa che chiede più insistentemente l'elemosina, lo disperdono con una scarica elettrica prodotta da una specie di manganello che tengono costantemente in mano.

Ma una volta entrati dentro alle possenti mura dei monasteri di Sera e Drepung, che sorgono poco al di sopra della città, ci si sente sprofondati ancora nel Tibet più autentico: monaci di rosso togati che intonano sacre litanie, rulli di tamburi e cupi suoni di tromba ti riportano nella dimensione propria del Tibet lontano, purtroppo ormai irrimediabilmente perso.

Tra un altro quinquennio Lhasa sarà in tutto simile a una qualsiasi metropoli cinese, se non fosse per il Potala che continuerà a troneggiare su tutto e su tutti, se non fosse per quei poveri tibetani che neanche la lunga mano del potere rosso e' riuscita ad uniformare, perche' una fede religiosa cosi' profonda e radicata non potrà mai essere sopita!

Marco Sala


SHISHA PANGMA EXPEDITION
TIBET 2007 - 11 aprile - 25 maggio

Marco Sala, Gruppo Rocciatori Caprioli di San Vito di Cadore
Renato Sottsass, Gruppo Scoiattoli di Cortina d'Ampezzo
Vittorio Alverà e Antonio De Riva, C.A.I. Cortina d'Ampezzo

Tutte le notizie della Spedizione e il Podcasting Radio di radio Cortina sul sito del Gruppo Scoiattoli





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