Schiodatura del Torre, la discussione in Italia
Sulla recente vicenda della schiodatura della Via del Compressore sul Cerro Torre, riceviamo e pubblichiamo il testo di Stefano Lovison che è stato condiviso da molti alpinisti italiani.
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Cerro Torre, Torre Egger, Punta Herron, Torre Standhardt
Luca Maspes
L'articolo di Stefano Lovison, apparso su http://alpinesketches.wordpress.com e che vi proponiamo, ha ricevuto l'adesione di molti alpinisti e guide alpine italiani a testimonianza di quanto la vicenda della schiodatura della Via del Compressore abbia toccato il mondo dell'alpinismo, non solo italiano. Noi lo pubblichiamo per dovere di cronaca ma anche perché ritieniamo importante dar conto della discussione in corso. Nella convinzione e nella speranza che, superando le contrapposizioni anche forti del momento, il mondo degli appassionati di montagna e di alpinismo possa trovare il modo di confrontarsi e condividere la propria passione partendo prima di tutto da quel rispetto per l'uomo che dovrebbe precedere l'alpinismo stesso.
I TALEBANI DEL CERRO TORRE di Stefano Lovison
Lo avevamo scritto su Alpine Sketches: dalle parti del Cerro Torre l’etica alpinistica si stava trasformando in una religione, con i suoi sacerdoti e i suoi guerrieri, e soprattutto con il suo demonio: Cesare Maestri, visto come la fonte di ogni male. E gli ultimi sviluppi lo hanno confermato in maniera drammatica. Alla cancellazione del toponimo Colle della Conquista – che a prescindere dall’opinione che ognuno di noi può avere di Maestri ha fatto sognare per decenni intere generazioni di alpinisti – da parte del sito PATAclimb.com gestito dal guru della catena di Chaltén, Rolando Garibotti, è seguita un’azione assai più militante e arrogante: la distruzione della via del Compressore da parte di Jason Kruk e Hayden Kennedy.
I chiodi a espansione piantati da Cesare Maestri nel 1970 non ci sono più: non c'è più quella che Rolo Garibotti sul suo sito definiva sprezzantemente “Via Ferrata” – come se il passaggio di Maestri avesse reso agibile il Cerro Torre a qualunque scalatore della domenica.
Cosa direbbero Bill Denz, Paul Pierre Farges, Marco Pedrini, Reinhard Karl; e che diranno Jim Bridwell e Steve Brewer, Dean Potter, gli italiani della prima invernale, Rosanna Manfrini, Hans Kammerlander, Robert Jasper, gli Anthamatten e centinaia di altri bravi alpinisti che per decenni si sono affannati lungo questa scala di bolt, scrivendo pagine bellissime? Magari, qualcuno di loro inzialmente aveva storto un po' il naso, ma alla fine quelle pagine facevano trapelare elogi e ammirazione nei confronti di Maestri
Possibile che nessuno di loro si rendesse conto che quella era una banale ferrata e che nessuno abbia rifiutato l’infame richiamo della “pazzia” di Maestri?
Sul Cerro Torre esistono solo due uniche linee di salita complete: la via dei Ragni, da ovest e quella del Compressore sullo spigolo di sud est. Tutte le altre vi si attaccano, prima o poi. Le due vie degli sloveni e Infinito sud, Devil’s directissima, Quinque anni ad paradisum hanno appunto la loro congiunzione dove K&K hanno tolto tutto. E adesso?? Verranno lasciate incompiute? E resteranno incompiute per un gesto di rispetto o pudore simile a quello di Toscanini , che nel 1926 interruppe la rappresentazione della Turandot in omaggio a Puccini che era morto senza concludere l’opera, o semplicemente resteranno sospese nel vuoto di una cieca arroganza?
E perché distruggere solo la via di Maestri del 1970 e non altre vie? Vien da chiedersi come mai solo il compressore sia considerato immondo mentre non lo sono altri simboli del precario equilibrio etico tra tradizione e innovazione, tra modernità e l’esperienza del passato. E viene da chiedersi come mai non ci si accanisca con le altrettanto discutibili vie ‘cantiere’ aperte in più stagioni, o quelle fatte interamente con le corde fisse, per non parlare dei box di alluminio, lasciati come ferite dentro le pieghe del Cerro Torre o gettati giù dalla parete per andare in pezzi poi ingoiati dal ghiacciaio.
Garibotti da tempo ha adottato il termine “by fair means” per definire la sfida alternativa alla via di Maestri. Ermanno Salvaterra ci aveva provato con 4 spit; Chris Geisler e Jason Kruk ne aggiunsero 1: K&K li hanno usati ma con “un uso ragionevole”. Qual è la differenza, da un punto di vista etico, tra l’usarne 10 o 100?
Il fatto di aver divelto un centinaio di chiodi a pressione in nome dei “fair means” giustificherà quindi chi, più bravo di loro, rimuoverà i loro spit? Dobbiamo aspettarci un nuovo medio evo. Stiano in guardia le vie “a goccia d’acqua” in Dolomiti, le big wall in Yosemite, le multipitch del Wenden: “Ehi, alpinisti appesi alle scale di ‘pressione’ su Tis-sa-ack in Half Dome? Stanno calando i barbari per punire l’opulenza di un alpinismo decadente!”
L’azione del canadese Jason Kruk e dell’americano Hayden Kennedy è il frutto di una decisione unilaterale e di una concezione dell’alpinismo in cui vengono a mancare il rispetto per le figure del passato e la capacità di contestualizzare le imprese (o i tentativi) rapportandole alle condizioni di un tempo, all’attrezzatura allora disponibile, all’isolamento di quei luoghi all’epoca di Maestri. El Chaltèn, che nel 2007 si era espressa contro la schiodatura della via di Maestri, ritenendola comunque “patrimonio storico” ha ritenuto giustamente K&K persone non gradite alla comunità.
Spaccando la stragrande maggioranza dei chiodi (con Kruk e Kennedy che si sono arrogati il diritto di stabilire un grado di purezza) si è voluta cancellare la storia, come se Maestri fosse stato un tiranno detestabile e sanguinario e la sua via fosse stata un suo monumento, e non la faticosa traccia di un uomo su una montagna.
Questa faccenda ha prodotto però effetti imprevedibili, e come sempre accade nelle grandi controversie, anche le posizioni più radicali hanno finito per ammorbidirsi, e talune sono perfino cambiate radicalmente. L’azione di K&K è servita per farci ritornare un’immagine di Cesare Maestri diversa, di farcelo vedere quasi simpatico, (lui che della simpatia non ha mai fatto un punto di forza, e anzi…). Hanno tirato fuori di Maestri il lato più umano e fragile: non più l’alpinista che ha stuprato il Torre ma l’uomo che pur detestando quella montagna ci ha vissuto dentro e fuori come nessun altro, e non solo per la sua impresa invernale, quei 54 giorni di alpinismo – seguiti da altri ancora nell’autunno successivo – con congelamenti e l’uso di un compressore a combustibile che si dimostrò se non inutile, un’impresa nell’impresa, alla Fitzcarraldo. È dal 1959 che nel bene e nel male, Cesare Maestri sta dentro il Cerro Torre.
E questa “piccola storia ignobile” ci rende antipatici i puristi, K&K, ma anche e soprattutto Garibotti, con quella sua propensione a codificare tutto, a voler mettere etichette su un mondo caotico e così pieno di variabili: come ha fatto cambiando arbitrariamente il nome di Colle della Conquista in Torre-Egger Col, o catalogando le vie che non finiscono da nessuna parte, o quelle con la cima non raggiunta, con o senza fungo o quanti metri. Garibotti definisce non raggiunte cime in cui l’alpinista è arrivato a pochi centimetri dalla vetta, e più volte ha sollevato dubbi sull’autenticità delle vie e la parola degli alpinisti.
Come dicevamo si è trattato di una crociata e non di un sano dibattito: sono mancati gli interlocutori e i più giovani e rampanti, quelli con l’ego più smisurato (lo stesso ego che nelle azioni guidò il Maestri di 40 anni fa, ricordiamolo ai critici) hanno preso in mano la faccenda. L’avesse fatto Garibotti sarebbe stato più comprensibile ma non ne ha avuto il coraggio, non solo alpinistico, il coraggio morale delle sue azioni ed è per questo lo biasimo alla stessa stregua di K&K.
E alla comunità alpinistica chiedo quanto questo accanimento che dura da una vita possa continuare ad avere un senso. Il monito verso K&K da solo non basta, e d’altra parte penso sia impossibile pretendere azioni di rivalsa o ancora il ripristino o il recupero della via del Compressore così com’era: penso però che possiamo chiedere che almeno non sia cancellata dalle guide e dai topos. Chiedo dunque che non venga rimossa dalla memoria collettiva e che la figura di Cesare Maestri venga riabilitata completamente, dal punto di vista umano e alpinistico, e che si colga la luce di sincerità che circondò le sue azioni fin da quella sua prima drammatica salita al Cerro Torre con Toni Egger e Cesarino Fava.
Stefano Lovison
ringrazio Marina Morpurgo per l’aiuto
approvano e sottoscrivono questo articolo:
Pietro Agosti, Luca Astesani, Max Bacchilega, Silvio Bagnini, Luca Bassi, Damiano Basso, Gianni Battimelli, Sergio Bella, Alberto Benassi, Lia Bencivenni, Davide Berti, Paola Bianchi, Nicoletta Bocca, Annalisa Boccanera, Enrico Bortolato, Paolo Boscariol, Marco Bresolin, Diego Brezzo, Giovanni Busato, Matteo Caffini, Alberto Calesini, Luca Calvi, Adriano Campardo, Paolo Capponi, Antonio Castaldi, Lorenzo Castaldi, Alberto Castioni, Davide Cecchi, Luca Cesaretti, Nicola Ciancaglini, Samuela Cobianchi, Valerio Coletti, Paolo Colombera, Lorenzo Conserva, Andrea Corradi, Nicola Cozzani, Claudio Cremona, Paolo Cristofari, Francesco Davini, Angelo Davorio, Davide De Bona, Davide De Carli, Dario De Rossi, Saverio De Toffol, Aldo Dello Iacovo, Lorenzo Don, Roberto Donati, Luigi Drovetti, Massimo Esposito, Matteo Faganello, Luigi Fantoni, Andrea Ferrari, Marco Flamminii Minuto, Giovanni Folli, Emanuela Franchin, Andrea Gabrieli, Giovanni Garau,Monica Gardellin, Andrea Gasparotto, Gianluca Gemin, Gabriele Giardini, Luca Giraldo, Emiliano Giuffrida, Alberto Graia, Edoardo Gri, Eva Grisoni, Daniele Guastavino, Uliano Guerrini, Daniele Guidi, Roberto Iannilli , Bruno Illuminati, Andrea Jasson, Marco La Magna, Francesco Lamo, Marco Lanzavecchia, Roberto Losco, Pierpaolo Lovisa, Valentino Lunelli, Bastianina Madeddu, Ermanno Maistri, Andrea Malacco, Alberto Malinverni, Paolo Marchiori, Matteo Marin, Cesare Mauri, Lorenzo Mazzola, Simone Mazzoletti, Gabriele Meraviglia, Giovanna Moltoni, Bruno Moretti, Mario Moretti, Marina Morpurgo, Ester Moscati, Sebastiano Motta, Enzo Nardelli Claus, Matteo Negri, Walter Novello, Andrea Orlini, Jimmy Palermo, Cristiano Pastorello, Umberto Pellegrini, Emanuele Pellizzari, Pelucchi Stefano, Marco Penzo, Emmanuele Pescialli, Carlo Piovan "Rampegon", Alberta Poltronieri, Giovanni Ponziani, Flavio Poratello, Rudy Prampolini, Mauro Puntel, Enrico Rettore, Rinaldi Silvano, Fabio Riva, Giacomo Rovida, Fabrizio Rofi, Anna Maria Rosanò, Simon Russi, Giovanni Sabatini, Alessandro Saggio, Davide Scaricabarozzi, Claudio Schwarz, Noemi Sciuto, Jacopo Selleroni, Marinella Sia, Loretta Spaccatrosi, Ennio Spiranelli, Donaji Suarez, Massimo Tamborini 'il Tambo', Mirella Tenderini, Giorgio Tessaro, Francesco Tibaldo, Paolo Tomasi, Enrico Tomasin, Fausto Tonetto, Stefano Tononi, Giuseppe Traficante, Guido Valota, Marco Vegetti, Antonio Virtuoso, Luca Visentini, Carlo Xodo, Fabio Zafalon
e le guide alpine:
Dario Albertoni, Ruggero Andreoli, Maurizio Arosio, Hervé Barmasse, Daniele Bernasconi, Matteo Bernasconi, Guido Bonvicini, Luca Biagini, Franz Carrara, Gualtiero Colzada, Tullio Faifer, Marco Farina, Carlo Ferrari, Diego Fregona, Matteo Galli, Maurizio Giordani, Paolo Martinelli, Paolo Masa, Luca Maspes Rampikino, Lorenzo Merlo, Ivo Mozzanica, Moreno Pedroncelli, Claudio Pozzi, Augusto Rossi, Andrea Savonitto, Mauro Scanzi, Davide Spini, Massimo Tamborini.
I TALEBANI DEL CERRO TORRE di Stefano Lovison
Lo avevamo scritto su Alpine Sketches: dalle parti del Cerro Torre l’etica alpinistica si stava trasformando in una religione, con i suoi sacerdoti e i suoi guerrieri, e soprattutto con il suo demonio: Cesare Maestri, visto come la fonte di ogni male. E gli ultimi sviluppi lo hanno confermato in maniera drammatica. Alla cancellazione del toponimo Colle della Conquista – che a prescindere dall’opinione che ognuno di noi può avere di Maestri ha fatto sognare per decenni intere generazioni di alpinisti – da parte del sito PATAclimb.com gestito dal guru della catena di Chaltén, Rolando Garibotti, è seguita un’azione assai più militante e arrogante: la distruzione della via del Compressore da parte di Jason Kruk e Hayden Kennedy.
I chiodi a espansione piantati da Cesare Maestri nel 1970 non ci sono più: non c'è più quella che Rolo Garibotti sul suo sito definiva sprezzantemente “Via Ferrata” – come se il passaggio di Maestri avesse reso agibile il Cerro Torre a qualunque scalatore della domenica.
Cosa direbbero Bill Denz, Paul Pierre Farges, Marco Pedrini, Reinhard Karl; e che diranno Jim Bridwell e Steve Brewer, Dean Potter, gli italiani della prima invernale, Rosanna Manfrini, Hans Kammerlander, Robert Jasper, gli Anthamatten e centinaia di altri bravi alpinisti che per decenni si sono affannati lungo questa scala di bolt, scrivendo pagine bellissime? Magari, qualcuno di loro inzialmente aveva storto un po' il naso, ma alla fine quelle pagine facevano trapelare elogi e ammirazione nei confronti di Maestri
Possibile che nessuno di loro si rendesse conto che quella era una banale ferrata e che nessuno abbia rifiutato l’infame richiamo della “pazzia” di Maestri?
Sul Cerro Torre esistono solo due uniche linee di salita complete: la via dei Ragni, da ovest e quella del Compressore sullo spigolo di sud est. Tutte le altre vi si attaccano, prima o poi. Le due vie degli sloveni e Infinito sud, Devil’s directissima, Quinque anni ad paradisum hanno appunto la loro congiunzione dove K&K hanno tolto tutto. E adesso?? Verranno lasciate incompiute? E resteranno incompiute per un gesto di rispetto o pudore simile a quello di Toscanini , che nel 1926 interruppe la rappresentazione della Turandot in omaggio a Puccini che era morto senza concludere l’opera, o semplicemente resteranno sospese nel vuoto di una cieca arroganza?
E perché distruggere solo la via di Maestri del 1970 e non altre vie? Vien da chiedersi come mai solo il compressore sia considerato immondo mentre non lo sono altri simboli del precario equilibrio etico tra tradizione e innovazione, tra modernità e l’esperienza del passato. E viene da chiedersi come mai non ci si accanisca con le altrettanto discutibili vie ‘cantiere’ aperte in più stagioni, o quelle fatte interamente con le corde fisse, per non parlare dei box di alluminio, lasciati come ferite dentro le pieghe del Cerro Torre o gettati giù dalla parete per andare in pezzi poi ingoiati dal ghiacciaio.
Garibotti da tempo ha adottato il termine “by fair means” per definire la sfida alternativa alla via di Maestri. Ermanno Salvaterra ci aveva provato con 4 spit; Chris Geisler e Jason Kruk ne aggiunsero 1: K&K li hanno usati ma con “un uso ragionevole”. Qual è la differenza, da un punto di vista etico, tra l’usarne 10 o 100?
Il fatto di aver divelto un centinaio di chiodi a pressione in nome dei “fair means” giustificherà quindi chi, più bravo di loro, rimuoverà i loro spit? Dobbiamo aspettarci un nuovo medio evo. Stiano in guardia le vie “a goccia d’acqua” in Dolomiti, le big wall in Yosemite, le multipitch del Wenden: “Ehi, alpinisti appesi alle scale di ‘pressione’ su Tis-sa-ack in Half Dome? Stanno calando i barbari per punire l’opulenza di un alpinismo decadente!”
L’azione del canadese Jason Kruk e dell’americano Hayden Kennedy è il frutto di una decisione unilaterale e di una concezione dell’alpinismo in cui vengono a mancare il rispetto per le figure del passato e la capacità di contestualizzare le imprese (o i tentativi) rapportandole alle condizioni di un tempo, all’attrezzatura allora disponibile, all’isolamento di quei luoghi all’epoca di Maestri. El Chaltèn, che nel 2007 si era espressa contro la schiodatura della via di Maestri, ritenendola comunque “patrimonio storico” ha ritenuto giustamente K&K persone non gradite alla comunità.
Spaccando la stragrande maggioranza dei chiodi (con Kruk e Kennedy che si sono arrogati il diritto di stabilire un grado di purezza) si è voluta cancellare la storia, come se Maestri fosse stato un tiranno detestabile e sanguinario e la sua via fosse stata un suo monumento, e non la faticosa traccia di un uomo su una montagna.
Questa faccenda ha prodotto però effetti imprevedibili, e come sempre accade nelle grandi controversie, anche le posizioni più radicali hanno finito per ammorbidirsi, e talune sono perfino cambiate radicalmente. L’azione di K&K è servita per farci ritornare un’immagine di Cesare Maestri diversa, di farcelo vedere quasi simpatico, (lui che della simpatia non ha mai fatto un punto di forza, e anzi…). Hanno tirato fuori di Maestri il lato più umano e fragile: non più l’alpinista che ha stuprato il Torre ma l’uomo che pur detestando quella montagna ci ha vissuto dentro e fuori come nessun altro, e non solo per la sua impresa invernale, quei 54 giorni di alpinismo – seguiti da altri ancora nell’autunno successivo – con congelamenti e l’uso di un compressore a combustibile che si dimostrò se non inutile, un’impresa nell’impresa, alla Fitzcarraldo. È dal 1959 che nel bene e nel male, Cesare Maestri sta dentro il Cerro Torre.
E questa “piccola storia ignobile” ci rende antipatici i puristi, K&K, ma anche e soprattutto Garibotti, con quella sua propensione a codificare tutto, a voler mettere etichette su un mondo caotico e così pieno di variabili: come ha fatto cambiando arbitrariamente il nome di Colle della Conquista in Torre-Egger Col, o catalogando le vie che non finiscono da nessuna parte, o quelle con la cima non raggiunta, con o senza fungo o quanti metri. Garibotti definisce non raggiunte cime in cui l’alpinista è arrivato a pochi centimetri dalla vetta, e più volte ha sollevato dubbi sull’autenticità delle vie e la parola degli alpinisti.
Come dicevamo si è trattato di una crociata e non di un sano dibattito: sono mancati gli interlocutori e i più giovani e rampanti, quelli con l’ego più smisurato (lo stesso ego che nelle azioni guidò il Maestri di 40 anni fa, ricordiamolo ai critici) hanno preso in mano la faccenda. L’avesse fatto Garibotti sarebbe stato più comprensibile ma non ne ha avuto il coraggio, non solo alpinistico, il coraggio morale delle sue azioni ed è per questo lo biasimo alla stessa stregua di K&K.
E alla comunità alpinistica chiedo quanto questo accanimento che dura da una vita possa continuare ad avere un senso. Il monito verso K&K da solo non basta, e d’altra parte penso sia impossibile pretendere azioni di rivalsa o ancora il ripristino o il recupero della via del Compressore così com’era: penso però che possiamo chiedere che almeno non sia cancellata dalle guide e dai topos. Chiedo dunque che non venga rimossa dalla memoria collettiva e che la figura di Cesare Maestri venga riabilitata completamente, dal punto di vista umano e alpinistico, e che si colga la luce di sincerità che circondò le sue azioni fin da quella sua prima drammatica salita al Cerro Torre con Toni Egger e Cesarino Fava.
Stefano Lovison
ringrazio Marina Morpurgo per l’aiuto
approvano e sottoscrivono questo articolo:
Pietro Agosti, Luca Astesani, Max Bacchilega, Silvio Bagnini, Luca Bassi, Damiano Basso, Gianni Battimelli, Sergio Bella, Alberto Benassi, Lia Bencivenni, Davide Berti, Paola Bianchi, Nicoletta Bocca, Annalisa Boccanera, Enrico Bortolato, Paolo Boscariol, Marco Bresolin, Diego Brezzo, Giovanni Busato, Matteo Caffini, Alberto Calesini, Luca Calvi, Adriano Campardo, Paolo Capponi, Antonio Castaldi, Lorenzo Castaldi, Alberto Castioni, Davide Cecchi, Luca Cesaretti, Nicola Ciancaglini, Samuela Cobianchi, Valerio Coletti, Paolo Colombera, Lorenzo Conserva, Andrea Corradi, Nicola Cozzani, Claudio Cremona, Paolo Cristofari, Francesco Davini, Angelo Davorio, Davide De Bona, Davide De Carli, Dario De Rossi, Saverio De Toffol, Aldo Dello Iacovo, Lorenzo Don, Roberto Donati, Luigi Drovetti, Massimo Esposito, Matteo Faganello, Luigi Fantoni, Andrea Ferrari, Marco Flamminii Minuto, Giovanni Folli, Emanuela Franchin, Andrea Gabrieli, Giovanni Garau,Monica Gardellin, Andrea Gasparotto, Gianluca Gemin, Gabriele Giardini, Luca Giraldo, Emiliano Giuffrida, Alberto Graia, Edoardo Gri, Eva Grisoni, Daniele Guastavino, Uliano Guerrini, Daniele Guidi, Roberto Iannilli , Bruno Illuminati, Andrea Jasson, Marco La Magna, Francesco Lamo, Marco Lanzavecchia, Roberto Losco, Pierpaolo Lovisa, Valentino Lunelli, Bastianina Madeddu, Ermanno Maistri, Andrea Malacco, Alberto Malinverni, Paolo Marchiori, Matteo Marin, Cesare Mauri, Lorenzo Mazzola, Simone Mazzoletti, Gabriele Meraviglia, Giovanna Moltoni, Bruno Moretti, Mario Moretti, Marina Morpurgo, Ester Moscati, Sebastiano Motta, Enzo Nardelli Claus, Matteo Negri, Walter Novello, Andrea Orlini, Jimmy Palermo, Cristiano Pastorello, Umberto Pellegrini, Emanuele Pellizzari, Pelucchi Stefano, Marco Penzo, Emmanuele Pescialli, Carlo Piovan "Rampegon", Alberta Poltronieri, Giovanni Ponziani, Flavio Poratello, Rudy Prampolini, Mauro Puntel, Enrico Rettore, Rinaldi Silvano, Fabio Riva, Giacomo Rovida, Fabrizio Rofi, Anna Maria Rosanò, Simon Russi, Giovanni Sabatini, Alessandro Saggio, Davide Scaricabarozzi, Claudio Schwarz, Noemi Sciuto, Jacopo Selleroni, Marinella Sia, Loretta Spaccatrosi, Ennio Spiranelli, Donaji Suarez, Massimo Tamborini 'il Tambo', Mirella Tenderini, Giorgio Tessaro, Francesco Tibaldo, Paolo Tomasi, Enrico Tomasin, Fausto Tonetto, Stefano Tononi, Giuseppe Traficante, Guido Valota, Marco Vegetti, Antonio Virtuoso, Luca Visentini, Carlo Xodo, Fabio Zafalon
e le guide alpine:
Dario Albertoni, Ruggero Andreoli, Maurizio Arosio, Hervé Barmasse, Daniele Bernasconi, Matteo Bernasconi, Guido Bonvicini, Luca Biagini, Franz Carrara, Gualtiero Colzada, Tullio Faifer, Marco Farina, Carlo Ferrari, Diego Fregona, Matteo Galli, Maurizio Giordani, Paolo Martinelli, Paolo Masa, Luca Maspes Rampikino, Lorenzo Merlo, Ivo Mozzanica, Moreno Pedroncelli, Claudio Pozzi, Augusto Rossi, Andrea Savonitto, Mauro Scanzi, Davide Spini, Massimo Tamborini.
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