Saser Kangri II prima salita per Richey, Swenson e Wilkinson

Nell'estate 2011 gli alpinisti statunitensi Mark Richey, Steve Swenson e Freddie Wilkinson hanno raggiunto la vetta della seconda montagna più alta della terra ancora inviolata, il Sasser Kangri II (7518m). Il report e l'intervista con Steve Swenson.
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In discesa dalla cima di Sasser Kangri II per raggiungere l'ultimo bivacco.
Steve Swenson
Il 24 agosto 2011 una piccola spedizione statunitense composta da Mark Richey, Steve Swenson e Freddie Wilkinson ha completato la prima salita del Saser Kangri II nel Karakorum orientale, India. L'importante nuova linea, chiamata The Old Breed, sale la parete sud per 1700m ed è stata aperta in stile alpino in 5 giorni, con difficoltà fino al WI4 M3.

Richey e Swenson avevano tentato la cima già nel 2009, ma all'epoca erano stati bloccati a 6500m dal maltempo. Questo tentativo è comunque stato fondamentale per il successo di quest'anno, inducendo gli alpinisti a cambiare tattica durante il periodo di acclimatazione: a fine luglio i tre sono saliti dal Campo Base Avanzato posto a 5800m sul ghiacciaio South Shukpa Kunchang fino all'unica cengia decente posta a 6000m, dove hanno piazzato il primo bivacco.

Il grande caldo e le scariche di sassi li hanno poi costretti a scendere e quindi hanno scelto di acclimatarsi sulle più fredde pareti Nord, salendo quello che Swenson ha descritto come "una delle linee di ghiaccio più belle" che avesse mai visto nel Karakorum: il Tsok Kangri, vetta inviolata di 6580m che hanno raggiunto il 30 luglio lungo una via di 680m e WI4+ in 22 ore. Durante la discesa Swenson ha iniziato a sentire gli effetti di una infezione alle vie repiratorie e ha deciso di recuperare a circa 3000m nella valle di Nubra per tutta la settimana successiva.

Il 20 agosto i tre alpinisti sono tornati al campo base avanzato del Saser Kangri II e il giorno successivo hanno salito i primi 8 tiri fino alla cengia, chiamata Launchpad, da dove sono partiti alle 3:30 del mattino successivo per il tentativo alla vetta. I tre sono inizialmente saliti in conserva e alla 10.00 avevano già raggiunto il punto più alto del 2009. Dopo una fascia di roccia e ghiaccio hanno deciso di bivaccare a 6700m, e hanno quindi sfruttato al meglio l'invenzione di Richey: la Ice hammock, ovvero l'amaca di ghiaccio che consiste in un grande telo con tiranti per catturare la neve e creare una piattaforma-tenda. A questo punto Swenson ha avuto una ricaduta della sua infezione, ma ha comunque deciso di continuare verso l'alto.

Il 3° giorno si è rivelato splendido. Dopo un sistema di rampe i tre hanno raggiunto il tiro chiave della via, the Escape Hatch, la porta d'uscita. Questo tiro li ha portati su terreno più facile e, a circa 7000m, hanno creato una nuova piattaforma per il loro terzo bivacco, circa 500 metri sotto la cima.

Il 24 agosto, in condizioni perfette, Richey, Swenson e Wilkinson hanno raggiunto la vetta e hanno potuto osservare come il team giapponese del 1985, a cui era stata assegnata la prima salita, si era in realtà fermato poco sotto la vera vetta. Così spiega Swenson: "Il punto raggiunto dalla spedizione giapponese era soltanto un punto sulla spalla e non una cima separata inferiore. Dato che molti alpinisti hanno ritenuto che il Saser Kangri II sia stato salito, la montagna probabilmente non ha ricevuto l'attenzione che avrebbe ottenuto se nessuno avesse rivendicato la cima. Questo fatto però ha lavorato a nostro favore, perché è stato soltanto dopo un'attenta ricerca prima del nostro tentativo nel 2009 che Mark e io siamo giunti alla conclusione che la "West Summit" dei giapponesi probabilmente non era la cima e che la cima era ancora inviolata. Quando siamo arrivati in vetta abbiamo potuto vedere chiaramente che la nostra teoria era corretta e che avevamo appena fatto la prima salita."

Dopo un'ora in cima i tre sono scesi al terzo bivacco, ma l'infezione contro cui Swenson aveva lottato per un mese è riemersa seriamente. Dopo 30 calate Richey, Swenson e Wilkinson sono finalmente arrivati al campo base avanzato esausti, ma l'avventura non era finita visto che Swenson ha tossito muco per tutta la notte. Dopo aver ricevuto consigli dal suo medico negli Stati Uniti, il pomeriggio seguente Swenson è stato trasportato con l'elicottero in ospedale, dove ha immediatamente ricevuto le cure del caso. Fortunatamente il 57enne ora ha quasi completamente recuperato.

Per la cronaca, prima di questo successo americano il Sasser Kangri II risultava essere la seconda cima più alta del mondo ancora inviolata. La cima più alta ancora intonsa è il Gangkhar Puensum (7570m) in Bhutan, ma questa cima, come tutte le montagne al di sopra dei 6000m in questo regno, sono inaccessibili agli alpinisti.


Swenson ha un'attività alpinistica lunga oltre 4 decenni in Canada, Alaska, Pakistan e Nepal con importanti prime salite, come la parete nord-est della Kwangde Nup con Alex Lowe nel 1989 e Mazeno Ridge, la cresta, lunga 10km sopra i 7000m, del Nanga Parbat salita assieme a Doug Chabot nel 2004. Spiccano inoltre le salite senza ossigeno supplementare del K2 nel 1990 lungo la cresta nord e la solitaria dell'Everest nel 1994. Nel 2009 è stato eletto presidente della American Alpine Club dopo aver ricoperto la carica di Vice Presidente. Ci ha gentilmente regalato questa breve panoramica sulla sua ultima spedizione.

Steve, avete avuto condizioni davvero perfette quest'anno.
Sì, abbiamo avuto buone condizioni, la salita è stata resa possibile dal bel tempo.

Anche l'amaca di ghiaccio vi ha aiutati...
Si, la Ice Hammock è una grande invenzione e credo che sarà venduta in futuro negli Stati Uniti da Wild Things.

Non hai goduto di ottima salute. Hai mai pensato di tornare in dietro?
Quando ho iniziato a sentirmi nuovamente male il mio obiettivo è stato di cercare di raggiungere almeno il bivacco più alto, così che se continuavo a non sentimi bene di aspettare lì e consentire a Freddie e Mark di salire in cima. Ma mi sentivo abbastanza bene per la vetta quel giorno e ho cominciato a sentirmi davvero male soltanto in discesa.

The old breed, la vecchia razza. Ci spieghi cosa intendete con questo nome?
E' Freddie - il più giovane della spedizione – che ha scelto questo nome e sinceramente non sono sicuro del significato, devo ancora parlargli. Si tratta probabilmente di un'allusione all'età mia e di Marco, rispettivamente 57 e 53 anni, ma forse c'è anche un doppio significato che non ho ancora capito.

Come valuti questa salita rispetto ad altre tue vie nuove?
La metterei nella top ten delle grandi vie che ho fatto.



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