Pilastro di Čop del Triglav in Slovenia salito in solitaria da Gašper Pintar
Date le dimensioni della Slovenia, il talento alpinistico pressoché illimitato di questo piccolo paese è sbalorditivo e per decenni ha prodotto alcuni dei migliori alpinisti al mondo. Il rovescio di questa medaglia purtroppo è che il numero di alpinisti eccelsi, combinato alla tipica modestia slovena, è così alto che purtroppo molte salite importanti rischiano di passare inosservate. La più recente, realizzata da Gašper Pintar, ne è un esempio calzante. A fine marzo il 29enne di Lubiana, che in passato ha salito diverse pareti nord delle Alpi e in falesia ha chiuso vie fino al 9a (!), ha trascorso due giorni in solitaria sui 1000m della parete nord del Triglav. Questa parete sulla montagna più alta del paese è inospitale anche in piena estate e salirla in solitaria, attraverso i 500 metri del famoso pilastro Čop, ha comprensibilmente suscitato scalpore nell'affiatato modo alpinistico sloveno. Se non fosse stato per Luka Stražar e Nejc Marčič, che dopo aver ripetuto la linea una settimana più tardi hanno fatto intendere che questa solitaria era qualcosa di molto speciale, probabilmente la salita di Pintar non avrebbe oltrepassato i confini del paese. Ecco il suo report.
TRIGLAV PILASTRO DI ČOP IN SOLITARIA di Gašper Pintar
La via in questione è il pilastro Čop sulla parete nord del Triglav, senza dubbio un pezzo di storia dell'arrampicata slovena. Affronta una linea importante, dritta attraverso la grande headwall al centro della parete nord. Mentre la prima salita durata 5 giorni nel 1947 di Joža Čop e Pavla Jesih è stata rivoluzionaria, anche la storia della prima invernale sembra essere stato un bel calvario.
Le circostanze di vita mi hanno permesso di prendermi una pausa quest'inverno, e di fare un sacco di alpinismo, e così ho iniziato a giocare con l'idea di una grande scalata in solitaria sulle mie montagne di casa. I miei occhi erano subito puntati su Čop. Successivamente si è scoperto che non era mai stato salito in solitaria in inverno prima, ma questo non lo sapevo: non cercavo altro che una bella sfida e una salita di più giorni sulle mie montagne di casa.
Ho aspettato quasi tutto marzo per vedere se si sarebbero presentate buone condizioni, e ad un certo punto ho quasi rinunciato del tutto all'idea. Ma poi durante l'ultima settimana di marzo ho sentito che ci sarebbe stata un'opportunità e ho trovato il coraggio per fare un tentativo. Il primo giorno ho salito Skalaška, una via classica più facile, fino ai piedi del pilastro Čop. Ha soltanto alcuni tiri più ripidi, su cui c'era una buona neve consolidata, quindi sono riuscito a progredire senza soste abbastanza velocemente. Il resto della via è una salita di stampo classico: camini, neve, cenge. Ho avuto tempo a sufficienze per scalare la parte inferiore più facile del pilastro Čop e bivaccare nella "nicchia rossa".
Avevo programmato 3 giorni in parete ma con più luce - secondo il nostro calendario non era più inverno, anche se le condizioni sembravano ancora piuttosto invernali - e con condizioni di neve mediocri sono progredito più velocemente del previsto. Questo mi ha permesso di terminare la salita il giorno successivo. Il secondo giorno è stato tutto dedicato alla solitaria con la corda attraverso la headwall verticale di 200 metri. Ho subito abbandonato l'idea di provarla in libera in stile drytooling, e sono salito in artificiale, il che mi ha fatto passare i tiri più difficili più velocemente. Alle 17.00 ho raggiunto l'ultima sosta e poi ho impiegato altre 4 ore per raggiungere la cima della parete, traversare verso est e, evitando la vetta principale, battere traccia nella neve profonda fino a raggiungere il rifugio Stanič dove ho trascorso la notte. La mattina successiva sono sceso lungo la valle Kot.
Come nota a margine, Luka Stražar e Nejc Marčič hanno ripetuto la via velocemente, in un solo giorno ed in stile drytooling circa una settimana dopo di me. Questo è stato fatto anche nel 2011 da Luka Kranjc e Andrej Grmovšek e forse anche in altre occasioni. È un tipo di roccia che non si presta molto bene al drytooling, quindi penso che queste ripetizioni siano ammirevoli.
Mentre il grado della via è dato a VI+, la difficoltà principale per me risiedeva nell'aspetto psicologico della salita. Ho sentito per davvero l'isolamento. Avevo portato con me un dispositivo Inreach poiché la copertura cellulare è scarsa in queste aree. Ho gestito bene le difficoltà tecniche della salita e, come ho detto, i tiri più ripidi sono stati i più veloci grazie ai chiodi in loco. Non sono mancati però alcuni momenti un po' particolari su pendii di neve non consolidata e tiri di grado inferiore che "sorprendono" in inverno. L'intera salita è sembrata complessa e ha richiesto molte delle capacità necessarie per scalare nelle montagne slovene in inverno. Inoltre, è stato fisicamente faticoso, poiché salire in autoassicurazione richiede molto lavoro.
Sono stato molto felice di aver compiuto questa salita. Sembrava un progetto vero: l'ho trasformato da un'idea che inizialmente sembrava un po' folle in una bella realtà. Ho già salito un bel po' di pareti nord nelle Alpi, in particolare la Gousseault-Desmaison e la Slovene-Croz sulle Grandes Jorasses, la Lesueur sulle Dru, l'Eiger attraverso la via classica sulla parete nord, il Pizzo Badile recentemente con Tom Livingstone lungo la via degli Inglesi. Ho anche scalato in Patagonia e ho salito il Fitz Roy attraverso la Supercanaleta e la Torre Egger per la via Titanic. Tuttavia, nessuna di queste salite è stata effettuata da me in solitaria, e la solitaria del Pilastro Čop sul Triglav mi è sembrata la mia salita più ambiziosa di sempre.
di Gašper Pintar