Triglav, importante invernale in Slovenia per Grmovsek e Krajnc

Intervista all'alpinista sloveno Andrej Grmovsek che assieme al connazionale Luka Krajnc, in tre giorni tra la fine di gennaio e l'inizio febbraio 2011 ha effettuato un'importante salita invernale sulla parete nord del Triglav (2864m) lungo la via Sanjski Jo?a (VI/V, M7+, 1050m).
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Andrej Grmovsek sale la prima parte della via: tre ripidi tiri su neve.
Luka Krajnc

Le relativamente basse Alpi slovene sono famose per entrare difficilmente in condizione, ma anche da quelle parti quest'inverno si sta dimostrando uno dei migliori in assoluto. Il risultato è un gran numero di interessanti salite che analizzeremo in dettaglio nel prossimi giorni Probabilmente però la più importante di tutte è la salita di "Sanjski Joža" del 37enne Andrej Grmovsek e del 24enne Luka Krajnc sulla montagna più alta e insieme simbolo della Slovenia, il Triglav. Salendo in stile alpino, i due hanno impiegato un totale di 33 ore di scalata distribuite su tre giorni (dal 30/01 al 01/02/2011) per salire una linea molto diretta di poco più di 1000m lungo la parete nord.

La via seguita dal Grmovsek e Krajnc viene gradata VI/V, M7+ per 1050m ed è a tutti gli effetti una combinazione di tre vie estive esistenti. La loro salita ha suscitato non poco scalpore in quanto si colloca oggi come una delle più difficili invernali mai effettuate in Slovenia. Il che non è poco. In questa intervista, Grmovsek racconta la salita e la vetta più alta delle Alpi Giulie.

Andrej, che cosa ci puoi dire sulla via in generale?
La via che abbiamo salito sul Triglav non è una nuova via, ma segue più o meno tre vie di roccia già esistenti. Questo perché la parete nord conta più di 100 vie di roccia e quasi tutto è già stato scalato nel periodo estivo. Ma in inverno la storia cambia completamente e la combinazione che abbiamo scelto è una linea del tutto evidente che segue un canalone e un sistema di fessure, che parte direttamente dalla base della parete per arrivare fino in cima.

Spiegaci meglio questa combinazione?
La prima sezione è la via Sakalaška (un V+ in estate), la seconda sezione segue la raramente ripetuta Varianta Fajdiga-Pintar (un VI in estate), mentre la sezione superiore è la celebre Čopov Steber (un VI+ in estate). Quest'ultima è la via più famosa di tutta la parete nord e ha segnato un momento importante nell'arrampicata slovena: era stata aperta nel 1945, subito dopo la seconda guerra mondiale, da Joža Čop e Paula Jesih che hanno impiegato 5 giorni per completare la salita. Paula è stato coinvolta in un epico salvataggio appena sotto la vetta e all'epoca era la via più dura in Slovenia. E' quindi una via storica, una classica in estate che ho ripetuto pochi anni fa. Sapevo che la roccia era buona per il dry tooling e la linea era evidente. L'idea mi frullava nella mente già da un po', ma è solo quest'inverno che ho deciso di darle un'occhiata.

Mettendo in conto che poteva essere molto difficile...
Sapevo che poteva essere difficile, forse la più difficile di tutte le salite invernali fatte finora nelle Alpi slovene. Devo dire che siamo stati molto fortunati con le condizioni: la maggior parte della via era coperta di neve ripida, fatta eccezione la parete finale alta circa 300m, per lo più composta di roccia, con alcune cengie coperte di neve. La soluzione migliore per queste condizioni è stato salire con le picozze in dry tooling... con cattive condizioni, sarebbe stato molto, molto più difficile.

Erano state già salite in inverno altre sezioni della via?
Sì, Skalaška viene salita saltuariamente, e anche Čopov Steber era stata salita in inverno, già nel 1968 (Kunaver, Belak, Sazonof, durante una salita epica di 8 giorni). Poi la Čopov Steber era stata salita in libera nell'inverno del 1993 da Janez Jeglic e Miha Praprotnik con le scarpette d'arrampicata. Ovviamente le condizioni di allora erano completamente diverse da questo inverno.

Com'è andata la vostra salita?
Abbiamo trascorso la prima notte nella capanna del bivacco, a 45 minuti dalla parete, poi abbiamo iniziato ad arrampicare al buio, alle 05.30 circa e abbiamo trascorso altre due notti in parete – un bivacco alla fine del 12° tiro, e un altro alla fine del 23°. Abbiamo salito tutto in libera, e questo in inverno è un dettaglio importante. Le difficoltà principali erano legate alla neve ripida nella parte  bassa: anche se la salita in sé non era super difficile, era pericolosa. Trovare una protezione solida era difficile e abbiamo dovuto scavare a lungo sotto la neve, cercando protezioni sulla roccia, che sul calcare del Triglav non è facile. Direi che abbiamo dedicato forse metà del tempo a cercare e piazzare le protezioni e questo è naturalmente del tutto diverso dalla maggior parte dell'arrampicata nelle Alpi Occidentali, dove solitamente si può semplicemente mettere una buona vite da ghiaccio e continuare verso l'alto.

Quindi è stato un mix di scalata precaria nella parte bassa e un'arrampicata più tecnica nella parte alta...
Sì, i primi 2/3 della via erano soprattutto su neve, con alcune sezioni a 90° e molte a 80°. La parte superiore invece ha proposto l'arrampicata mista e anche se tecnicamente più difficile, mentalmente è stato più facile grazie ai molti chiodi piazzati in estate.

Le cose sono andate come pensavate?
Pensavamo di essere leggermente più veloci, ma eravamo comunque preparati per un secondo bivacco in parete. Alla fine abbiamo trascorso 3 giorni interi sulla via e questo è stato perché avevamo deciso di salire con più sicurezza possibile. Abbiamo sempre creato delle buone soste e questo ci ha rallentato notevolmente. Si potrebbe salire la via più velocemente, ma sarebbe davvero molto pericoloso.

Avete raggiunto la vetta?
No, ci siamo fermati dopo essere usciti dalla parete nord. In realtà la cima è molto vicina, solo circa 200 metri più in alto e avremmo potuto continuare, ma si stava facendo buio e il rifugio era sull'altro versante. Con più tempo sarebbe stato bello continuare, ma abbiamo optato per raggiungere direttamente il rifugio e questa è stata una buona decisione in quanto abbiamo avuto qualche problema ad attraversare un tratto ripido per arrivarci. Il giorno successivo siamo scesi senza ulteriori difficoltà per la via normale, è una discesa abbastanza ripida, ma è andata bene.

Come sono state le notti in parete?
Avevamo portato ovviamente i sacchi a pelo ed un fornello, ma la cosa bella della parete nord del Triglav è che ci sono molti tetti e posti per rifugiarsi. I posti per i bivacchi sono buoni, e questo rende la salita ben diversa da altre, come la mia salita di No Siesta sulla Grandes Jorasses, dove i bivacchi non sono per niente buoni.

Puoi paragonare la parete Nord del Triglav ad altre cime?
Rispetto ad altre montagne delle Alpi, il Triglav è piuttosto basso, circa 2800m. A causa di questa quota più bassa le condizioni variano considerevolmente e, a volte, si possono trovare buone condizioni anche se non fa così freddo: se si scalda un po' la neve si trasforma e diventa dura ed è possibile salire bene. Se è troppo freddo la neve non si attacca e diventa inutile. Direi che l'arrampicata qui è molto diversa dal resto delle Alpi e la montagna che più assomiglia al Triglav è l'Eiger, con la sua roccia friabile e le difficili condizioni della neve.

Il Triglav occupa un posto speciale nel cuore di tutti gli sloveni ...
Sì, è una montagna importante per noi Sloveni. E' la montagna più alta del paese, un simbolo nazionale raffigurato sulla nostra bandiera e anche sulla moneta. Mentre il nostro popolo si identifica con questa montagna, tutti gli arrampicatori ed gli alpinisti vogliono salire la parete più alta del paese che, con i suoi 1000m circa, è anche una delle più alti delle Alpi orientali. La qualità della roccia è buona in alcune parti, e terribile in altre.

Una perfetta rampa di lancio per le pareti più alte del pianeta...
Sì, gli alpinisti sloveni si allenano regolarmente qui, sia in estate sia in inverno.

Quale altre vie sono state salite in inverno sul Triglav?
A sinistra della nostra linea c'è un canalone enorme, è una invernale veramente famosa soprattutto su neve e si chiama Sanjski ozebnik - il couloir da sogno. E' stata percorsa in libera soltanto una volta, da Marko Prezelj durante una salita di due giorni nel 2003, insieme ai francesi M. Pellisier, F. Savary and T. Fauchner. Marko l'ha gradata VI/V+, M7. Ma, come ho già detto in precedenza, le condizioni quest'inverno sono state eccezionali e la via è stata salita regolarmente, anche in solitaria in sole 3 ore e mezza da Dejan Koren, un altro giovane alpinista sloveno di talento. Quest'anno il passo di M7 è praticamente soltanto neve pressata, e questo dimostra quanto siano importanti le condizioni. Direi che ci siamo stati veramente fortunati, non saremmo riusciti in un inverno diverso.

Ultima domanda, siccome il nostro sloveno non è dei migliori... Che cosa significa il nome Sanjski Joža?
Sanjski Joža significa il Sogno Joz: è un omaggio a Joža Čop che ha salito quell'importante via nel lontano 1945.





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