Per Giuliano Stenghel. Il ricordo di Franco Nicolini
Poco tempo fa al ritorno da una delle tante giornate di scalate insieme una volta mi hai detto: "Ora che siamo diventati vecchi, i nostri sogni ci consentono di guardare avanti anche quando la vita sembra volerci portare indietro ai soli ricordi, ma per sognare non c'è età, un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni. Quindi continuiamo a sognare perché il mondo è nelle mani di coloro che, nonostante tutto, hanno ancora il coraggio di correre il rischio di vivere i propri sogni."
Una filosofia di vita coraggiosa, com’era coraggioso il tuo modo di intendere la scalata, pulita, con minimi mezzi artificiali, instaurando una lotta con le proprie paure. Per Te lottare per una cima non era la conquista dell’inutile, ma un modo di fortificarsi dentro e fuori, per imparare a soffrire, a lottare, a sognare e molto altro.
Con il tuo entusiasmo e la tua forza vitale hai trasmesso non solo a me ma anche a molte altre persone tanta passione e voglia di vivere. Mi ricordo tanti anni fa quando assieme abbiamo percorso alcune scalate sulle allora sconosciute pareti del lago e della valle del Sarca.
Avresti potuto scalare con alpinisti più famosi e bravi invece volevi condividere queste nuove esperienze con me, un giovane in erba e con poca esperienza. Mi parlavi del tuo spirito che è rimasto sempre uguale, trovare delle linee naturali e logiche, cercando i passaggi più facili su pareti difficili con il minimo di materiale, talmente minimo che alcune volte ci siamo trovati in situazioni delicate e difficili.
Un particolare ricordo del passato su tanti, mi rimane la nostra scalata alla parete del Casale con Fabio e Guido. Ci avevi preventivato una bella scalata con un bivacco su larga cengia e un bel fuoco. Alla fine ne è uscita una via che abbiamo chiamato Follia; il nome riassume le forti difficolta incontrate con la brutta roccia e con un bivacco fatto su una sosta marcia.
Al ritorno eravamo comunque contenti e ci hai ricordato che: "La vita è fatta d’istanti, momenti che incarnano una parte importante del nostro cammino, che si misurano con i battiti del cuore e preannunciano situazioni indimenticabili."
Questo eri Giuliano, un combattente con un cuore d’oro, per Te molte volte prevaleva amicizia invece che concludere una salita per apparire. Hai passato dei momenti difficili con la malattia e l’immensa sofferenza per la perdita di Serenella, ma con la Tua grande forza hai reagito e hai continuato a vivere intensamente costruendo una nuova famiglia e crescendo le Tue due figlie con Nicoletta.
In questi ultimi anni, dopo aver fatto nel frattempo parecchie esperienze individuali separate sulle montagne del mondo, ci siamo riavvicinati e assieme abbiamo vissuto ancora momenti di scalata avventurosa, proprio per il piacere di farlo e di condividere la nostra duratura amicizia.
La mia stima per il Tuo ardimento era ed è massima, simile a uomini scalatori vissuti nel passato che hanno segnato con le loro scalate pagine di storia e che sono rimasti immortali. IMMORTALE, ecco la parola che in questo momento più Ti impersona, la Tua figura di amico e scalatore, anche adesso che non sei più fra noi ci trasmette forza, ardimento e passione. Tuttavia senza di Te la Valle del Sarca non sarà più la stessa.
Capolavoro è il nome che abbiamo dato alla nostra ultima linea che abbiamo disegnato, una scalata sulla scogliera nella parte più difficile della Tavolara, una giornata indimenticabile, anche se, come sapevi, il mare mi spaventava!
Nella discesa mi avevi detto "Nella nostra vita ognuno di noi lascia delle tracce, alcune caduche altre scolpite che si perdono nel tempo, ma capita che riaffiorino e ci parlino di noi. E le nostre tracce non sono come le righe spumeggianti che appaiono nel mare, ma sono impronte scolpite nella roccia che in eterno parleranno di noi."
Ciao Giuliano
di Franco Nicolini